Il partito repubblicano del Primo Ministro Sarksyan si aggiudica il 40% dei seggi nelle prime elezioni politiche giudicate democratiche dalla comunità internazionale. Dubbi americani
Secondo i risultati del lavoro di monitoraggio svolto dagli osservatori, le elezioni per il rinnovo del parlamento armeno tenutesi sabato 12 maggio hanno soddisfatto gli standard democratici internazionali.
Gli aventi diritto al voto erano più di due milioni e l'affluenza alle urne è stata del 60% circa. 1.364 candidati hanno concorso per 131 seggi, 41 dei quali sono stati assegnati nelle circoscrizioni e 90 con un sistema proporzionale basato sul voto di lista.
Solo 5 partiti politici su 23 hanno superato lo sbarramento del 5% ed hanno così potuto essere rappresentati nel nuovo parlamento. Una coalizione di partiti filo-governativi ha ottenuto la grande maggioranza dei 131 seggi. Il partito Repubblicano, infatti, ha ricevuto il 32.8% dei voti ed ora controllerà il 40% circa dei seggi parlamentari, confermando in questo modo il sostegno al Primo ministro in carica e leader del partito, Serzh Sarksyan.
Il partito Armenia Prospera, fondato e guidato da Gagik Tsarukyan, ex lottatore e uno degli uomini più ricchi e potenti dell'Armenia, ha ottenuto il 14.7% ed il partito Dashnaktsutiun (Federazione Rivoluzionaria Armena) ha raggiunto un consenso pari al 12,72%.
Anche il partito Orinats Yekis (Stato di diritto), guidato da Artur Baghdasaryan, ex alleato del Presidente Kocharyan, ed il partito Eredità hanno superato lo sbarramento del 5%, acquisendo in questo modo il diritto di avere propri deputati nell'assemblea legislativa.
Quella del 12 maggio è stata la quarta tornata elettorale per l'Armenia dalla sua indipendenza dall'Unione Sovietica del 1991, e l'unica ad aver ottenuto una valutazione positiva dagli osservatori internazionali.
Tutte le precedenti elezioni erano state infatti giudicate "manipolate" e le ultime votazioni del 2003 erano state definite ancora "sotto gli standard democratici". Nel corso dell'ultima campagna elettorale sono state fatte intense pressioni diplomatiche internazionali sulle autorità armene affinché fosse evitato un altro suffragio viziato. Nei mesi scorsi, infatti, gli Stati Uniti avevano minacciato di bloccare gli aiuti destinati a progetti di sviluppo del Paese, che ammonterebbero a circa 200 milioni di dollari, nel caso in cui si fossero verificate serie irregolarità. Anche l'Unione Europea aveva richiamato le autorità armene a rispettare gli standard democratici per le consultazioni elettorali, asserendo che, in caso contrario, ci sarebbero state conseguenze nelle relazioni con il Paese.
In una prima relazione dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), forte di 400 osservatori internazionali che hanno monitorato le consultazioni elettorali, è stato dichiarato che le elezioni sono state condotte "ampiamente in conformità con gli standard internazionali per le elezioni democratiche".
Boris Frlec, Capo della missione elettorale a lungo termine dell'OSCE/ODIHR, ha messo in evidenza che l'aspetto più importante di queste elezioni è che hanno aiutato a ridare fiducia ai cittadini armeni, "fiducia che era stata seriamente minata dalle irregolarità nelle precedenti elezioni e dal fatto che i responsabili erano rimasti impuniti".
Anche dall'Unione Europea sono arrivati segnali di soddisfazione per il modo con il quale si sono svolte elezioni ritenute "nell'insieme libere e giuste", che "rappresentano un significativo progresso democratico, sebbene ci sia ancora del lavoro da fare". Da Bruxelles, inoltre, la Presidenza tedesca di turno all'UE ha fatto sapere alle autorità armene che da parte sua "è molto favorevole ad intensificare la cooperazione con l'Armenia", rimarcando però che "alla luce delle elezioni presidenziali che si terranno all'inizio del 2008, la Presidenza chiede all'Armenia di investigare e risolvere i problemi procedurali che ancora esistono". Javier Solana, Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza Comune dell'Unione Europea, ha commentato il voto dicendo che attraverso queste elezioni gli armeni "hanno dimostrato una maggiore maturità politica rispetto al passato" e hanno lanciato "un segnale positivo agli altri paesi nella regione".
Gli Stati Uniti hanno mostrato una maggiore cautela nel commentare in modo del tutto positivo la tornata elettorale in Armenia ed hanno esortato le autorità di Yerevan ad "indagare sulle infrazioni commesse e perseguire i responsabili secondo la legge armena". Tome Casey, portavoce del Dipartimento di Stato americano, ha affermato che le elezioni parlamentari in Armenia sono state "un passo nella giusta direzione", ma diversamente dagli osservatori elettorali dell'OSCE e dell'UE non le ha descritte come ampiamente democratiche. Da Washington, infatti, Casey ha affermato che "c'è stato un miglioramento rispetto alle precedenti elezioni, ma ancora non rispondono completamente agli standard internazionali".
Se da una parte gli osservatori internazionali hanno accolto con favore il miglioramento in senso democratico rispetto alle precedenti votazioni, dall'altra hanno rimarcato il fatto che permangono alcuni problemi sulle procedure di consultazione ed hanno segnalato alcuni casi "isolati" di violazioni e doppio voto. Tone Tingsgaard, uno dei capi della missione elettorale dell'Assemblea Parlamentare dell'OSCE, ha però spiegato che "le irregolarità riportate dagli osservatori non sono state così serie da mettere in discussione i risultati elettorali".
Non sono della stessa opinione i partiti di opposizione che hanno dichiarato "falso" il voto di sabato ed hanno organizzato per domenica scorsa una protesta nella capitale, alla quale hanno partecipato un migliaio di persone.
Durante la dimostrazione, Nikol Pashinyan, uno dei leader del partito "Impeachment", che non ha raggiunto la soglia del 5%, ha dichiarato alla folla che "non c'è stata alcuna elezione ieri, è stato solo un colpo di Stato. Gli organizzatori delle elezioni dovrebbero essere puniti". I leader d'opposizione, inoltre, sostengono di avere le prove delle irregolarità commesse durante la consultazione elettorale e di voler intraprendere azioni legali.
Nonostante il clima teso della campagna elettorale e delle violenze nei giorni precedenti al voto vedi "Una tranquilla campagna elettorale di violenza", Osservatorio sui Balcani 24.04.2007, la protesta è scemata spontaneamente e si è conclusa senza scontri.
Le elezioni, inoltre, sono state considerate dalle autorità armene come una prova generale del voto presidenziale che si terrà il prossimo anno. In questo senso, la vittoria del Partito Repubblicano ha mostrato l'ampio consenso del paese all'attuale Primo ministro Serzh Sarksyan, ritenuto il possibile futuro presidente dell'Armenia vedi "L'Armenia secondo Sarksyan", Osservatorio sui Balcani 11.05.2007. Sarksyan ha ricoperto varie posizioni ministeriali dal 1991 prima di essere nominato primo ministro lo scorso marzo, quando il suo predecessore è morto di un attacco cardiaco. Sarksyan ha accolto con favore il giudizio degli inviati internazionali dicendosi "felice che gli osservatori abbiano riconosciuto che queste sono state le migliori elezioni mai tenute in Armenia nei 15 anni dalla sua indipendenza".
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