La vendetta di sangue in Albania esiste e le sue vittime devono essere tutelate. Anche da parte delle autorità che nei vari paesi europei concedono l'asilo. Un drammatico caso di cronaca sta a dimostrarlo
Operazione Colomba , il Corpo Nonviolento di Pace dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, apprende da fonti giornalistiche albanesi dell’omicidio di Indrit Pepa, ventisettenne ucciso il 6 settembre 2018 a Mamurras nella prefettura di Kurbin, per vendicare il ferimento di Azis Markola, commesso da Pepa nel 2013. Ricercato per l’omicidio di Indrit Pepa è Agron Markola, fratello di Azis Markola.
Dal 2013, a seguito del tentato omicidio nei confronti di Azis Markola, conclusosi con il ferimento alle gambe di quest’ultimo, la famiglia di Indrit Pepa ha vissuto autoreclusa per paura di subire una vendetta.
Nel 2015, inoltre, Indrit Pepa si era recato in Germania come richiedente asilo, dichiarando che in Albania era in pericolo di vita. Sempre secondo fonti albanesi, "dopo un anno e mezzo la vittima sarebbe stata rimpatriata". Per lo Stato tedesco, infatti, l’Albania è un paese sicuro.
Nell’aprile scorso, a seguito dell’omicidio di Mario Majollari a Tirana, Operazione Colomba ha denunciato la mancanza di protezione a persone e famiglie in vendetta di sangue. A seguito dell’omicidio di Indrit Pepa, Operazione Colomba rinnova la sua preoccupazione per la mancata adozione a livello nazionale e internazionale di misure atte a tutelare e garantire il diritto alla vita delle persone coinvolte nel fenomeno della vendetta di sangue.
Operazione Colomba rinnova il suo appello alle istituzioni statali affinché si impegnino ad agire per eliminare il fenomeno e per tutelarne le vittime.