Ilham Aliev è il prevedibile vincitore delle presidenziali del 15 ottobre in Azerbaijan. L'unica incognita è la percentuale di elettori che si presenterà alle urne
Di Boyukaga Agayev*, Baku, per IWPR, 2 ottobre 2008 (titolo originale: "Azerbaijan's Underwhelming Election ")
Traduzione per Osservatorio Caucaso: Carlo Dall'Asta
In Azerbaijan stanno per svolgersi le elezioni presidenziali, ma non lo si direbbe a giudicare dal livello di interesse mostrato dai comuni cittadini, che sembrano prestare maggior attenzione alle elezioni americane che alle proprie.
I notiziari ufficiali riferiscono che sono stati completati tutti i preparativi per il giorno della votazione, il 15 ottobre, e che i seggi elettorali sono pronti a ricevere i votanti. Sette candidati sono stati registrati e la campagna è in corso.
Eppure nessuno ha il minimo dubbio su quale dei sette candidati emergerà vincitore. La principale forma di opposizione è boicottare la consultazione e, per molti azeri, il presidente in carica, Ilham Aliev, è l'unico nome riconoscibile sulla scheda.
Gli altri sei candidati non sono nomi familiari. Alcuni di loro in precedenza sono stati dei politici di opposizione di media levatura. Uno di questi è Gulamhusein Alibeili, che ha lasciato la sua posizione di leader, con altri, del partito Fronte popolare, per fondare un nuovo partito chiamato Aidynlar (Intelligentsia). Alibeili potrebbe attrarre qualche elettore scontento, ma l'aspettativa più diffusa è che gli oppositori del presidente, il 15 ottobre, se ne staranno semplicemente a casa.
Tra di essi vi è la trentenne Elnur Rzayev, residente a Baku. "Non voglio scegliere tra il male e il molto peggio", dice. "E, ancora di più, tutti sanno già quale sarà il risultato".
Sabuhi Gafarli, esperto di relazioni pubbliche che gestisce l'organizzazione non governativa Free Person, nota che "l'elettore azero ha definitivamente perso qualsiasi fiducia nella maggior parte dei politici, e preferisce guardare programmi di intrattenimento anziché i dibattiti elettorali".
Gafarli sostiene che una normale campagna elettorale dovrebbe essere accompagnata da manifestazioni e incontri pubblici, poster elettorali per le strade e dibattiti e discorsi sui media. Ma nessuna di queste cose è finora risultata evidente ....
La tradizionale opposizione azera, che nel 2005 si unì in un singolo blocco denominato Azadlyq (Libertà), ha deciso di boicottare queste elezioni e quindi nessuno dei suoi grossi nomi, come Isa Gambar, il candidato sconfitto al turno precedente, sarà sulla scheda elettorale.
Ma l'opposizione non è neppure riuscita a cogliere l'opportunità di spiegare al pubblico perché non sta partecipando e perché non sta tenendo delle manifestazioni pubbliche. Ciò è ancora più strano se si considera che l'opposizione non ha quasi accesso alla televisione, e può comunicare mediaticamente solo attraverso i giornali dei partiti, a bassa diffusione.
Arif Hajili, leader in seconda del partito di opposizione Musavat, ha dichiarato a IWPR che le autorità cittadine di Baku si sono rifiutate di autorizzare un raduno che essi speravano di tenere nel centro della città, e hanno cancellato tutti gli incontri previsti per il prossimo futuro. Un altro leader politico dell'opposizione, Hasan Kerimli, ha detto che stavano progettando di contestare questa decisione in tribunale.
Da parte loro, le autorità municipali di Baku hanno annunciato una lista di posti dove è possibile tenere raduni. Di questi, il più vicino è lo stadio della compagnia petrolifera statale a Bibiheybat, a otto chilometri ad ovest dal centro della città.
Il Nuovo Partito azero, filogovernativo, ha tenuto il primo raduno della sua campagna in questo stadio, causando per parecchie ore ingorghi del traffico nella parte ovest di Baku. Comunque l'opposizione non è interessata a questo posto.
In giro per le strade della città ci sono pochi segni di pubblicità elettorale, perché alcune disposizioni legislative proibiscono di esporre manifesti sui muri e alle finestre di case e negozi. Delle speciali bacheche sono l'unica forma di pubblicizzazione consentita.
In questa campagna c'è anche molto meno dibattito politico in televisione, essendo stato limitato a sole tre ore settimanali lo spazio gratuito di trasmissione per tutti e tre i candidati. Secondo Gafarly, questo è insufficiente perché i candidati dell'opposizione riescano a fare passare i loro messaggi.
Al contrario Aliev si vede regolarmente nei notiziari televisivi, mentre taglia nastri rossi inaugurando ponti e parchi. Lui non ha quasi fatto campagna elettorale, delegandola perlopiù ai suoi subordinati.
L'esperto di media Zeinal Mamedli, che insegna alla facoltà di giornalismo dell'Università statale di Baku, ha detto che quelli che vengono etichettati come dibattiti televisivi sono tutt'altra cosa, dato che i candidati che partecipano non offrono punti di vista differenti sui problemi che affliggono l'Azerbaijan.
"Se i canali televisivi azeri stiano davvero cercando di organizzare dei veri dibattiti è un altra questione", ha detto Mamedli. "Sfortunatamente io non scorgo alcun desiderio di farlo".
Mehman Aliev, direttore della agenzia di stampa Turan, vicina all'opposizione, si spinge oltre: "Di che elezioni stiamo parlando se tutti gli altri sei candidati presidenziali sostengono Ilham Aliev? Lo potete vedere voi stessi, nei loro discorsi sulla televisione pubblica. Nessuno dei candidati parla di argomenti concreti. Parlano con grande cautela, come se avessero paura di offendere qualcuno".
"Io ritengo che l'Occidente sia determinato a dare altri cinque anni di governo ad Aliev, e ad ottenere quelle riforme reali di cui per un po' di tempo si è parlato".
Senza alcun serio candidato di opposizione in lizza, c'è il timore che l'affluenza sarà bassa. Ciò non invaliderà le elezioni, dato che non c'è un minimo richiesto perché le votazioni siano considerate valide, ma potrebbe ferire le autorità, ha dichiarato Arastun Orujlu, capo del Centro per le ricerche Est-Ovest di Baku. Egli ha dichiarato che le autorità sarebbero in questo modo sollevate dall'onere di falsificare il voto, ma potrebbero tuttavia alterare i dati relativi all'affluenza.
"Io non credo che il 70-80 per cento del pubblico andrà ai seggi elettorali a votare per Ilham Aliev o per un altro candidato", ha dichiarato Orujlu.
*Boyukaga Agayev è direttore del Centro d'analisi per il Caucaso meridionale e capo redattore del sito web Analitika.az
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