Sali Berisha

Il premier albanese propone la costruzione di una centrale nucleare in Albania. Il primo partner strategico a cui indirizza la sua richiesta è il governo Berlusconi. Esperti e analisti interpretano la proposta come una boutade, gli ambientalisti rilanciano le fonti alternative

06/06/2008 -  Marjola Rukaj

Da qualche mese al dibattito sull'obsoleto sistema energetico albanese e le strategie di gestione delle continue crisi si è aggiunta anche l'opzione dell'energia nucleare, una novità assoluta con cui da mesi politici e mondo mediatico si trovano alle prese tra euforia e incredulità . La notizia è giunta in pieno inverno, qualche mese fa, mentre i media albanesi aggiornavano gli utenti con i messaggi della KESh (Corporazione energetica Albanese) sui nuovi orari di interruzione dell'elettricità. A pronunciarla niente meno che il premier Sali Berisha, il quale, mentre argomentava la proposta, affermava di aver già trovato la società disposta a occuparsi della costruzione e della gestione tecnica.

Una centrale nucleare in Albania non era mai stata presa in considerazione, e dato che tale strategia non veniva neanche vagamente espressa nel lungimirante programma del governo, in molti tra analisti e politici non l'hanno ritenuta degna di dibattito. Dall'opposizione è giunta qualche voce discorde, che invitava a chiedere il consenso agli albanesi tramite referendum, mentre la maggior parte l'ha interpretata come una delle numerose trovate drastiche e creative del premier, da aggiungere alla lista dell'"Albania 1 euro", o alla "Tolleranza 0" che ha proibito alle barche private di navigare nelle acque territoriali albanesi per combattere l'emigrazione clandestina.

Berisha però ne sembra convinto, e noncurante degli scettici si è spinto oltre, affermando pubblicamente l'avvio della preparazione dell'infrastruttura necessaria alla costruzione di una centrale nucleare, con tanto di invio della documentazione da esaminare alla Commissione per l'Energia Atomica con sede a Vienna.

Il premier ha annunciato il suo intento di introdurre il nucleare in Albania con lo scopo di porre fine una volta per tutte alle crisi energetiche che periodicamente affliggono il paese. Nonostante negli ultimi anni siano stati concessi decine di permessi di costruzioni e ricostruzioni di termo e idro-centrali i risultati stentano a vedersi nel breve periodo, mentre lo stesso premier ha definito il sistema attuale come "instabile e insufficiente poiché dipendente dalle condizioni atmosferiche".

Il nucleare, invece è stato a lungo elogiato per la sua stabilità, l'enorme potenziale produttivo che soddisferebbe il fabbisogno d'energia dell'Albania e farebbe ritornare il paese agli anni in cui i macchinari non ancora arrugginiti delle centrali albanesi riuscivano a esportare energia all'estero. Entusiasta a dismisura il premier ha anche individuato una zona strategica dove poter costruire la centrale, proprio nei pressi di Durazzo, per la sua diretta accessibilità ai trasporti internazionali.

Inizialmente Berisha ha affermato di essere in trattative con la compagnia americana Westinghouse, che avrebbe interesse a costruire la centrale albanese, ma poi è stato menzionato un anonimo consortium franco-svizzero, e infine anche l'italiana Camuzzi Spa i cui esperti, secondo la stampa albanese, si sono già recati sul posto a esplorare il terreno.

"Colmerà il vuoto lasciato dalla centrale in Bulgaria chiusa prima dell'adesione del paese all'UE", ha ribadito Berisha, coniando quello che sta diventando uno slogan quasi di orgoglio nazionale: "Far diventare l'Albania una piccola potenza energetica". Berisha non ha perso occasione, nei vari incontri con i politici del sud-est europeo, per invitare anche i vicini balcanici ad aderire al progetto, e a posizionarsi nella lista dei beneficiari della centrale albanese che risolverà i problemi di tutti.

