Franco Frattini e Sali Berisha (archivio)

Franco Frattini, vice presidente della Commissione europea, annuncia a Tirana l'avvio dei negoziati per la liberalizzazione dei visti Schengen. Cogliendo media, politici e opinione pubblica albanese di sorpresa

12/03/2008 -  Marjola Rukaj

La liberalizzazione dei visti Schengen per i cittadini albanesi era da tempo solo uno slogan da promessa elettorale che tutti i partiti politici puntualmente includevano nei loro programmi elettorali, per il resto era tacitamente considerato da tutti un traguardo lontano, e poco realizzabile. La notizia dell'avvio dei negoziati tra la Unione Europea e l'Albania lo scorso 7 marzo, ha colto infatti di sorpresa e increduli i media e i politici albanesi che per qualche giorno hanno smesso di pubblicare bilanci e analisi critiche che tendono a vedere l'Albania a tinte spesso più scure rispetto alla realtà.

Solo i primi giorni del mese è stata annunciata la visita del vice presidente della Commissione Europea, Franco Frattini, a Tirana, non attribuendole però particolare importanza facendola passare per una delle numerose visite di rappresentanti di organizzazioni internazionali che si recano in Albania per fare osservazioni e indicare i punti ancora lacunosi delle politiche e delle riforme albanesi. Ma è stato in seguito colto con entusiasmo quando si è saputo che la visita di Frattini questa volta avrebbe portato l'avvio dei negoziati per la liberalizzazione dei visti nell'UE per i cittadini albanesi. La stampa albanese ha commentato questa nuova tappa dei rapporti tra l'Albania e l'UE come un'acquisizione della dignità meritata da parte dell'Albania, e come un momento per smettere di essere cittadini di serie B in Europa. Nei titoli delle maggiori testate albanesi si leggeva: "Finalmente tira buon vento anche per gli albanesi", "Franco ci porta buone nuove", o addirittura "Nel 2009 senza più visti".

Il 7 marzo il discorso di Frattini, era ottimistico, tendeva a sottolineare il buon andamento e soprattutto le buone intenzioni dei politici albanesi a raggiungere gli standard necessari all'abolizione dei visti e alle altre fasi dell'integrazione europea del paese. "A quanto pare questa sarà una primavera felice per l'Albania" ha affermato Frattini. "Oggi vi viene inviato un forte messaggio di fiducia. L'Albania merita il nostro apprezzamento per i progressi fatti", ha proseguito Frattini cogliendo l'occasione di chiarire che i prossimi negoziati con l'Albania rientrano nelle politiche di avvicinamento dell'UE con i Balcani Occidentali, sottolineando però che non vi sarà alcuna promozione in blocco, ma ogni paese verrà premiato a seconda del proprio progresso e dei propri dati.

Il premier albanese Salì Berisha, ha definito il giorno della visita di Frattini un "giorno storico per l'Albania e i cittadini albanesi che dall'uscita del paese dall'isolamento comunista più ferreo che si sia mai visto, si trovano vittime di un calvario burocratico che taglia i ponti con l'Europa a cui gli albanesi fermamente aspirano". Soffermandosi con molto entusiasmo sulle politiche e i programmi di riforma che il governo albanese intende applicare, Berisha ha assicurato che il suo governo "farà tutto il possibile per adempiere tutte le condizioni che l'implementazione della piena liberalizzazione dei visti richiede". Frattini ha posto grande fiducia nelle parole di Berisha, affermando che "se si avrà la volontà politica, e vedo che al governo non manca, si avrà la liberalizzazione in tempi molto veloci", intendendo con ciò una data imprecisa entro la presidenza Barroso, nel 2009.

Nonostante il grande entusiasmo della notizia che si è valsa le prime pagine di tutti i giornali albanesi, sono state numerose le note scettiche di chi annoverava le condizioni che sono dei presupposti necessari all'attuazione di tale liberalizzazione. "Migliorare gli elementi di sicurezza dei documenti d'identità, lotta alla criminalità, e all'emigrazione clandestina, difendere adeguatamente le frontiere, è questo che vi si chiede" ha sintetizzato Frattini.

Il premier Berisha affermando che tutto ciò rientra nei programmi intrapresi o da intraprendere a breve da parte del governo albanese ha promesso che tutto sarà pronto per il 2009. Le condizioni includono tra gli altri oggetti sempre ricorrenti anche questioni spinose che per ora non si è stati in grado di risolvere. I documenti d'identità rimangono un tasto dolente da ben 3 legislature in Albania. Berisha ha promesso che provvederà a fornire i nuovi passaporti biometrici, oltre a quelli ad alto livello di sicurezza in vigore dal 2006. Ma rimane la questione delle carte d'identità che dalla caduta del regime sembra siano diventate un concetto molto relativizzato nella società albanese. E' un tema molto discusso che torna in auge prima di ogni processo elettorale quando di volta in volta viene determinato il documento che sostituirà le carte d'identità mancanti, con sistemi però che lasciano enorme spazio a speculazioni.

Oltre alle carte d'identità è altrettanto problematico il rilevamento effettivo delle residenze dei cittadini albanesi che nei documenti, nella maggior parte dei casi, non rispecchiano gli spostamenti, le grandi migrazioni interne, e neanche l'emigrazione verso l'estero tanto che spesso cittadini che vivono da anni all'estero senza più legami rilevanti con il paese d'origine continuano a essere considerati come regolarmente residenti in Albania. Ma Berisha ha garantito che il suo governo sta provvedendo a fornire nuovi documenti tra cui anche le carte di identità. Inoltre nell'illustrare il progresso albanese in questo ambito egli ha sottolineato la digitalizzazione dell'anagrafe, il controllo integrato dei punti di frontiera che per ora si trovano solo a una fase iniziale ma che "si espanderanno progressivamente nei prossimi mesi".

Per la prima volta sembra che Berisha voglia anche mettere ordine nel caos edile che ha invaso dappertutto il paese, inserendo un nuovo sistema di strutturazione degli indirizzi, mentre per ora i numeri civici e i CAP sono per lo più delle convenzioni inventate dai cittadini. Quanto alla lotta alla criminalità cui Berisha associa immancabilmente il suo slogan "Tolleranza Zero" egli ha definito i suoi risultati "palesi", e ha promesso tutta la disponibilità dell'Albania a collaborare in temi di lotta comune contro l'illegalità, le estradizioni, ecc.

Lo scorso 7 marzo ha indubbiamente portato molto ottimismo in Albania, ma anche traguardi più concreti e nuovi obblighi il cui adempimento mette i politici albanesi davanti a un difficoltoso cammino che tutti si augurano abbia buon esito entro il 2009.


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