Macedonia, 2001

Avviato il processo di decentramento previsto dagli Accordi di Ohrid. La bandiera albanese sventolerà su 16 comuni macedoni. Un percorso lungo e arduo, ma anche una straordinaria opportunità per porre fine al conflitto che ha opposto Albanesi e Macedoni. L'analisi del nostro corrispondente

29/07/2005 -  Risto Karajkov

Il primo luglio ha segnato la data ufficiale dell'avvio del processo di decentralizzazione in Macedonia. Il trasferimento di autorità dal livello centrale ai governi locali è finalmente in corso. Questo significa il passaggio di circa 30.000 impiegati, più di 500 edifici, terreno e altre proprietà e - naturalmente - potere, dal centro alle amministrazioni locali. Si tratta della attuazione degli aspetti normativi - obbligatori per la Macedonia - contenuti nell'Accordo Quadro di Ohrid (OFA) del 2001, che ha portato alla fine il breve conflitto armato che minacciava di dividere il Paese. Il governo ha legiferato su gran parte dei provvedimenti relativi al decentramento, accogliendo la richiesta della comunità albanese in Macedonia per una maggiore autonomia. Ora si tratta della parte più difficile: mettere in pratica quelle leggi.

"Tutti i preparativi per un avvio positivo del decentramento sono stati compiuti - ha sottolineato Rizvan Sulejmani, Ministro per l'autogoverno locale, in occasione dell'avvio del trasferimento - abbiamo approvato 36 dei 42 provvedimenti legislativi rilevanti, restano ancora un paio di decreti. La Macedonia entra nella fase del decentramento, e la democrazia locale dovrebbe portare gli effetti che stiamo attendendo".

Sarà un percorso lungo e arduo. Si tratta di uno sforzo enorme per le autorità municipali che sono spesso piccole unità, con capacità e esperienze insufficienti, molte delle quali con enormi debiti. Adesso, dovranno gestire impegni molto maggiori nel campo dell'educazione, della sanità, della pianificazione urbana, della sicurezza pubblica. I sindaci hanno ora il mandato di scegliere i direttori di scuole e asili, delle istituzioni culturali e sanitarie e delle imprese pubbliche. Saranno le municipalità ad erogare i permessi di edificazione (che rappresentano una importante fonte di entrate), potranno imporre imposte locali e decidere autonomamente sull'uso di queste risorse. I consigli comunali eleggeranno i capi della polizia a livello locale, scegliendo da liste di candidati preparate dal Ministero degli Interni.

"Abbiamo un enorme e serio processo di riforme di fronte a noi", ha dichiarato il Primo Ministro Vlado Buckovski alla stampa, dopo essersi incontrato con i responsabili dell'associazione per l'autogoverno locale (ZELS), un organismo che raccoglie tutte le municipalità. "Sarà duro e difficile, ma non ho dubbi sul fatto che avremo successo", ha aggiunto.

Buckovski ha poi parlato della questione del debito dei municipi, che secondo alcune stime sarebbe intorno ai 50 milioni di euro, creato principalmente dal lavoro inefficiente delle precedenti amministrazioni locali. "Sappiamo - ha aggiunto Buckovski - che molti governi locali non sono in grado di affrontare da soli un peso finanziario creato in larga parte attraverso debiti nei confronti di imprese pubbliche, e l'interesse su questi debiti. Spero e credo che potremo sollevarle del peso proveniente dagli interessi accumulati e riprogrammare la massa del debito", ha detto il Primo Ministro promettendo un parziale aiuto. Una parte consistente di questi debiti sono verso ditte edili e nei confronti della azienda pubblica dell'energia ESM, il cui proprietario è il governo centrale.

I principali rappresentanti internazionali presenti a Skopje, compresi quelli di Stati Uniti, Unione Europea, Nato e Osce, hanno emanato un comunicato stampa congiunto affermando che "il primo giorno del decentramento rappresenta una tappa importante per il Paese, che conduce verso governi locali più accessibili, una rafforzata democrazia locale, una aumentata partecipazione civica nel governare, e a servizi migliori per le comunità locali". I rappresentanti internazionali hanno tuttavia sottolineato che "il trasferimento di competenze rappresenta una riforma complessa", e che "una certa dose di incertezza e confusione dovrebbe essere tenuta in considerazione, specialmente nella fase iniziale".

