Una conversazione con Dmitrij Gruškin, rappresentante di Memorial, intervenuto al convegno "Per non dimenticare Anna Politkovskaya"
L'organizzazione non governativa russa Memorial, nata nel 1992 per ricordare le vittime della dittatura sovietica, è riconosciuta internazionalmente come una delle principali fonti di informazione sulle violazioni dei diritti umani nell'attuale Federazione Russa.
Dmitrij Gruškin lavora da oltre dieci anni con il "Centro per i Diritti Umani Memorial" di Mosca, come consulente scientifico nei programmi "Discriminazione razziale nella Federazione Russa" e "Punti caldi". Dal 1999 opera anche in Cecenia, Inguscezia, Ossezia del Nord-Alania e Kabardino-Balkaria in qualità di co-direttore del Gruppo di Monitoraggio delle violazioni dei diritti umani nel Caucaso del Nord.
Esperto di etnologia, ha lavorato presso la Facoltà di Storia della prestigiosa Università Statale "Lomonosov" (MGU) di Mosca, dove ha conseguito un dottorato in etnografia, etnologia e antropologia. E' autore di numerose pubblicazioni a carattere scientifico-divulgativo, manuali di studio, articoli e monografie sui temi dei diritti umani, conflitti, federalismo e minoranze etniche.
La vostra organizzazione ha già ottenuto diversi riconoscimenti internazionali per il suo lavoro a difesa dei diritti umani, come il Right Livelihood Award 2004 e la candidatura di Lidija Jusupova per il Premio Nobel per la Pace 2006. Pochi giorni fa Memorial è stata nominatа per il Premio Nobel per la Pace 2007 da un gruppo di deputati del Parlamento Europeo di sei Paesi: Gran Bretagna, Svezia, Estonia, Polonia, Lettonia, e Finlandia. Che cosa significa questa nomina per Memorial, e qual è la situazione a livello nazionale?
Ritengo che la proposta di candidare la nostra organizzazione al premio Nobel vada vista prima di tutto come un barometro che misura l'efficacia delle nostre attività e quanto i compiti che ci poniamo vengano portati a termine.
Memorial è un'organizzazione poliedrica, impegnata nell'ambito della ricerca storica, nell'assistenza umanitaria e in attività di difesa dei diritti umani. Una parte significativa delle nostre attività si concentra sulla tutela dei diritti dell'uomo nelle zone di conflitto armato del Caucaso settentrionale. Durante la prima guerra cecena 1994-1996 la nostra organizzazione non possedeva centri permanenti nel Caucaso, ma all'inizio del secondo conflitto si decise di aprire delle rappresentanze stabili. Già all'inizio del 2000 a Nazran (Repubblica dell'Inguscezia) venne aperto un ufficio informativo del Centro per i Diritti Umani Memorial.
Attualmente, oltre a quello di Nazran, abbiamo quattro altri uffici locali in Cecenia (nelle città di Grozny, Gudermes, Urus-Martan e nel paese di Sernovodsk). Missione principale delle rappresentanze è monitorare le violazioni dei diritti umani in Cecenia, Inguscezia, Repubblica dell'Ossezia del Nord-Alania, e offrire consulenza legale gratuita agli abitanti di queste regioni.
Dalla metà del 2000 stiamo portando avanti un monitoraggio costante nel Caucaso Settentrionale - Cronaca delle violenze nella zona del conflitto armato. All'interno di questo progetto sono stati pubblicati i tre volumi del libro: "Qui vivono persone. Cecenia: cronaca delle violenze". Inoltre diffondiamo regolarmente rapporti sui diversi aspetti delle violazioni dei diritti umani nel Caucaso che avvengono nelle "začistka" operazioni di "pulizia", ndr, nelle "operazioni antiterrorismo", e a livello di sistema giudiziario.
Dal 2002 il Centro Diritti Umani Memorial lavora all'interno del progetto "Potenziamento delle risorse per la difesa dei ricorrenti contro la Federazione Russa presso la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo" assieme allo European Human Rights Advocacy Centre (EHRAC) di Londra. Con l'aiuto degli avvocati di Memorial sono state presentati alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo 106 ricorsi. Tra questi, 32 sono stati dichiarati ammissibili e su 14 è già stata emessa una sentenza. Gran parte dei casi riguarda violazioni dei diritti umani in Cecenia.
Questa è solo una piccola parte delle nostre attività. Certamente, il nostro lavoro spesso è percepito in maniera contrastante, sia dalla società che dalle strutture statali. Su molte cose siamo scomodi per il potere, tuttavia le autorità sono comunque costrette a fare i conti con il risultato del nostro lavoro, ad utilizzare il nostro materiale e i risultati delle nostre inchieste, e questo è quello che conta.
Quale tipo di collaborazione avevate con Anna Politkovskaya? Chi può raccogliere l'eredità della giornalista nella difesa dei diritti umani in Russia?
Ho conosciuto Anna Politkovskaja quando ci siamo trovati ad operare assieme in Cecenia. La maggior parte del materiale di Anna dedicato alla Cecenia e all'Inguscezia si basa su informazioni provenienti da Memorial. La nostra organizzazione collaborava molto strettamente con lei e dopo la sua morte, dal dicembre 2006, abbiamo iniziato un progetto assieme alla Novaja Gazeta, il giornale per il quale lavorava, intitolato "Cronache di guerra nel Caucaso settentrionale". In questo modo tentiamo di riempire, almeno in parte, il vuoto venutosi a creare dopo l'assassinio di Anna Politkovskaja, pur sapendo bene che non è possibile colmarlo.
Come si prospetta oggi la situazione nel Caucaso settentrionale?
Il nodo dei contrasti, che si è andato formando da oltre dieci anni, non solo non si è sciolto, ma al contrario si rafforza sempre di più. Il problema caucasico in generale e quello ceceno in particolare non sono certo stati risolti ufficialmente il conflitto armato è terminato, ndr. Dalla fine del 2003, il conflitto ceceno si è esteso oltre i confini della Repubblica verso le altre regioni del Caucaso settentrionale. Ma non si può combattere il wahabismo corrente islamica fondamentalista, ndr e il separatismo esclusivamente con l'uso della forza: si tratta di tendenze religiose e politiche che trovano un certo numero di sostenitori e tra questi molti giovani, come ad esempio nella Kabardino-Balkaria. E' necessario tener conto anche di questo aspetto, e non solamente dei guerriglieri da eliminare.
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