Cecilia Borrini 12 aprile 2017

Un recente report sul fenomeno migratorio dei minori non accompagnati lungo la rotta balcanica mette in luce una condizione drammatica di cui istituzioni europee e paesi dei Balcani sono corresponsabili

Nonostante l'accordo siglato tra Unione europea e Turchia nel marzo dell'anno scorso – per regolare i flussi migratori e rendere efficiente il sistema di protezione internazionale – la rotta balcanica viene ancora attraversata da centinaia di migranti ogni mese che affrontano condizioni di viaggio e accoglienza drammatiche e in peggioramento, come ha recentemente denunciato Amnesty International. In questa generale mancanza di responsabilità delle istituzioni, da cui deriva la precarietà delle vite dei e dei profughi in fuga dalle guerre, i minori stranieri non accompagnati (MSNA) sono la categoria più vulnerabile che sta pagando l'alto prezzo di un sistema fallimentare.

A portare questa realtà all'attenzione in particolare delle istituzioni, sono state 12 agenzie umanitarie internazionali in collaborazione con International Rescue Committee e Save the Children, nel report “Out of Sight, Exploited and Alone”, sviluppato a partire da dati ed esperienze raccolte in Bulgaria, Macedonia, Serbia e Croazia.

Nel rapporto si legge come su oltre un milione di migranti arrivati in Europa dal 2015 ad oggi, 100.000 sono minori non accompagnati (ma si temono numeri ben superiori, considerato che molti rimangono invisibili durante gli spostamenti da paese a paese). Un numero comunque considerevole da non poter essere ignorato, tenuto conto dei rischi a cui questi minori sono sottoposti. Innanzitutto, in seguito all'accordo UE-Turchia, la maggior parte dei MSNA si rifiutano di essere identificati e registrati per evitare di essere collocati nei centri di detenzione e quindi perdere la possibilità di proseguire il loro viaggio. Di conseguenza, i MSNA rischiano il tutto per tutto, affidandosi molto spesso a trafficanti, i quali spesso li costringono ad una condizione di sfruttamento per riuscire a pagarsi il viaggio. Si aggiungono quindi - alle difficoltà del viaggio - gli ulteriori reali rischi di abusi sessuali e di aggressione fisica ai danni dei minori.

Nel report vengono individuate e discusse quattro principali falle di sistema, contro le quali gli autori richiedono alle autorità nazionali ed internazionali coinvolte nella gestione delle politiche migratorie europee di intervenire. Di queste, la prima è l'insufficienza ed inaffidabilità dei dati esistenti e quindi la mancanza di un sistema coordinato tra stati dei Balcani che permetta di rilevare con adeguatezza le dimensioni del fenomeno e di adottare le dovute misure. Viene poi rilevata una generale mancanza di strutture e servizi, nonché di personale competente, a sostegno e tutela dei minori non accompagnati nei paesi in analisi. Si aggiunge la mancanza di informazioni accessibili e calibrate ad un pubblico di minori; l'insufficiente, se non nullo, sostegno legale offerto dagli stati e l'inesistente sistema di coordinamento tra stati per garantire un passaggio sicuro dei confini. Infine, viene evidenziato come tutte queste negligenze portino i minori non accompagnati a divenire vittime dei trafficanti e di abusi da parte di vari soggetti, finendo così in una traumatica spirale di violenza.

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