Il commosso ricordo della propria insegnante delle elementari. Fatta con la nostalgia di chi ha dovuto attraversare l'Adriatico. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
“Sai chi ho incontrato oggi? Ed abbiamo anche preso un caffè insieme?”, mi ha chiesto un'amica d’infanzia, un po’ di tempo fa, durante una delle nostre conversazioni telefoniche che uniscono le nostre voci e pensieri attraverso l'Adriatico, tra Italia ed Albania.
“Allora, chi hai incontrato?”, ho insistito io. “La nostra insegnante di prima elementare, Neza Qoku, ricordi?”, mi ha risposto la mia amica.
Ero incredula. Non solo perché ormai erano passati più di 34 anni da me scolara alla elementari, uno spazio temporale che ci separa da tante persone care della nostra vita, ma anche perché vi era la distanza geografica che separa noi emigranti, ormai da anni, dalla terra madre. Un elemento in più che complica tutto e rendeva le parole della mia amica irreali, diverse da quelle solite delle nostre chiacchierate. E non posso negare, parole che hanno suscitato in me un senso di invidia.
Non potevano in ogni caso lasciarmi indifferente ed hanno smosso un ritorno repentino al passato, alla memoria di una persona per me così particolare, l'insegnante della prima elementare. Chi del resto si è dimenticato della propria o proprio insegnante della prima elementare?
E' stata quella donna così preparata, affettuosa e premurosa – una seconda mamma per tutti noi – ad insegnarci a scrivere e leggere. Ma la signora Neza non ci insegnò solamente a riconoscere in maniera meccanica e rigida le lettere, a saper distinguere e scandire vocali e consonanti, per poi riprodurre fonemi, parole, frasi, interpretare un pensiero o fare un dettato; e non si limitò a farci eseguire correttamente le varie operazioni matematiche: i suoi insegnamenti erano sempre collegati direttamente alla vita, fin dai nostri primi passi, compiuti grazie ai suoi insegnamenti con grande consapevolezza.
Non so se è stata proprio la mia generazione – quella degli anni ’80 in Albania - ad essere un po’ particolare. Forse sì: perché è stata una generazione che assistette in maniera potenzialmente attiva al passaggio da un sistema politico e sociale ad un altro. E questo non significava poco.
Ad ogni modo, la preparazione professionale degli insegnanti e dei professori albanesi di quei tempi - il sistema d’istruzione era considerato un pilastro importante della società e della vita del paese - rimangono nella memoria, nel rispetto e nella stima di migliaia di noi.
Io spero e mi auguro, che anche gli insegnanti di oggi, vengano ricordati a distanza di tempo dai loro ex-alunni, con la stessa intensità di affetto, gratitudine e rispetto, come quello che noi adulti conserviamo per i nostri. E che chiunque possa, nel caso in cui a distanza di tempo qualcuno gli chieda dei propri insegnanti, rispondere con orgoglio: “Sì, ho avuto la fortuna e l’onore di essere stato suo alunno!”
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