Una figura chiave dell'opposizione armena sostiene che vi siano state delle irregolarità nelle elezioni parlamentari del 12 maggio scorso
Di Irina Ghaplanyan*, per Transitions Online , 23 luglio 2007 (titolo originale: "Free and fair?")
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta
Yerevan, Armenia - I partiti politici alleati del Presidente Robert Kocharian hanno ottenuto una larga maggioranza nelle elezioni parlamentari di questa primavera, un risultato confermato dalle più alte Corti del Paese. Ma una figura guida dell'opposizione continua a sostenere che le elezioni non si siano svolte in modo regolare.
Il Partito repubblicano di Kocharian, al governo, e i suoi alleati sono stati accusati di aver comprato voti e di aver esercitato coercizioni, oltre ad altre irregolarità, episodi che si vanno ad aggiungere alla già travagliata storia elettorale dell'ex repubblica sovietica. Kocharian ha dato una valutazione positiva delle elezioni - un dato che non sorprende dato che l'esito si è dimostrato favorevole al Presidente - e gli osservatori internazionali hanno cautamente elogiato i miglioramenti che ci sono stati rispetto alle precedenti elezioni.
Ma Raffi Hovhannisian, ex segretario armeno agli Esteri, statunitense di nascita e capo del partito di opposizione Zharangutyun ("Eredità"), la pensa diversamente.
"Al di là di come i loro rappresentanti possono aver valutato le elezioni del 12 maggio, nessun Paese europeo avrebbe permesso al proprio interno una simile conduzione delle elezioni parlamentari", ha detto.
Eredità si è unita ad altre forze di opposizione nel sostenere che le elezioni di maggio sono state segnate da problemi ed irregolarità, ma queste accuse sono state respinte dalla Corte Costituzionale. "Le elezioni non sono state in linea né con gli standard internazionali, né coi parametri dell'UE, e neppure coi requisiti elettorali dell'Armenia, ma, ciò che è ancora più importante, in gran parte non hanno soddisfatto la popolazione armena", ha dichiarato Hovhannisian a Transitions Online.
Hovhannisian, 48 anni, è nato a Fresno, California. Si è poi trasferito in Armenia diventando il primo ministro degli Esteri del Paese indipendente, dal 1991 al 1992, dopo di che ha fondato il Centro armeno di studi nazionali ed internazionali. Forza politica da non trascurare, Hovhannisian per più di un decennio è stato visto come una minaccia per il partito di governo. Avendo ottenuto la cittadinanza armena solo nel 2001, Hovhannisian non poté candidarsi alle presidenziali del 2003, dato che la costituzione del Paese prescrive che i candidati devono essere cittadini da almeno dieci anni.
Circolano ora voci che lo vedrebbero gareggiare nella corsa alla presidenza del 2008.
Cauti apprezzamenti internazionali
Nei loro iniziali rapporti dopo le elezioni di maggio, gli osservatori stranieri dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OCSE) ed il relativo Ufficio per le istituzioni democratiche ed i diritti umani (ODIHR), la Missione internazionale per l'osservazione delle elezioni (IEOM), ed il Dipartimento di Stato degli U.S.A. ne hanno evidenziato gli elementi positivi. Hanno riconosciuto un progresso, modesto ma degno di nota, lodando il voto come un passo in avanti nello sviluppo democratico del Paese. I programmi e le campagne dei partiti, hanno notato gli osservatori, si sono dimostrati più sofisticati e trasparenti che mai.
Le autorità armene hanno mostrato una volontà di condurre delle elezioni pulite, maggiore di quella mostrata in passato, da quando l'Armenia ha raggiunto l'indipendenza (1991). È aumentata la trasparenza di alcune procedure elettorali, si è provveduto sia alla formazione dei funzionari di seggio che all'informazione degli elettori, ed è stato inaugurato un nuovo registro dei votanti, centralizzato ed informatizzato. Molti candidati hanno condotto una campagna dinamica e visibile - con l'indispensabile copertura mediatica - e anche le donne hanno guadagnato, vincendo 12 seggi rispetto ai precedenti 7.
In una dichiarazione congiunta il giorno dopo le elezioni, lo IEOM e l'OSCE-ODIHR si sono "congratulati con il popolo armeno per aver dimostrato la volontà di tenere elezioni democratiche" e per aver "fatto un ulteriore passo vesso i valori democratici europei".
Molti critici sostengono però che anche le irregolarità si sono fatte più sofisticate. "Le elezioni sono state falsificate con precisione chirurgica, tale che io non posso fare a meno di ammirare il livello di sofisticazione che sta dietro l'intera faccenda", ha detto Tevan Poghosyan, direttore del Centro per lo sviluppo umano, un centro studi armeno. "Io spero solo che le attuali riforme politiche e democratiche siano state fatte con altrettanta precisione e altrettanto impegno".
Nei suoi rilevamenti iniziali lo IEOM ha notato diversi problemi, inclusi dei "vuoti sostanziali" nell'apparato delle regole elettorali.
