Dal 24/8 al 2/9 un pulman dello SPI-CGIL ha attraversato i Balcani, percorrendo più di tremila chilometri, per tornare nei luoghi che lo hanno visto presente con azioni di solidarietà e di cooperazione sia negli anni della guerra che negli anni successivi
Di Luigi Battaglia*
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
La delegazione era composta da rappresentanti delle maggiori regioni d'Italia e della struttura nazionale dello Spi e della Cgil.
Lo scopo del viaggio era duplice. Da un lato si trattava di socializzare il più possibile le esperienze che singole strutture del sindacato, singoli militanti, comunità locali (es.: Bergamo e Brescia ) hanno realizzato negli anni scorsi al fine di farle vivere come patrimonio collettivo di tutto lo Spi e dall'altro verificare lo stato di avanzamento del disegno di costruzione del sindacato dei pensionati nei paesi dell'ex Jugoslavia, fortemente sostenuto dalla Cgil e dalla FERPA (la federazione europea dei sindacati dei pensionati e degli anziani) come elemento aggregante tra le molteplici associazioni esistenti, (spesso in competizione tra loro), e come deterrente alla creazione di partiti dei pensionati che, per loro natura, creerebbero fratture con le nuove generazioni e i loro bisogni.
Nonostante le difficoltà logistico-organizzative, facilmente immaginabili per chi conosce quei luoghi, il viaggio è stato un successo. Abbiamo incontrato quasi tutte le personalità previste, (è saltato solo l'incontro col sindacato di Kakanj per disagi nel traffico da Banja Luka a Sarajevo) e, fatto ancora più importante, abbiamo riscontrato un interesse che ci è sembrato vero e abbastanza disinteressato alle nostre proposte e argomentazioni tanto da calendarizzare ulteriori impegni e verifiche nei primi mesi dell'anno prossimo, anche in relazioni all'esito della tornata di elezioni amministrative che si terranno in autunno.
Abbiamo incontrato i presidenti del sindacato confederale della Repubblica serba di Bosnia e della Federazione, impegnati in un difficile processo di unificazione dei relativi sindacati; il rappresentante in Bosnia-Herzegovina dell'ICFTU (International confederation of free trade unions - più conosciuto in Italia come Cisl Internazionale) che ha condiviso i nostri obiettivi e ci aiuterà nel futuro a realizzarli; i pensionati di Gorazde, le donne della cooperativa "Zene Mostar" a Mostar, il sindacato indipendente e i pensionati di Belgrado, di Kragujevac per finire a Zagabria con il sindacato e i pensionati croati.
10 giorni fitti fitti di appuntamenti, di trasferimenti sempre sul filo del ritardo, di imprevisti e di contrattempi; ma anche di scoperte di luoghi affascinanti, di sgomento per le distruzioni della guerra, di sorpresa per la crudeltà umana, di gioia per gli incontri di nuovi e vecchi amici di conoscenze di persone con problemi spesso come i tuoi, nei quali ti riconosci e dai quali, nelle lunghe cene, è più facile accettare, oltre a racconti e aneddoti spesso dolorosi, opinioni non sempre condivise ma pur sempre vere, dettate da esperienze a noi lontane.
Cosa dire "a caldo", prima delle valutazioni politiche che verranno in seguito? E' stato un tuffo in un mondo in evoluzione, un mondo, quello dei sindacati dei paesi dell'ex Jugoslavia, ancora tutto da costruire, da rafforzare, molto spesso sconosciuto e disconosciuto, che deve ancora costruirsi un ruolo e una credibilità nuova e scrollarsi l'eredità (e i dirigenti) del passato. Questo non è facile in nessun paese al mondo ma è ancora più difficile in paesi nei quali la società civile fa fatica ad organizzarsi e i partiti non sono in grado di prospettare soluzioni ai giganteschi problemi esistenti.
Io ne ho tratto una impressione positiva; altre volte sono tornato dai Balcani scoraggiato dall'immobilismo opprimente, oggi anche solo il fatto che il nuovo presidente del sindacato della federazione debba girare con la scorta è una novità. Vuol dire che a qualcuno forse da fastidio. E ciò è bene.
*SPI-CGIL Bergamo
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