Eppure, ci sono opinioni piuttosto diverse sulle prospettive di questo intero percorso. Molti accademici hanno espresso la propria preoccupazione nei confronti dell'accresciuta autorità dei sindaci.

"Con competenze tali, le autorità locali, cioè gli attuali sindaci e consiglieri, possono diventare dei piccoli dèi che, utilizzando i propri legami all'interno del sistema giudiziario, della polizia e dell'amministrazione, possono creare delle sorte di feudi locali", ha commentato il professor Georgi Ivanov della Facoltà di Giurisprudenza.

I sindaci in carica non condividono questo punto di vista. Alcuni di loro sono tuttavia scettici rispetto al trasferimento di autorità, sia sotto il profilo degli impegni finanziari che della disponibilità di risorse per far fronte alla accresciute responsabilità. Sono stati fatti anche commenti sulla modalità utilizzata per il trasferimento delle risorse umane. La maggior parte degli impiegati statali che saranno messi a disposizione della autorità locali sono già noti - si tratta delle persone che già lavorano nelle scuole, ospedali ecc. A parte questi, tuttavia, ci sono già state dispute su determinati trasferimenti che implicheranno anche spostamenti fisici, a causa dei numeri o per le qualifiche delle persone. Le municipalità temono che il governo stia scaricando personale in eccesso e non produttivo su di loro. Due settimane fa, c'è stato un diverbio tra la ZELS e il Ministero dei Trasporti. Il Ministero ha cercato di trasferire alle municipalità circa 400 impiegati. La ZELS ha dichiarato che il bisogno non eccede le 200 persone.

"Hanno fatto manovre fino all'ultimo momento, e l'intero processo è stato condotto in maniera non trasparente. Una settimana prima del decentramento hanno semplicemente comunicato i numeri delle persone che sarebbero state trasferite e questo è stato quanto. Il Ministero sta cercando di risolvere elegantemente i propri problemi di personale", ha commentato Andrei Petrov, presidente della ZELS.

Un aspetto critico che deve ancora essere discusso sono i soldi. Una delle principali fonti di entrata per le municipalità proverrà dall'Iva (imposta sul valore aggiunto) che, per definizione, rappresenta una delle più sicure fonti di entrata degli Stati. Si è trattato di una concessione significativa, da parte del governo macedone, consentire a cedere il 3% dell'Iva raccolta ai governi locali. Il problema, ora, è come dividere la torta tra Skopje - il comune maggiore e più ricco, dove vive un quarto della popolazione macedone - e il resto delle municipalità. La trattativa, attualmente, prevede che Skopje trattenga il 12%, mentre il restante 88% vada agli altri. Si dovrà ancora negoziare su queste percentuali.

Nel frattempo, la settimana scorsa, il parlamento ha approvato e il presidente ha firmato la controversa legge sull'utilizzo delle bandiere delle minoranze; si tratta di un'altra importante componente degli Accordi di Ohrid, e un contenzioso che da lungo tempo divide i Macedoni e gli Albanesi in questo Paese. La legge permette l'utilizzo di una bandiera diversa da quella nazionale in municipalità dove le minoranze siano maggioranza. La bandiera albanese sventolerà così in 16 comuni, quella turca in 2, quella Rom in una. La decisione è stata accolta positivamente dalla comunità internazionale. Sia Washington che Bruxelles hanno raccomandato l'approvazione di questa legge.

"Accogliamo favorevolmente l'adozione della legge sull'uso delle bandiere delle diverse comunità, una legge che rappresenta l'ultimo obbligo contratto attraverso gli Accordi di Ohrid", ha commentato il vice portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Adam Ereli.

I partiti di opposizione, secondo le regole del gioco politico, si sono opposti con veemenza alla legge, boicottandola o votando contro. Hanno poi annunciato che avrebbero inoltrato una petizione alla Corte Costituzionale. Eppure, si spera che questo ponga fine al lungo conflitto tra Albanesi e Macedoni che ha causato molti incidenti e ha avuto un enorme potere nell'innalzare il livello di tensione tra le diverse comunità del Paese.

Infine, ma non meno importante, il punto di vista dei cittadini che - in un recente sondaggio - hanno espresso timore che la decentralizzazione, attribuendo maggiori poteri a livello locale, potrebbe aggravare il problema della corruzione.


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