19 giugno 2020
Interno del campo profughi di Lipa in Bosnia Erzegovina, allestito sotto un tendone

Dal rapporto di maggio realizzato dal Border Violence Monitoring Network, emerge che il combinarsi delle restrizioni sanitarie e della violenza ai confini ha portato ad un inasprimento delle misure contro i migranti nei Balcani occidentali e in Grecia. La traduzione in italiano del rapporto, realizzata dal Progetto Melting Pot Europa

Fonte: Melting Pot

Il combinarsi delle restrizioni sanitarie e della violenza ai confini ha portato ad un inasprimento delle misure contro i migranti nei Balcani occidentali e in Grecia.

Dall’inizio dei blocchi e dello stato di emergenza per il COVID-19, le disuguaglianze sono aumentate per le comunità di migranti, con la limitazione ulteriore dell’accesso all’asilo, all’assistenza sanitaria, ad un alloggio adeguato e alla protezione contro brutali espulsioni collettive. Gli argomenti trattati nel presente rapporto comprendono:

- Il dispiegamento di forze militari alle frontiere e nei campi è stato uno dei tratti fondamentali della risposta al COVID-19. Questo è analizzato attraverso le proposte fatte dal governo sloveno per aumentare l’autorità dell’esercito nella zona di confine e il presidio dei campi da parte di soldati armati in Serbia.

- Lo sviluppo delle pratiche di respingimento in paesi come la Croazia rivela uno scenario inquietante, con respingimenti transfrontalieri che persistono e si adattano alla situazione di lockdown, con l’utilizzo della pittura spray per marcare gruppi di migranti e con il tentativo di nascondere la diffusione del COVID-19 tra le forze di polizia a Topusko che ha messo i migranti a rischio diretto di infezione.

- Le espulsioni collettive dai campi sono presto diventate una nuova preoccupazione per le persone presenti nei centri in Grecia e Serbia. Le misure di blocco sono state utilizzate in più occasioni come scusa per eseguire respingimenti su larga scala dai campi cittadini e dai centri che ospitano i richiedenti asilo. L’aumento dei respingimenti negli spazi istituzionali è uno sviluppo estremamente preoccupante, che mette in luce l’impunità delle autorità che hanno mobilitato lo stato di emergenza per eseguire espulsioni illegali.

- Strutture ricettive inadeguate sono una preoccupazione continua per i gruppi di migranti, luoghi privi dei mezzi di base per rispettare i protocolli sanitari necessari. Attraverso la rotta balcanica e la Grecia, la chiusura dei centri ha condotto a privazioni sproporzionate della libertà e negligenza intenzionale nel rispetto delle norme igieniche.

Questo rapporto speciale sul legame tra il COVID-19 e i regimi di confine ha messo in luce caratteristiche comuni in termini di violazioni eccezionali, di mobilitazione delle forze di sicurezza alle frontiere e nei campi, e di inasprimento delle condizioni di vita dei migranti.

La gestione della migrazione nell’ambito delle restrizioni pandemiche ha avuto un duplice impatto. In primo luogo, confrontare l’esperienza della popolazione in generale con quella dei migranti ha rivelato l’effetto sproporzionato delle restrizioni per il COVID-19, in particolare per quanto riguarda la libertà, la sicurezza fisica e i bisogni di base come l’alloggio e l’assistenza sanitaria.

L’osservanza delle misure pertinenti, come i protocolli di distanziamento sociale e le norme igieniche, rimane una sfida per coloro che si trovano ad affrontare attraversamenti precari ai confini, difficoltà nell’accesso alle procedure di asilo e una netta mancanza di alloggi stabili. I migranti hanno subito, e continuano ad affrontare, chiusure dei campi, controlli aggiuntivi sui loro movimenti, e il rischio continuo di espulsioni collettive.

In secondo luogo l’applicazione di misure per il COVID-19 è servita anche come giustificazione per l’attuazione di un’ulteriore sospensione dei diritti, dimostrando come i governi stiano puntando sullo stato di emergenza per attuare violazioni dei diritti più massicce contro i rifugiati e le comunità migranti. Questo si è visto in particolare con l’implementazione massiccia di polizia e personale militare nei campi e negli spazi di detenzione. In molti casi ciò ha comportato la rimozione e il respingimento di grandi gruppi, anche quelli che detenevano carte del campo o documenti temporanei, come in Serbia e Grecia. Oltre a ciò, nuove pratiche ai confini, come l’uso della vernice spray da parte della polizia croata, mostra come la risposta sanitaria venga reinterpretata in modo perverso da coloro che avrebbero il compito di rappresentare la legge.

Questi effetti sproporzionati e l’estensione della sospensione dei diritti sono segni distintivi di un regime opportunistico di respingimento e di asilo. Invece di garantire protezione in un momento di estrema necessità, i sistemi di accoglienza sono diventati più restrittivi, utilizzando le eccezionali circostanze del COVID-19 per erodere ulteriormente gli accessi e le dovute procedure.

BVMN solleva preoccupazioni circa la riflessività di un tale sistema di confini e le modalità con cui i diritti e un trattamento equo possano essere ripristinati per i migranti durante e dopo la pandemia.

La traduzione in italiano dell'intero rapporto di BVMN - Border Violence Monitoring Network è disponibile a questo link .

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