Bathore

Bathore, periferia di Tirana. Durante il regime comunista era un'area rurale. Poi l'espolosione edilizia negli anni novanta. A breve è diventata la più grande baraccopoli albanese, rifugio di intere famiglie vittime della miseria. Ma adesso qualcosa stia cambiando, soprattutto grazie ai giovani

10/05/2006 -  Lucia Pantella

Ai confini settentrionali della capitale, la zona di Bathore, da area agricola quale era durante il regime comunista si è trasformata nella più grande baraccopoli albanese: un polo di attrazione per gli emigrati dal Nord, e allo stesso tempo di repulsione per il resto del paese. Ma ascoltando le voci dei ragazzi che a Bathore vivono, sembra che qualcosa stia cambiando.(1)

Da un campo di fave ad una baraccopoli

Bathore significa letteralmente campo di fave. Di fatto è una pianura ai confini nord orientali di Tirana, che nel passato enverista apparteneva alle aziende di stato e veniva usata, secondo i piani economici, per produrre gli approvvigionamenti alimentari per gli abitanti di Tirana. Fino al 1991-1992 ai contadini locali non veniva concessa la possibilità di affittare temporaneamente piccoli terreni, e lo stesso partito comunista limitava severamente la libertà di movimento all'interno dei confini albanesi. I passaporti interni, l'uso di permessi di residenza attraverso un sistema di insediamento urbano combinato con la pianificazione della forza lavoro e le procedure per convalidare le domande di cambio di residenza avevano creato una formidabile barriera ai movimenti migratori non solo lungo l'asse rurale-urbano ma anche lungo quello nord-sud . Tutti elementi che combinati e sviluppati lungo gli anni hanno prodotto un pervasivo sistema nel quale gli albanesi sono stati limitati nelle loro intenzioni migratorie. Sembra comunque che gli sforzi impiegati per amalgamare lo sviluppo dell'intero paese non abbiano raggiunto i risultati attesi da Enver Hoxha. Di fatto le zone montuose a nord del Paese, sono rimaste estremamente povere e arretrate. Il progresso comunista là non è arrivato(2) .

Ma alla caduta del regime la realtà di Bathore cambia di colpo.
La terra che apparteneva allo Stato improvvisamente diventa la meta di intere famiglie, vittime della miseria che cercano nella capitale condizioni di vita più decenti e nell'arco di appena 10 anni, Bathore, situata all'entrata settentrionale di Tirana, si è trasformata nella prima baraccopoli albanese. In un clima politico caratterizzato da indifferenza e connivenza, dal 1994 gli emigrati dal nord hanno potuto costruire senza problemi perché il governo non ha mai dimostrato interesse verso i nuovi quartieri in costruzione senza permesso. Vigeva la legge del "fai ciò che vuoi", che ha portato ad un sovraffollamento della zona con i conseguenti problemi di carattere economico e sociale. Ed è così che migliaia di persone provenienti dal Nord povero e montagnoso dell'Albania, in particolare dai distretti di Dibra, di Tropoja, di Puka, di Kukes al confine col Kosovo, si sono riversate in quest'area tanto vasta quanto priva di qualsiasi tipo di infrastrutture, andando a comporre un intero quartiere informale.

I giovani a Bathore

I quartieri di Bathore si estendono su una superficie di 400 ettari ai quali corrisponde una popolazione stimata a circa 25.000 unità nel 1995. Le presenze registrate passano rapidamente nel 2003 a 40.000 (3) . Oggi sono tanti i ragazzi che vivono a Bathore, e proprio i giovani tra i 17 e i 25 anni sono la fascia dominante dei 50.000 presunti abitanti della zona. Presunti perché le cifre ufficiali non esistono, e oltre a ciò la popolazione aumenta ogni anno di un numero difficile da definire.

Solo i più piccoli sono nati qua. Il resto della popolazione locale è composta da persone emigrate dal Nord del Paese, un Nord povero, un Nord trascurato in cui il potente motore dello sviluppo tarda ad arrivare. E per chi non c'è l'ha fatta ad emigrare all'estero, la strada da percorrere è quella dell'emigrazione interna, specialmente verso la costa e la capitale, innescando così una serie di problemi legati ad un'urbanizzazione troppo rapida e soprattutto incontrollata.

Abbiamo voluto intervistare un gruppo di ragazzi, che vive a Bathore. Sono loro che ci hanno raccontato quali sono i problemi che tutti i giorni si trovano ad affrontare.

"Le principali difficoltà per chi vive qua sono la povertà, la mancanza dei servizi di base (luce, acqua, fognature, strade asfaltate), e l'arretratezza della mentalità della gente, la maggior parte della quale proviene da realtà profondamente sottosviluppate. Oltre a ciò, la situazione disagiata della maggior parte delle famiglie di questa zona non permette ai giovani di continuare gli studi universitari, e quindi di costruirsi un futuro migliore", spiega Bukurie Imeraj, una ragazza di origine di Tropoja, che vive a Bathore ormai da 10 anni.

Secondo Mirjeta, 20 anni, "la gente è arrivata qui dal Nord dell'Albania, dalle zone profonde e molto chiuse. Quindi, oltre ai problemi delle infrastrutture, ci sono anche i problemi legati alla mentalità e al livello culturale. A Bathore non mancano solo i servizi ma anche gli spazi pubblici e di aggregazione, che gli abitanti possano condividere, e che creino un senso di comunità tra gli immigrati".

