Tirana Ekspress: destinazione futuro

Come vi è venuto in mente di creare Tirana Ekspress?

Negli ultimi 12 anni ho vissuto all'estero. Sono andato via prima della fine del liceo. A Roma dove ho studiato fagotto, poi a Brema. Ad Amburgo ho lavorato in un centro socio-culturale come assistente del direttore della cultura. Le storie degli altri ragazzi sono simili: siamo quasi tutti trentenni nati a Tirana, abbiamo viaggiato e vogliamo condividere i frutti delle nostre esperienze. Facciamo tutti anche altri lavori: Andri ha studiato giurisprudenza a Bologna e gestisce un'attività privata, Delina è laureata in economia alla Bocconi e ora lavora per la Banca Nazionale d'Albania, Zhujeta ha studiato lingue e ha aperto un ostello. Lo staff è a dimensione variabile, conta su un core team di circa dieci persone; ognuno ha una funzione che dipende dalla proprie competenze: ingegneri del suono, fotografi, baristi.

Cosa pensi della scena musicale albanese?

In Albania la musica alternativa praticamente non esiste. Qui la gente non va a sentire le cose se non le ha già sentite a casa. Quelli che hanno cominciato a suonare negli anni Novanta ora sono tutti dediti al commerciale: sono in tv, nelle giurie di Voice of Albania, hanno il loro club dove suonano le cover, nessuno fa pezzi suoi. Non è un male di per sé, ma a noi non interessa. Noi valorizziamo il lato creativo, promuoviamo le novità e le sperimentazioni. Ogni anno dall'Università delle Arti di Tirana escono decine di potenziali artisti. Cosa fanno? Dove vanno? Alcuni di loro trovano un posto nelle orchestre. Ma gli altri?

Di che vive il Tirana Ekspress?

Con il bar paghiamo gli artisti, il sound sistem, i dj. E soprattutto l'affitto del locale e le tasse: dal punto di vista fiscale è un'attività commerciale in piena regola. Ma noi vendiamo solo per stare aperti e per fare le nostre politiche culturali. La ristrutturazione del nuovo locale è stata realizzata con il nostro fondo cassa, abbiamo fatto una colletta. Certo, nell'altro posto non pagavamo l'affitto...

Godete di sostegni istituzionali?

Non siamo un posto istituzionale, ma i nostri rapporti con le istituzioni sono buoni, alla tedesca – sorride Bruno – il ministero della Cultura ci sostiene, con il sindaco di Tirana non abbiamo il miglior rapporto ma collaboriamo. Poi ci sono i sostenitori internazionali, talvolta tramite le ambasciate: particolarmente interessati al nostro lavoro sono gli italiani e gli austriaci. Speriamo tutti che il nuovo governo faccia quello che ha promesso e lavori sugli investimenti alla cultura: la società albanese ha bisogno di musica, teatro, libri, arte, ne ha bisogno come il pane. La cultura dominante è televisiva, qui in Albania stiamo facendo i vostri stessi errori. Assuefazione....

Il vostro rapporto con la politica?

Tutto è politico. Anche la musica lo è. Dal momento che tutto è frutto di una scelta, anche noi siamo politici. Ma siamo apartitici. Durante la manifestazione contro le armi chimiche io ero in piazza, certamente non come Tirana Ekspress, come singolo. Ho parlato con i ragazzi e ho detto: se volete fare una discussione nel merito avete il posto. C'è la paura di venire etichettati e c'era paura che il Tirana Ekspress che ospita i movimenti si sarebbe esposto a questa identificazione. Ma noi siamo semplicemente un posto aperto. È questo il concetto che deve passare.

C'è chi ha osservato che il nuovo posto è privo dell'anima della vecchia sede...  

Il vecchio spazio è stato distrutto perché vi costruiranno un nuovo boulevard e i nuovi ministeri. Non ci hanno detto nulla, hanno cominciato a distruggere i magazzini vicino a noi con le ruspe e i bulldozer. E' stato uno shock. In un primo momento siamo riusciti a fermarli, ma poi abbiamo capito che non avevamo più tempo. Abbiamo pensato: se il Tirana Ekspress non funziona, si dimentica... non possiamo permetterlo. Volevamo mantenere i nostri contatti, le nostre idee, senza un posto dove portarle avanti si sarebbero disperse. Così abbiamo iniziato a cercare. Dal momento che nessun posto sarebbe stato come quello di prima, abbiamo pensato: perché non vicino al centro? Non volevamo andare al bllok. Ma questa è una buona posizione: siamo in Rruga George Bush, di fianco al Parlamento albanese! – ridiamo forte entrambi – e poi ci siamo portati dietro lo spirito e la legna – prosegue Bruno accarezzando orgogliosamente le pareti.

I giovani albanesi cominciano a immaginare il loro futuro in Albania. Da quanto desumo vale anche per i ragazzi del Tirana Ekspress...

Personalmente non so cosa farò. Quello che è certo è che il cambiamento generazionale è giusto: tra un paio di anni voglio trovare un ragazzo nuovo che abbia la forza, il tempo... Le generazioni sono veloci: tra 4/5 anni speriamo che io abbia una famiglia e che non abbia più tempo per fare queste cose...