Milano premia il regista russo Alexander Sokurov. Con "Alexandra" è riuscito a raccontare il proprio Paese attraverso la lente del dramma ceceno. Un messaggio contro le guerre
Il regista russo Alexander Sokurov sarà a Milano venerdì e sabato prossimi, per ricevere il premio "Omaggio al maestro" nell'ambito della Milanesiana. Uno dei più grandi cineasti di oggi riceverà dall'organizzatrice Elisabetta Sgarbi il riconoscimento che caratterizza la rassegna estiva tra letteratura, cinema, musica e arte. L'arrivo in Italia dell'autore pietroburghese segue di poche settimane la presentazione, in concorso a Cannes, della sua ultima fatica "Alexandra".
Sokurov, già premiato l'anno scorso a Locarno con il Pardo d'onore e mai vincitore di un festival importante, non era stato presente sulla Croisette per una grave malattia agli occhi, anche se erano circolate voci di una rinuncia per ragioni "d'opportunità politica".
"Alexandra", dal nome della protagonista, è stato girato in Cecenia. A Cannes ha commosso il pubblico ed è stato accolto da un lungo applauso. Galina Vishnevskaya, leggenda della lirica e vedova del violoncellista Mstislav Rostropovic recentemente scomparso (sulla coppia il regista russo aveva realizzato lo scorso anno l'ottimo documentario "Elegia della vita. Rostropovic. Vishnevskaya") interpreta un'anziana donna russa che raggiunge in treno la Cecenia dilaniata dal conflitto per andare a trovare il nipote soldato che non vede da sette anni.
Vive per qualche giorno nell'accampamento militare, parla con i soldati della guerra, delle donne rimaste a casa, del fatto che combattano per la patria: "La patria?" "Quale patria? Sì, quale patria?" - si chiedono a vicenda senza trovare risposte. E sembra una stilettata alla politica del presidente Putin. Poi l'anziana Alexandra si sente male al mercato cittadino e viene soccorsa da una donna cecena. L'incontro fra le due, affascinate l'una dall'altra, è intensissimo. Così come lo è il successivo dialogo fra nonna e nipote, pieno d'affetto, quasi una scena d'amore mentre il nipote la pettina e le rifà la treccia, le spiega perché non si sposa e lascia trasparire quel che prova quando spara e uccide le persone.
Per Alexandra è un ultimo sussulto prima della morte, per l'uomo una boccata d'umanità prima di risalire su un carrarmato.
"Alexandra" è un film di guerra senza morti, con i colori seppiati e nello stile rarefatto - ma questa volta più accessibile a un pubblico largo - di Sokurov. Senza banalità, lontano dalla retorica e dal già visto, il regista manda un messaggio forte di comprensione e di inutilità di tutte le guerre: "Un modo per riavvicinare le genti", ha detto.
Un film che riserva sorprese e sussulti a ogni inquadratura anche se tutto pare ineluttabile al di sopra degli uomini. Alla fine resta il volto semplice e forte di una donna come tante: i suoi occhi compassionevoli di "Grande madre Russia" cercano di capire oltre i limiti della sua cultura. Del resto, fra le dichiarazioni che Sokurov ha rilasciato per il dossier stampa di Cannes c'è: "Questo non è un film sulla Russia del presente e la sua politica in Cecenia, ma sulla vita eterna della Russia".
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