Armi chimiche siriane: ci pensi l'Albania

6 novembre 2013

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Gli Stati Uniti hanno ufficialmente richiesto all'Albania che sia quest'ultima a provvedere alla distruzione dell'arsenale chimico consegnato dalla Siria di Assad. Il primo ministro Edi Rama sta però esitando a dare il via libera: la questione dei rifiuti sta da anni suscitando polemiche in Albania e il suo governo ha appena approvato una moratoria che vieta l'importazione di rifiuti tossici nel paese.

In visita a Parigi lo scorso 4 novembre il ministro degli Esteri albanese Ditmir Bushati ha confermato a Le Monde che Washington avrebbe interpellato sulla questione Tirana. “Ma non abbiamo preso alcuna decisione in merito” ha precisato il ministro “non siamo neppure entrati al livello delle discussioni tecniche”.

Per ora non sono filtrati ulteriori dettagli. L'Albania offrirebbe seri vantaggi: la sua vicinanza permetterebbe un trasporto rapido via mare ed esperienza nello smantellamento di tale tipo di armi. Nel 2007 è stata la prima nazione a distruggere tutto il suo stock di armamenti, accumulati durante il periodo comunista. Gli Stati Uniti in quel caso avevano supervisionato e finanziato l'operazione con 35 milioni di euro.

Il problema per Tirana è che occorre fare in fretta: la data limite per lo smantellamento dell'arsenale, attualmente messo sotto sigillo dall'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, è fissata per il 30 giugno 2014.

Divenuto primo ministro lo scorso 15 settembre, il socialista Edi Rama intende seguire l'orientamento euroatlantico dell'Albania, ma non vuole confondere l'opinione pubblica albanese, dopo aver vietato l'importazione di rifiuti tossici come primo provvedimento dalla sua entrata in carica.

“L’Albania post-comunista non è stata mai molto attenta sulle questioni ambientali. Sarebbe totalmente sbagliato dire sì ora, a solo poche settimane dal divieto imposto dal nuovo governo. Questo creerebbe molta confusione”, spiega Albert Rakipi, direttore dell'Istituto albanese per gli affari internazionali.

“Considerate le deboli capacità amministrative delle nostre istituzioni e l'alta pericolosità dell'arsenale siriano, si rischia il disastro”, ha affermato Blendi Kajsiu, uno dei rappresentanti dell'Alleanza contro l'importazione dei rifiuti (AKIP).

Del resto l'esplosione di un deposito di munizioni a Gërdec nel 2008, che causò la morte di 26 persone e il ferimento di centinaia è nella memoria di tutti. Un'azienda americana vi stava distruggendo in partenariato con il ministero della Difesa le munizioni che vi erano ammassate.

Link: Le Courrier des Balkans