Il 25 novembre in tutto il mondo è stata celebrata la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Molte le iniziative anche nei paesi del sud est europeo
25 novembre 1960. Tre sorelle, Minerva, Maria Teresa e Patria Miraball vengono torturate, stuprate e uccise dai servizi segreti militari di Santo Domingo, nel 1960 sotto la dittatura di Trujillo, per aver deciso di recarsi al carcere in visita ai mariti, prigionieri politici. Ogni 25 novembre si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, per non dimenticare e per sollevare l'attenzione sui milioni di donne che nel mondo ancora oggi subiscono violenza, tra le pareti domestiche e fuori casa, che vengono comprate e vendute come oggetti, violentate e torturate nel quadro di strategie di guerra.
Cosa avviene in occasione di questa celebrazione, nei paesi del sud est europeo? Il binomio "stupro" e "Balcani" rimanda, nella memoria collettiva internazionale, al ricordo delle violenze sessuali di massa subite dalle donne in Bosnia Erzegovina, durante la guerra. A distanza di dieci anni dalla fine del conflitto, esiste ancora una forte tendenza al silenzio rispetto a ciò che è avvenuto, alle conseguenze di lungo periodo, al numero di vittime, al numero di bambini che nacquero a seguito delle gravidanze imposte alle donne stuprate. Dalle parole di Jasmila Zbanic, giovane regista del film "Grbavica - Il segreto di Esma" vincitrice dell'Orso di Berlino nel 2006 e di Bakira Hasecic, dell'Associazione "Donne vittime della guerra" intervistate di recente da Osservatorio sui Balcani, emergono, nonostante tutto, i tentativi di chi quotidianamente lotta per rompere il muro del silenzio. Un silenzio che in Bosnia Erzegovina, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, si è cercato di incrinare con la campagna di sedici giorni coordinata dalla Fondazione CURE . Dal 25 novembre al 10 dicembre, tappa conclusiva e Giornata internazionale per la difesa dei diritti umani, numerosi gli eventi pubblici, i seminari di dibattito, le manifestazioni in piazza. Per parlare della violenze subite nel periodo bellico ma anche della violenza che oggi si "consuma", quotidianamente, negli spazi interni ed esterni al nucleo familiare.
Anche nella confinante Croazia diverse le iniziative a supporto di questo importante appuntamento internazionale. La zenska oltre a realizzare momenti di dibattito ed eventi pubblici, ha partecipato attivamente ad un incontro avvenuto il 23 novembre presso la sede del Parlamento croato. Temi centrali alcune proposte significative: la riforma della legge che persegue penalmente la violenza sessuale, il rafforzamento della tutela delle vittime di tale violenza e l'avviamento di importanti programmi di prevenzione. Oggi, 30 novembre, a Zagabria si tiene il Tavolo di lavoro dal titolo "Donne per la pace" che vede la presenza della "Rete per la pace", rappresentanti dell'ufficio pari opportunità del Governo croato e il "Centro per gli studi sulla pace", per affrontare il tema del ruolo delle donne nel percorso di pacificazione nel paese e nella realizzazione degli obiettivi 2006-2010 fissati dall'agenda politica nazionale nell'ambito delle pari opportunità.
In Macedonia l'Unione delle organizzazioni delle donne di Macedonia SOZM , membro dell'ICW-CIF (International Council Women) ha attivamente partecipato alla campagna di quest'anno, che localmente ha preso il nome "La violenza ha diversi volti!". Durante i dieci giorni di campagna sono stati previsti 40 tra dibattiti e spazi di discussione in molte città del paese, rivolti anche alla popolazione femminile tra i 14 e i 21 anni, sul tema della violenza sessuale e sugli strumenti di riconoscimento e prevenzione nei diversi ambiti della società macedone.
Oltre ad essere tema di discussione nelle iniziative legate alla giornata internazionale, le questioni legate al raggiungimento della parità tra sessi in Albania sono anche oggetto di approfondimento accademico. L' "Institute for Gender Studies" dell'Università di Tirana, che fa parte del Regional Network for Gender/Women's Studies in South East Europe ha inaugurato lo scorso 17 novembre l'avvio di un master della durata di due anni, realizzato in collaborazione con la rappresentanza in Albania dell'UNDP (United Nations Development Programme) e la danese Roskilde University. Con il master si intende avviare un percorso che promuova la parità tra sessi e il rafforzamento del ruolo della donna nella società, in quanto fattori essenziali di uno sviluppo sostenibile, utilizzando pratiche internazionali adattate al contesto locale.
In Serbia, il womenngo.org di Belgrado ha coordinato le iniziative che si sono susseguite in diverse città del paese. Dalla performance organizzata il 25 novembre in Piazza della Repubblica a Belgrado "La vedete la violenza sulle donne?", realizzata dal'associazione "Donne al lavoro", all'organizzazione di diversi seminari dedicati alla discussione del tema della violenza sulle donne con studenti e studentesse universitarie del paese. Alcune associazioni serbe hanno inoltre partecipato attivamente ad eventi internazionali di spessore, tra esse il "Centro autonomo delle donne" che ha presenziato alla conferenza paneuropea di Madrid del 27 novembre, dal titolo "La campagna del Consiglio d'Europa per combattere la violenza sulle donne, inclusa la violenza domestica", organizzata dal Consiglio d'Europa in cooperazione con le autorità spagnole.
L'esistenza di attività di cooperazione tra soggetti istituzionali e non, tra Balcani e paesi europei, nel percorso comune di risoluzione di problemi legati alla violenza sulle donne e alla loro marginalizzazione all'interno della società di appartenenza, emerge anche dallo spaccato offerto dal database del portale di Balcanicooperazione. Nell'ambito delle relazioni territoriali, costruite nel tempo tra regioni, province, comuni e molteplici soggetti italiani con omologhi dell'altra parte dell'Adriatico, prendiamo ad esempio alcuni interventi nel settore delle politiche di genere. L'azione della Provincia autonoma di Trento a Kraljevo (Serbia) per affrontare il problema della violenza sulle donne, nonché il progetto che in Albania e Kosovo coinvolge media locali affinché offrano maggiore spazio informativo alle tematiche di genere femminile. Il progetto di sostegno delle donne per una maternità sicura, realizzato in Albania dalla Regione emilia-Romagna e l'intervento di assistenza domiciliare realizzato sul campo da associazioni femminili locali, attuato della Regione Friuli-Venezia Giulia in Bosnia Erzegovina . Esempi che dimostrano la volontà di affrontare le necessità di questi paesi ma che al contempo lasciano aperti, nel settore specifico, molti spazi di co-sviluppo futuro.
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