Centinaia di migliaia di georgiani si sono riversati nelle strade per protestare contro l'aggressione russa. Una dimostrazione di unità di fronte al mondo. La cronaca della nostra corrispondente
Il primo settembre è diventato il Giorno dell'Unità del popolo georgiano. Lo ha dichiarato il presidente Mikheil Saakashvili, lo hanno mostrato le centinaia di migliaia di georgiani che lunedì scorso si sono riversati nelle strade di tutto il Paese. Una gigantesca catena umana ha infatti attraversato i viali di Tbilisi, le strade di Gori e di Poti - dove ancora sono presenti truppe russe - le piazze e i vicoli di tutti i villaggi in Georgia.
Una grande campagna mediatica ha preceduto l'evento e per giorni la popolazione georgiana è stata invitata a partecipare alla manifestazione. Anche il Patriarca della Chiesa ortodossa georgiana, Ilia II, ha benedetto l'evento e ne ha messo in evidenza l'importanza simbolica.
Sotto il cielo coperto di una giornata di fine estate, nella sola capitale si sono ritrovati più di un milione di georgiani per mostrare al mondo intero la propria unità. "Stop Russia" e' stato lo slogan principale dell'evento, che ha voluto simbolizzare la protesta dei georgiani di fronte alla continua occupazione di parti del loro territorio da parte russa.
"La Georgia e' unita come mai prima. Siamo orgogliosi del nostro passato e dell'unità che il popolo georgiano ha espresso", ha dichiarato il Presidente Saakashvili affacciandosi da una delle finestre del Municipio di Tbilisi, in Piazza della Libertà. Dalla stessa finestra, quasi cinque anni fa, Saakashvili aveva chiamato i georgiani a protestare contro il governo dell'allora Presidente Eduard Shevardnadze, dando vita così alla Rivoluzione delle Rose che ha portato alla sua prima elezione alla massima carica dello Stato.
L'inno georgiano è stato suonato ovunque: dagli altoparlanti sistemati nelle piazze principali della città, dalle radio delle poche macchine per strada che sventolavano bandiere georgiane dal finestrino, dai negozi di dischi.
Mano nella mano c'erano persone di tutte le età: adulti e anziani ma anche gruppi di bambini e di ragazzi. C'erano i poliziotti, le commesse dei negozi, gli operai dei cantieri. Tutti alle 14 hanno lasciato per qualche ora il lavoro e sono scesi in strada.
L'evento è iniziato simbolicamente alle tre del pomeriggio, in contemporanea con la riunione del Consiglio Europeo convocata d'emergenza per discutere delle sanzioni contro la Russia. Sanzioni che non sono state accolte dagli Stati europei. E Saakashvili si è rivolto proprio ai leader dell'Unione: "Voglio dire all'Europa: guarda tutte queste persone. E' tempo per l'Europa di porgere la sua mano alla Georgia", ha dichiarato il leader della Rivoluzione delle Rose.
Georgi, 23 anni, mi spiega che sta partecipando a questa manifestazione perchè "vogliamo la libertà per il nostro Paese". Interviene David, uno studente universitario, e aggiunge che "vogliamo vivere in un Paese pacifico, senza la Russia nel nostro territorio". Anche Misha e' d'accordo, e afferma che "vogliamo far vedere alla Russia che siamo un Paese unito nelle difficoltà".
Mentre sventola una grande bandiera georgiana, Tiko mi dice che "in questo momento non importa la visione politica che ha ciascuno di noi, ciò che importa è che ci mostriamo uniti". Il furgoncino della Fanta che distribuisce gratuitamente bibite ai manifestanti ci interrompe. "Vogliamo mostrare al mondo come la popolazione georgiana è unita per difendere il proprio Paese" riprende Eka che, insieme a Tiko, sta cercando di organizzare un'unica lunga fila della catena.
In alcuni tratti infatti ci sono addirittura cinque file distinte, in altri la fila e' unica ma le persone sono poche e devono allungare le braccia per tenersi l'una con l'altra, in altri ancora ci sono grandi raggruppamenti di persone senza un ordine definito.
La catena ininterrotta più lunga e' stata quella nella regione di Kakheti: lunga quaranta chilometri, ha coinvolto decine di migliaia di persone collegando Telavi a Gurjani.
20.000 persone si sono prese per mano a Gori. Una catena umana lunga quattro chilometri che portava dalla città natale di Stalin al check-point russo di Karaleti, dove inizia la zona-cuscinetto istituita intorno ai confine della regione secessionista dell'Ossezia del Sud e sorvegliata dai soldati russi.
Il giorno dopo la grande manifestazione di solidarieta' nazionale, il ministero degli Esteri georgiano ha consegnato una nota verbale ai diplomatici russi di Tbilisi in cui ha comunicato la decisione da parte delle autorità georgiane di interrompere le relazioni diplomatiche con Mosca. Dalla capitale russa, la Georgia ha già ritirato i propri diplomatici lasciando aperti solo gli uffici consolari. Anche l'Ambasciata russa a Tbilisi ha chiuso i battenti. E insieme a questa, anche la speranza di un possibile dialogo e di negoziati a favore della distensione nelle relazioni tra i due Paesi.
*Programme Officer, UNHCR Georgia. Le opinioni espresse nell'articolo sono da attribuirsi unicamente all'autrice e non riflettono necessariamente la posizione dell'UNHCR
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