Per ora sono arrivate le preoccupazioni dalla Grecia, e una vaga disponibilità da parte del Montenegro secondo quanto riportano i media albanesi. Reazioni inaspettate sono arrivate invece dal lontano Iran che accuserà i paesi occidentali di usare "due pesi e due misure" in caso venisse accolta la richiesta dell'Albania di costruire una centrale nucleare. Ma, nonostante la prontezza delle azioni del premier, in Albania il nucleare non è stato preso sul serio e in molti lo definiscono un paradosso.

Diversi giornalisti ed economisti si sono chiesti sulla possibilità di pensare a un progetto del genere, che oltre a impiegare lunghi anni di iter burocratici, che non è detto abbiano esito positivo, costerà al paese un investimento pari almeno alla metà del suo PIL, facendo diventare l'impresa palesemente insostenibile.

È questo il motivo per cui Berisha ha iniziato a cercare partner disponibili tra i vicini più potenti, primo fra tutti l'Italia. Nel corso dell'ultima visita di Romano Prodi in Albania, e di alcuni rappresentanti dell'ENEL, i segnali di collaborazione sono stati per lo più interpretati in sostegno, anche se celato, dell'iniziativa nucleare di Berisha. Con il nuovo governo Berlusconi, le richieste di Berisha sembrano trovare un appoggio diretto, reso evidente dalle parole del ministro Giulio Tremonti durante la campagna elettorale, quando ha affermato l'intenzione dell'Italia di puntare sul nucleare in Albania o in Montenegro.

La risposta di Berisha, più che positiva, è arrivata dalle pagine del "Corriere della Sera", in un'intervista del 29 maggio: "Nucleare, Po faleminderit!" (Nucleare, sì grazie), perché "l'Albania è un paese aperto a chiunque" e "non si deve negare agli albanesi la possibilità di usufruire di questa immensa risorsa". E se l'Italia non vorrà, Berisha è deciso a fornire al proprio paese una centrale nucleare cercando accordi con altri partner.

L'intervista rilasciata al "Corriere della Sera" è stata tradotta, riassunta e interpretata dalla maggior parte dei media albanesi. "Sembra - sostiene Fatos Lubonja - che il nostro premier non si preoccupi più di tanto dell'energia per gli albanesi, ma dell'energia da destinare all'Italia, offrendo il terreno dove costruire la centrale". Dopo diverse concessioni di TEC (termocentrali) a carbone, di investimento italiano e greco, che Berisha ha zelantemente sostenuto come "energia pulita", in Albania tra ambientalisti e giornalisti si ha la sensazione di vedere il proprio paese trasformarsi in terra di riciclo di strutture antiquate, o di impianti che nessuno vuole in casa propria. "Il nostro premier si impegna a usare la terra albanese più o meno come la camorra ha usato la Campania, una terra dove deporre i rifiuti del ricco Nord, per far arricchire i camorristi", denuncia Lubonja.

Dal canto suo Berisha giustifica la sua determinazione a introdurre l'energia nucleare con il fatto che tale tipo di energia è "la più sicura che si conosca". Inoltre egli ha più volte ribadito che la centrale adotterà tecnologie di quarta generazione, per ora non ancora disponibili.

L'incidente degli ultimi giorni alla centrale di Krsko, in Albania ha fatto riflettere sui gravi rischi di una centrale nucleare e ha risvegliato il recente fantasma di Gerdec e la totale irresponsabilità dimostrata in ambito di sicurezza e controlli. Con il nucleare, lo stesso atteggiamento, che non è affatto un'eccezione nella storia recente albanese, avrebbe una portata ben più tragica da cui non rimarrebbero immuni neanche i vicini per ora favorevoli.

Nel frattempo gli esperti e gli ambientalisti continuano a riempire le pagine dei giornali con proposte di strategie di ricostruzione delle strutture attuali, o dell'utilizzo dell'energia alternativa per la cui produzione secondo molti l'Albania sarebbe il paese ideale.


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