Paola Rosà 8 ottobre 2020
Jovo Martinovic fuori dal tribunale a Podgorica

Un anno di carcere per traffico di droga: questa la sentenza che sembra chiudere il calvario giudiziario del giornalista investigativo, che non andrà in galera perché ha già trascorso in carcere ben 14 mesi di detenzione preventiva

Commentando la sentenza a Podgorica per il portale safejournalist.net, Martinović ha detto che la decisione era prevedibile: "Si tratta di un becero compromesso. Mi hanno assolto da associazione criminale ma condannato per traffico di droga. Un compromesso per salvare la faccia, visto che non dovrò andare in galera".

Il giornalista investigativo, che si occupava di traffico di droga per le sue inchieste giornalistiche per conto di diverse testate europee, è in realtà "vittima di una persecuzione giudiziaria", come conferma il consorzio Media Freedom Rapid Response che insieme ad altre organizzazioni internazionali chiede sia fatta realmente giustizia.

"Condanniamo con forza la decisione di oggi del tribunale in Montenegro", scrive il consorzio insieme all'associazione dei giornalisti europei (AEJ), al Media Diversity Institute (MDI), a Reporters Without Borders (RSF), a South East Europe Media Organisation (SEEMO) e al sindacato dei giornalisti montenegrini (TUMM). "Questa sentenza è un attacco al giornalismo investigativo e un'accusa schiacciante per la libertà di stampa in Montenegro".

Il calvario del giornalista investigativo è durato quasi cinque anni, durante i quali Jovo Martinović è stato preso di mira per il suo lavoro. E l'ironia è che durante le varie fasi processuali nessun giudice ha mai preso in considerazione la sua attività di giornalista, che da sola poteva spiegare i contatti da lui avuti con il gruppo criminale su cui stava investigando.

"La condanna di Martinović è una grande ingiustizia", afferma il consorzio MFRR che, appoggiando la decisione del giornalista di fare appello, torna a ribadire come anche il Montenegro dovrebbe adeguarsi agli standard europei di salvaguardia dell'attività giornalistica. "L'eredità di questo processo è una maggiore criminalizzazione del giornalismo investigativo in Montenegro e potrebbe incoraggiare altri operatori dei media ad evitare temi troppo sensibili e rischiosi, ma necessari".