"Regole esistenti, indirizzate ad importanti aree del processo elettorale, come le prime fasi delle campagne e gli esiti di una possibile compravendita dei voti, non sono state implementate", dichiara una nota dell'IEOM. "L'intreccio a tutti i livelli di interessi politici ed economici è preoccupante, specialmente in vista delle norme, relativamente deboli e poco applicate, che riguardano la trasparenza nella dichiarazione dei finanziamenti delle campagne".
Il documento ha notato anche che in generale le autorità non sono riuscite a correggere le irregolarità riferite né ad agire in seguito a timori pubblicamente denunciati. Invece, esse sono rimaste in attesa dei soli reclami formali, che hanno portato alla luce diversi casi di illegalità.
Gli osservatori dello IEOM hanno valutato il conteggio dei voti nel 17 per cento dei seggi elettorali "male" o "molto male". Hanno attribuito questo ai numerosi casi in cui la scelta espressa sulla scheda elettorale non è stata dichiarata né mostrata alle autorità locali. Lo IEOM ha suggerito anche che in almeno l'8 per cento dei seggi sono stati fatti rilevanti omissioni o errori procedurali.
Inoltre, alcune chiamate ad un numero verde elettorale hanno riferito episodi di corruzione - voti acquistati in cambio di un sacco di patate, o di una banconota da 5 mila dram (l'equivalente di 10 euro) - e persone che hanno votato due volte. Sono stati riferiti anche casi di interi villaggi di elettori, arrivati in autobus, a cui veniva detto di votare per una particolare persona.
Risultati contestati
Così, quando la Corte costituzionale all'inizio di giugno si pronunciò contro un piccolo numero di figure dell'opposizione e dichiarò validi i risultati delle elezioni, Hovhannisian ed altre forze agirono.
"Convalidando delle elezioni che non corrispondono agli standard internazionali né a quelli armeni, si lasciano i funzionari pubblici e l'amministrazione più vulnerabili di quanto fossero in precedenza", ha detto Hovhannisian. "L'Armenia ha bisogno di una leadership che sia etica e che goda della pubblica fiducia di esser stata legittimamente eletta".
Pur ammettendo che alcuni miglioramenti nel meccanismo elettorale sono stati fatti, Eredità e l'altro principale partito di opposizione, Terra di legge (Orinats Yerkir), continuano ad accusare il Partito repubblicano, di maggioranza, di aver usato la forza il giorno delle elezioni per tirare i fili necessari a vincere. Hovhannisian sostiene che due terzi dei voti per Eredità sono misteriosamente scomparsi.
Egli sostiene anche che altri "danni sono stati fatti molto prima del giorno delle elezioni".
"Ci sono state condizioni diseguali per i partiti partecipanti, in termini di accesso ai media, agli spazi per le affissioni, e ad altri modi e forme di campagna elettorale. Le proprietà del governo sono state usate dai partiti al potere per i propri scopi", ha detto. "L'applicazione diseguale delle regole sul finanziamento alle campagne ha comportato che Eredità ed altri partiti sono state handicappate, in termini di possibilità di apparire alla TV e alla radio".
In Armenia i partiti di opposizione tradizionalmente sono sempre stati piccoli e poco incisivi. Ma Hovhannisian promette che Eredità collaborerà con i deputati di Terra di legge e con i deputati indipendenti per promuovere "una nuova cultura politica della cooperazione".
"Lavoreremo per ricordare costantemente ai nostri colleghi che secondo i nuovi emendamenti costituzionali il Parlamento ha un ruolo assolutamente centrale nell'effettiva implementazione delle regole sui controlli e sui bilanci", ha detto. "Noi cercheremo di persuaderli che ogni disegno di legge deve essere esaminato ed analizzato con cura; che noi dobbiamo lavorare costantemente per incrementare la legalità, la dignità e la reputazione del Parlamento armeno; per creare un normale processo politico e delle regole e priorità politiche che definiscano le coalizioni di governo e di opposizione e la cultura politica della cooperazione tra le due".
Intimamente legata a questi programmi è l'ambizione di Hovhannisian di assicurare che le condizioni elettorali migliorino drasticamente per la corsa alla presidenza del 2008.
"Questa è una sfida per la nostra società, la nostra nazione, per l'opposizione e per il Paese nel senso più ampio", ha detto. "Dobbiamo imparare la lezione e trarne le debite conclusioni, affinché le elezioni parlamentari non condizionino le prossime elezioni presidenziali del 2008. Molto dipende da quanto accadrà quest'anno - se cioè saremo capaci di superare dentro di noi il particolarismo, la ristrettezza di vedute, l'abitudine a pensare in piccolo, e di creare un nuovo consolidamento di idee e forze tra la società civile ed il governo".
Nel parlamento nazionale armeno, composto di 131 membri, che si è riunito all'inizio di giugno, Terra di legge controlla 8 seggi e Eredità 7. Anche se essi riuscissero a riunire il supporto dei deputati indipendenti e dei gruppi politici più piccoli, non potrebbero comunque sfidare l'enorme maggioranza guidata dai due partiti allineati con Kocharian: i Repubblicani hanno infatti 64 seggi e il partito loro alleato, Armenia prospera, ne ha 25.
*Irina Ghaplanyan vive a Yerevan
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