Negli ultimi mesi la cooperazione economica regionale è diventata il tema principale delle relazioni UE-Balcani. Qual è la situazione oggi nei Balcani? Intervista a Nenad Đurđević, consigliere del presidente della Camera di commercio e industria serba e capo del Consiglio regionale per le iniziative strategiche e politiche
Come valuta il livello di cooperazione economica regionale nei Balcani occidentali?
La cooperazione economica nei Balcani occidentali è caratterizzata da un lato da un mix di progresso e cooperazione intensificata e dall’altro da sfide continue causate dalle rivalità politiche e dalla sfiducia derivante da questioni ancora irrisolte dei conflitti degli anni ’90.
La collaborazione economica nella regione passa da numerose iniziative, tra cui l’Accordo centro-europeo di libero scambio (CEFTA) per le sei economie dei Balcani occidentali e la Moldavia, il Processo di Berlino con il suo Piano d’azione per il mercato regionale comune e l’iniziativa Open Balkan per tre paesi dei Balcani occidentali (Albania, Macedonia del Nord e Serbia).
Tuttavia, il CEFTA, inizialmente concepito per facilitare l’adesione all’UE, ha incontrato ostacoli nell’adattarsi all’evoluzione delle dinamiche regionali, con conseguente mancanza di accordi negli ultimi tre anni. Nel frattempo, è cruciale allineare la legislazione nazionale agli standard dell’UE, prerequisito per il progresso dei paesi nel loro percorso di adesione all’UE. Questo processo è complicato dalla necessità di armonizzare internamente le procedure e la legislazione, come delineato dal Mercato regionale comune nell’ambito del Processo di Berlino.
L’interdipendenza economica tra i Balcani occidentali e l’UE è significativa: l’UE è il principale partner economico della regione, nel commercio e negli investimenti, seguita dai membri del CEFTA. Ciò evidenzia il ruolo fondamentale dell’integrazione regionale nel promuovere la stabilità economica e la crescita. Inoltre, la cooperazione è essenziale non solo per la prosperità economica, ma anche per ragioni politiche e storiche. Il rafforzamento della cooperazione potrebbe migliorare in modo significativo la stabilità economica e politica della regione, che è fondamentale per la futura adesione all’UE.
Quali sono i principali ostacoli che minano la crescita e le sinergie della regione?
Tra i principali ostacoli possiamo citare la frammentazione del mercato regionale, la mancanza di coordinamento e cooperazione tra i paesi nell'adozione e nell'attuazione di politiche commerciali ed economiche favorevoli all'attuazione delle quattro libertà (libertà di movimento di persone, beni, servizi e capitali) basate sulla legislazione UE.
Il secondo ostacolo è il livello delle relazioni politiche: il livello di fiducia dei paesi non è così avanzato come ci si aspetterebbe da paesi che desiderano aderire all’UE. Inoltre, le infrastrutture sottosviluppate e il livello non soddisfacente di investimenti nazionali, uniti alla mancanza di forza lavoro qualificata e alla tendenza allo spopolamento, rappresentano un ostacolo significativo per la crescita economica e lo sviluppo.
Se parliamo di questioni politiche, sono principalmente due: la più importante è il dialogo e la normalizzazione delle relazioni tra Serbia e Kosovo, seguita dalle relazioni all'interno della Bosnia Erzegovina e tra la Bosnia Erzegovina e gli altri paesi dei Balcani occidentali.
Negli ultimi anni, abbiamo dovuto affrontare anche una fase di stallo nell’allargamento dell’UE ai Balcani occidentali, che ha portato alla creazione di altre iniziative come Open Balkan, motivando l’UE a lanciare un nuovo piano di crescita per i Balcani occidentali e aprendo ai paesi balcanici la possibilità di partecipare al mercato unico dell’UE in determinati settori.
Nell’ambito del Processo di Berlino, le Camere di Commercio della regione hanno portato avanti la loro cooperazione...
Il processo di Berlino avviato nel 2014 ha dato nuovo slancio alla cooperazione regionale. Oltre alle questioni politiche legate principalmente alla necessità e all’importanza della riconciliazione, al lavoro sulla creazione di relazioni di buon vicinato, al buon governo e al sostegno all’integrazione dell’UE, ha sottolineato l’approfondimento della cooperazione economica come spina dorsale della prosperità e dello sviluppo regionale, rafforzando il ruolo della Germania come paese sostenitore di esso.
In un momento in cui l’allargamento dell’UE veniva messo in secondo piano, il processo creava gli auspici per una cooperazione economica più intensa e approfondita, e le Camere di commercio nei Balcani occidentali hanno colto l’opportunità per rafforzare ed estendere il loro ruolo e sostenere la creazione di un unico mercato all’interno della regione.
Il Processo di Berlino è stato lanciato un anno dopo la firma del primo accordo sulla normalizzazione delle relazioni tra Kosovo e Serbia nel 2013, che ha dato energia positiva alla cooperazione tra le due Camere, aprendo la strada alla risoluzione di numerose questioni che hanno contribuito ad aumentare gli scambi e rafforzare i reciproci legami commerciali.
Tuttavia, questo processo è rimasto intrappolato nelle dinamiche regionali negative caratterizzate dalla sfiducia e dalle rivalità politiche. In una situazione geopolitica così dinamica, il modo in cui il processo è stato concepito prometteva poco o nessun successo nel mantenere le promesse e gli impegni assunti dai governi regionali con la benedizione dell’UE.
Il Processo di Berlino è servito da spinta per la creazione di un mercato regionale comune nei Balcani. Come vede questo sviluppo?