Aleksander, un ragazzo di 20 anni iscritto al primo anno di università, da parte sua pone l'accento sulla questione dell'alto tasso di disoccupazione di quest'area: "Per chi vive a Bathore il problema principale è trovare un lavoro. E per i giovani è difficile anche continuare gli studi, perché le scuole e le università sono lontane. Per questo la maggioranza dei ragazzi sceglie di emigrare, sperando di trovare una vita migliore".

La zona di Bathore è un microcosmo riflette d'altra parte lo sviluppo del Paese nella sua interezza. Uno sviluppo a singhiozzi, anarchico, incontrollato e talvolta profondamente anti-egualitario. Scuramente contraddittorio. Per chi vive a Bathore, infatti, la Tirana illuminata dei grandi boulevard e di piazza Skanderbeg e dei bei locali del Blok sono lontane.

"La vita di Tirana è molto diversa dalla vita di Bathore. Tutta la gente di Bathore proviene dal nord e ha una mentalità molto più legata al concetto del clan. A Tirana non è così, e questo genera contraddizioni tra le due realtà", afferma Aleksander. E per i giovani della periferia povera rimane piuttosto difficile adattarsi e sentirsi uguali a chi vive a pochi chilometri di distanza.

Svantaggiate tra gli svantaggiati

Ma sono le giovani donne tra i 13 e i 25 anni la fascia della popolazione di Bathore che più subisce gli effetti e le conseguenze della povertà e dell'arretratezza culturale. "Sì, perché noi dalla maggioranza siamo viste come persone che devono fare quello che i grandi dicono (i genitori, i fratelli). Siamo continuamente giudicate e abbiamo meno libertà per costruire il futuro che vogliano. È l'uomo quello che comanda. La mentalità arretrata delle persone venute dal nord non permette alle donne di vivere scegliendo liberamente cosa fare. È opinione diffusa qui a Bathore che le ragazze devono restare a casa, non devono uscire e non possono studiate. È più difficile ancora vivere a Bathore essendo una donna", spiegano Merita e Mirjeta.
E così le radici patriarcali della società tradizionale albanese finiscono ad emergere in maniera più evidente proprio in un contesto atipico della transizione post-comunista e rischiano di acuire ancora di più il disagio e l'esclusione sociale di una parte della popolazione, quella femminile, che potrebbe essere protagonista di uno sviluppo sociale armonico.

Segnali positivi?

Bathore

Eppure, in questo contesto particolarmente buio, sembrano affiorare dei segnali positivi che gettano uno spiraglio di luce sul futuro di Bathore. Segnali che provengono dalle istituzioni ma anche dalla stessa società civile.

Il precedente governo guidato da Fatos Nano negli ultimi mesi di legislatura ha tentato di avviare un processo di legalizzazione delle abitazioni informali, (non lo faceva dal 1994 da quando è iniziata il fenomeno di urbanizzazione della zona) in particolare nella zona di Bathore. Un processo che viene portato avanti anche dall'attuale governo di Berisha, che sta adottando una politica di legalizzazione differenziata per le costruzioni informali (più del 95% delle costruzioni a Bathore).

La Banca Mondiale, da parte sua, sta finanziando tramite 3 progetti il sistema degli acquedotti, con la rispettiva fornitura di acqua, e la canalizzazione delle acque nere e di quelle bianche. La soluzione urbana adottata, inoltre, prende in considerazione lo stato esecutivo di questa zona e prevede il permesso di costruzione, la realizzazione di spazi pubblici e la realizzazione della rete elettrica. L'aspetto interessante è che il progetto prevede il totale coinvolgimento della comunità per responsabilizzarla sui futuri cambiamenti dei quartieri.

Affianco all'impegno istituzionale, giudicato dai più ancora insufficiente, alcune associazioni e organizzazioni non governative hanno cominciato ad operare a Bathore, realizzando progetti tanto per la realizzazione di infrastrutture, quanto per la crescita del capitale sociale, attraverso l'avvio di corsi di formazione e riqualificazione professionale, come l'associazione Horizont, promossa da AiBi o Co-plan. Ma l'obiettivo finale di queste organizzazioni è quello di creare spazi condivisi all'interno di una comunità particolarmente frammentata e individualista e in cui i servizi sociali sono quasi inesistenti.
"Queste associazioni di permettono di esprimere tutte le nostre idee sulle cose che non vanno bene a Bathore, a Tirana e in Albania. Noi siamo liberi di dire le nostre opinioni, di fare le nostre proposte per affrontare i problemi di tutti i giorni".

Secondo i ragazzi intervistati, questo tipo attività sono sicuramente dei volani importanti per il cambiamento di un modo di pensare e di agire ancora ancorato al passato, e spesso forniscono un supporto indispensabile per permettere ai giovani di continuare i loro studi. "Finora abbiamo visto realizzarsi dei cambiamenti significativi, anche se sarebbero necessari anni per cambiare la mentalità delle persone. E poi, se io non avessi frequentato il Centro Giovanile, non avrei continuato la scuola, il liceo", ci dice Mirjeta.

Ma ancora di più queste associazioni permettono ai giovani di trovare degli spazi pubblici, delle agore, seppur modeste, per gettare le fondamenta e costruire qualcosa di nuovo, positivo e partecipato, senza dover essere costretti ad intraprendere la sofferta via dell'emigrazione.

note:

(1)Un ringraziamento speciale ai ragazzi del Centro Giovanile "Horizont" (promossa da Ai.Bi) di Bathore che hanno risposto al questionario.

(2) Lino Zonzini, "Le migrazioni in Albania tra storia, demografia e geografia", tesi di dottorato, Scuola Superiore di Studi Storici di San Marino.

(3)CO_PLAN, Gender Survey in the Bathore urban area of th


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