20 maggio 2014
Trieste, giardini di Piazza Rosmini.jpg

Un giardino di Trieste è stato intitolato a quattro giornalisti triestini, uccisi in Bosnia e in Somalia mentre facevano il loro importante lavoro di informazione. Si tratta di Marco Luchetta, Alessandro Ota e Dario D’Angelo, uccisi nel 1993 a Mostar, e Miran Hrovatin, ucciso nel 1994 a Mogadiscio insieme a Ilaria Alpi

Fonte: Articolo 21 e Il Piccolo

E’ stato intitolato a Marco Luchetta, Alessandro “Sasha” Ota, Dario D’Angelo, i giornalisti uccisi nel gennaio del 1993 a Mostar, e a Miran Hrovatin, morto nell'aprile dell'anno dopo nell’agguato a Mogadiscio insieme a Ilaria Alpi, il giardini pubblico di piazza Rosmini nella città di Trieste. La cerimonia si è svolta il 12 maggio alla presenza delle autorità cittadine, del presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Giovanni Rossi con il segretario Franco Siddi, del presidente regionale dell’Ordine dei Giornalisti, Cristiano Degano e del presidente dell’Assostampa Fvg, Carlo Muscatello.

La Commissione Toponomastica del Comune ha così accolto la richiesta dell'Ordine dei giornalisti e dell'Assostampa del Friuli Venezia Giulia di dedicare un sito a ricordo dei quattro giornalisti e operatori dell'informazione triestini, nel nome dei quali già opera la “Fondazione Luchetta Ota D'Angelo Hrovatin” per i bambini vittime di tutte le guerra, nata proprio in seguito alla morte dei tre giornalisti a Mostar.

“E’ proprio ai bambini, ai giovani – ha detto il sindaco, Roberto Cosolini – che ha rivolto in particolare il messaggio di pace e libertà in nome dell’informazione, per non dimenticare i fatti tragici delle guerre fino al punto del sacrificio della propria vita. Non a caso la scelta del giardino frequentato da bambini. Nella consapevolezza che questa esperienza di alto valore civico e formativo resti per sempre nella memoria della collettività”.

Ricordando l’omonima fondazione che segue i bambini vittime della guerra e il Premio giornalistico internazionale, Siddi ha sottolineato che “questo è un ‘giardino di vita’. Dal sacrifico professionale abbiamo oggi una vita che rinasce continuamente anche con l’attività dell’Associazione. La memoria è vitale, dà speranza nella libertà e nella pace. Pertanto il ruolo degli operatori dell’informazione deve essere rispettato, quali testimoni di fatti, non privati, che accadono, per mettere al corrente la comunità. La valenza del servizio pubblico sta nell’informazione per una pacifica convivenza”. Il giardino è situato sul colle di San Vito prospiciente la Chiesa dedicata alla Madonna del Mare e si estende per 9.500 mq, divisi tra giardino e scarpata.

Il 28 gennaio del 1994 Marco Luchetta, Dario D'Angelo e Alessandro Ota vennero uccisi a Mostar, dove dovevano realizzare uno speciale sui bambini vittime della guerra in ex-Jugoslavia. A Mostar, nel luogo dove i tre giornalisti Rai persero la vita, le autorità locali hanno apposto una targa dove oltre ai loro nomi campeggia la scritta: "Giornalisti italiani, vittime innocenti".

Luchetta, Ota, D'Angelo e Hrovatin verrano ricordati ancora dal 1° al 3 luglio prossimi, durante l'undicesima edizione del Premio giornalistico internazionale Marco Luchetta, in cui si terranno incontri, dibattiti, percorsi espositivi, presentazioni di novità editoriali e proiezioni. Fra gli eventi in programma, un articolato omaggio al telecineoperatore Miran Hrovatin: a lui sarà dedicato il documentario prodotto da Videoest, “Saluti da Miran”, che il Premio Luchetta presenterà a Trieste in una versione inedita, con una lunga intervista al figlio Ian. Il documentario offre un affettuoso ricordo di Miran Hrovatin con immagini di repertorio girate proprio da Miran nei suoi reportage di guerra dalla Bosnia, dal Sahara e dalla Somalia. In omaggio a Miran anche il percorso espositivo "I nostri angeli. Le migliori 10 foto nel ricordo di Miran Hrovatin", curato da Prandicom per la Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Safety Net for European Journalists. A Transnational Support Network for Media Freedom in Italy and South-east Europe.

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