Alla vigilia del primo maggio, un punto sulle problematiche del lavoro nel sud-est Europa e sulla cooperazione fra sindacati italiani e balcanici

30/04/2009 -  Irene Dioli

Per lavoratrici e lavoratori del sud-est Europa, la festa del primo maggio arriva in un momento travagliato, in cui a difficoltà strutturali di lungo periodo si sommano situazioni di conflitto sparse per la regione. Gli scioperi dichiarati nei primi mesi del 2009 hanno evidenziato la situazione critica dei lavoratori della pubblica amministrazione, dei servizi e della sanità in Croazia, Bosnia Erzegovina e Kosovo. A febbraio hanno scioperato i dipendenti delle aziende ospedaliere in Kosovo, mentre a marzo è toccato ai lavoratori dello stesso settore nel cantone di Zenica-Doboj (Bosnia centrale), rimasti senza stipendio per oltre tre mesi. In Croazia, i dipendenti della pubblica amministrazione hanno annunciato uno sciopero che si terrà - previo referendum di legittimazione organizzato dagli stessi sindacati - per l'intera settimana (11-16 maggio) che precede le elezioni locali. In questo caso, i lavoratori protestano contro il taglio del 6% sui salari che entrerà in vigore, ironicamente, proprio il primo maggio.

A fronte della conflittualità che emerge dal settore pubblico, è ancora più fragile la situazione in quello privato, dove è difficile affermare la stessa presenza delle organizzazioni sindacali e un confronto alla pari fra le parti sociali: è infatti molto presente lo spettro del possibile licenziamento per chi aderisce al movimento sindacale, cosa che facilmente scoraggia la partecipazione dei lavoratori. Oltre a difficoltà comuni ai sindacati italiani ed europei (frammentazione, ambiguità nei rapporti con i partiti, scarsa sensibilità da parte di politica e imprese sui temi della sicurezza sul luogo di lavoro), il mondo del lavoro balcanico si trova ad affrontare specifiche problematiche territoriali legate alla transizione verso l'economia di mercato, alla globalizzazione e all'alto livello di informalità dell'economia. Durante la transizione, infatti, la dignità del lavoro è stata spesso sacrificata alle aspirazioni di crescita economica, talvolta usando le ideologie nazionaliste come strumento autoritario di pacificazione forzata. Tuttavia, il costo del lavoro rimane relativamente alto rispetto ad esempio ai paesi asiatici, e quindi meno attraente per gli investitori stranieri, nonostante gli sgravi fiscali concessi dai governi - sgravi che contribuiscono, a causa del mancato gettito fiscale, a ridurre ulteriormente le risorse destinate alla protezione sociale. Infine, le vaste aree di economia informale comprimono gli spazi di presenza, azione e rappresentanza sindacale.

In questo contesto si inserisce il lavoro dei sindacati italiani impegnati in attività di cooperazione con il sud-est Europa. In diverse regioni italiane, istituti interni ai principali sindacati hanno costruito relazioni con le omologhe organizzazioni balcaniche. La CGIL, ad esempio, ha costituito nel 1984 un istituto per la cooperazione allo sviluppo, denominato Progetto Sviluppo (Prosvil). Attraverso questo istituto, la CGIL è impegnata, insieme ad alcune municipalità dell'ex Jugoslavia, su più settori: dalle campagne di difesa dei diritti dei lavoratori agli interventi a contrasto dell'esclusione sociale e dell'emarginazione. Nell'ambito della tutela della popolazione anziana, la sezione emiliano-romagnola del sindacato pensionati, attraverso la sua ONG di riferimento (Nexus-CGIL), ha attivato diverse iniziative per favorire l'associazionismo dei pensionati e degli anziani della città di Kragujevac, Serbia. Sempre a Kragujevac, dove la distruzione sotto i bombardamenti della storica fabbrica di automobili aveva creato migliaia di disoccupati, la CGIL-Torino e i sindacati di base della Fiat e del Politecnico di Torino hanno formato nel 2002 il "Comitato Zastava", per dare sostegno ai disoccupati e alle loro famiglie.

Sempre la CGIL è presente in Bulgaria con l'Istituto di ricerche economiche e sociali (Ires) che, insieme alla Confederazione del lavoro bulgara Podkrepa e all'istituto sindacale europeo della CISL (Sindnova), si avvia alla conclusione di un progetto europeo finalizzato alla formazione dei quadri nazionali e aziendali del sindacato bulgaro.

Ancora la formazione è al centro delle azioni promosse dallo IAL/CISL del Friuli Venezia Giulia, capofila del progetto "L'acquis communautaire nelle municipalità dei Balcani", attraverso il quale la direzione regionale Relazioni internazionali e comunitarie del Friuli Venezia Giulia intende finanziare la formazione di competenze in materia di progettazione comunitaria in Montenegro (città di Bar), Bosnia Erzegovina (cantone di Sarajevo), Serbia (Kragujevac e Novi Sad) e Croazia (Nova Gradiška). L'obiettivo è quello di rafforzare, attraverso seminari e gruppi di lavoro, i rapporti fra le parti sociali, con particolare attenzione ai sindacati, cogliendo le opportunità del processo di adesione all'Unione Europea.


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