La spinta per la creazione di un Mercato regionale comune nei Balcani è senza dubbio ambiziosa. Tuttavia, il successo di questo sforzo dipende dai dettagli del quadro istituzionale e dalle procedure che ne governano l’attuazione.
Se il Consiglio di cooperazione regionale (RCC) ha il compito di coordinare l'attuazione del Piano d'azione, la responsabilità dell'effettiva attuazione degli impegni spetta esclusivamente ai governi. Sfortunatamente, i risultati finora ottenuti sono stati limitati: è stata realizzata soltanto l’abolizione delle tariffe di roaming, in gran parte grazie agli sforzi degli operatori di telecomunicazioni o del settore privato.
Dopo dieci anni di Processo di Berlino, i risultati sono limitati nonostante l’enorme “capitale” politico che lo ha sostenuto: innanzitutto l’amministrazione tedesca, ma anche gli altri Stati partecipanti e l’UE in quanto tale. Vedremo se il nuovo slancio creato dal lancio del Nuovo piano di crescita fornirà una nuova opportunità e un nuovo approccio politico, tenendo presente la forte volontà espressa dall’UE di integrare questi paesi.
Al CEFTA viene affidato anche un ruolo significativo nel quadro del Mercato comune regionale, ma ha le capacità adeguate per portare avanti questa missione?
Abbiamo già parlato delle sfide politiche che stanno costringendo la regione a rimanere indietro e il CEFTA non fa eccezione. Nel 2006, il CEFTA è stato istituito come struttura temporanea che contribuisce all’adesione all’UE, e nel tempo si è evoluto in un accordo permanente, con un mandato de facto in espansione e senza alcun aggiornamento strutturale.
La contraddizione risiede ad esempio nel caso del Kosovo, dove l'UNMIK agisce come firmatario e deve essere presente ad ogni incontro. Di conseguenza, negli ultimi tre anni il CEFTA non è riuscito a far approvare alcuna decisione a livello ministeriale. L’accordo di libero scambio, così importante per le nostre economie e le nostre imprese, è bloccato per ragioni politiche.
Inoltre, la struttura e il processo decisionale all’interno del CEFTA sono i seguenti: ad esempio, se ci concentriamo sull’area della facilitazione degli scambi, che è la parte più importante dell’accordo, ci sono quattro livelli decisionali all’interno del CEFTA e ogni passaggio al livello ministeriale richiede il voto all’unanimità.
Il quadro esistente rende impossibile essere funzionali e affrontare adeguatamente le sfide legate alla realizzazione del Mercato comune regionale e al Nuovo piano di crescita che sta per iniziare. Un assetto istituzionale riconfigurato dovrebbe rinnovare la cooperazione regionale, con istituzioni in grado di soddisfare le aspettative sia dei cittadini che delle imprese. Ciò include l’allineamento al mercato unico dell’UE, visto come il passo iniziale verso la piena adesione all’UE per i Balcani occidentali.
Come si può organizzare il sistema esistente? Qualche proposta sul tavolo?
Con un gruppo di esperti internazionali e della regione abbiamo condotto uno studio analizzando gli aspetti giuridici e le relazioni economiche che l’UE intrattiene con i paesi e con un gruppo di paesi che sviluppano con essa stretti legami giuridici e istituzionali. Abbiamo proposto modalità per “sbloccare” l’attuale stallo nella cooperazione regionale e nella cooperazione con l’UE, ottenendo una sincronizzazione del processo di adesione all’UE con l’integrazione regionale in uno sforzo coordinato, formalizzando un accordo regionale che sostiene l’estensione automatica delle norme UE all’interno del Mercato comune regionale.
In termini pratici ciò significa che, quando un paese si allinea alle normative UE in un’area specifica e riceve la convalida dell’UE per un’implementazione di successo, ottiene il riconoscimento automatico del suo allineamento anche in tutti i Balcani occidentali senza la necessità di ricevere ulteriore riconoscimento attraverso il processo regionale. In questo modo, un settore che ha raggiunto un tale livello di allineamento con le normative dell’UE trarrà automaticamente vantaggio sia dal Mercato comune regionale che dall’accesso al mercato unico dell’UE. Questo approccio risolverebbe l’attuale situazione di stallo e consentirebbe ai paesi della regione di progredire sulla base dei propri sforzi e del proprio merito.
In questo quadro, il ruolo del CEFTA sarebbe quello di fornire alle parti competenze per realizzare il processo di trasformazione, con flessibilità per ogni paese nel decidere le sue aree prioritarie da negoziare per prime con l’UE. Per l’Albania o il Montenegro, la priorità per l’allineamento potrebbe essere, ad esempio, il settore dei servizi e non necessariamente l’industria o la trasformazione alimentare, come nel caso della Bosnia Erzegovina o della Serbia.
In termini istituzionali, sosteniamo la creazione di un comitato politico di alto livello composto da capi di governo o alti funzionari governativi per coordinare gli sforzi. Inoltre, un organismo di attuazione tecnica sarebbe responsabile dell’attuazione delle decisioni politiche. Il coinvolgimento dell’UE sia al più alto livello politico che all’interno degli organismi tecnici è fondamentale per garantire l’allineamento con le normative e l’acquis dell’UE.
Questo articolo è stato scritto nell'ambito del progetto "CORE: Cooperazione Regionale nei Balcani Occidentali".
Il progetto è realizzato con il contributo dell’Unità di Analisi, Programmazione, Statistica e Documentazione Storica – Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ai sensi dell’art. 23 – bis del DPR 18/1967. Le opinioni contenute nella presente pubblicazione sono espressione degli autori e non rappresentano necessariamente le posizioni del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
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