La violenza domestica in Armenia è purtroppo ancora socialmente accettata. Ma per fortuna, anche le istituzioni, stanno iniziando ad affrontare il problema. La storia di Gayane
La felicità familiare di Gayane, venticinquenne di Yerevan, è durata poco, non più di un mese. Poi sono seguite giornate piene di pestaggi e umiliazioni.
"Avevo solo 22 anni quando ha proposto di sposarmi. Siamo stati fidanzati per due anni ed eravamo molto innamorati. Ero convinta avremmo avuto una bella famiglia dato che anche la madre del mio fidanzato aveva ben accolto la nostra relazione e ci sosteneva in ogni cosa", racconta Gayane, aggiungendo che non ha aspettato molto a rispondere alla domanda di matrimonio ed ha subito detto sì: si sono sposati e sono andati in luna di miele.
"Siamo rientrati a casa due settimane dopo ed ho iniziato a non riconoscere più mio marito. È cambiato immediatamente. Mi ha vietato di incontrare i miei amici, di far visita alla mia famiglia. Prima non lo aveva mai fatto. Pensavo fosse geloso, all'inizio era una sensazione anche piacevole, ma in pochi giorni mi sono resa conto che di fatto ero segregata in casa. Ho chiesto di parlarne. Non ho detto nemmeno una parola che mi ha colpita duramente con uno schiaffo".
Gayane aggiunge che quello schiaffo, comparato con tutte le altre forme di violenza subite poi dal marito, lo avrebbe ricordato in seguito come una carezza.
"Non potevo dire la mia su niente. Qualunque cosa dicesse dovevo obbedirgli. Se dicevo qualcosa che lo infastidiva, iniziava immediatamente a picchiarmi. Violenze sempre più crudeli. Una volta mi ha picchiata con una sedia così forte che una delle sue gambe si è rotta. Un'altra volta mi ha gettato addosso un tavolo e ci è stato sopra in piedi, un'altra ancora mi ha colpita con un ferro da stiro... potrebbe sembrare che io stia raccontando un episodio di un film dell'orrore, ma purtroppo è la mia vita", afferma la donna.
A Gayane era vietato raccontare ai propri genitori cosa stesse accadendo: quando questi le facevano visita doveva avere vestiti che coprivano i lividi, sorridere e non parlare della loro vita famigliare, altrimenti lui minacciava di ucciderla.
Allora ha cercato aiuto dalla suocera, per ricevere protezione dalla violenza. La risposta ricevuta è stata shoccante. "Le ho detto che mi avrebbe uccisa, di aiutarmi, che non avevo più forza e lei mi ha risposto che la violenza era un segno d'amore e che si doveva essere solo felici del fatto che il proprio marito ti picchiasse. 'Se ti picchia significa che ti ama molto. È perché è geloso, è nervoso perché sei molto bella. E quando smetterà di picchiarti ricordati che significa che non ti ama più', diceva".
Dopo queste parole Gayane si è resa conto che se avesse continuato a vivere in quella casa ne sarebbe uscita solo da morta. Ha deciso allora di scappare. Ha preso le poche cose necessarie, le ha messe in uno zaino e di notte, mentre sentiva che suo marito e la suocera dormivano profondamente ha indossato una giacca sopra al pigiama, ha aperto con cautela la porta ed è fuggita.
"Vivevamo al terzo piano. Ho corso in punta di piedi, per non fare alcun rumore, e poi sono fuggita in strada. Ho trovato a fatica un taxi che mi ha portata a casa di un'amica".
A Gayane non piace parlare della vita che è seguita. Dice solo che ha fatto richiesta di sostegno psicologico, ha divorziato dal marito e che ora prova a rimettere assieme i cocci.
Si viene uccise in casa
Il numero di violenze domestiche in Armenia sta aumentando, e questo dato potrebbe essere legato ad una loro maggiore emersione. Resta il fatto che più del 15% degli omicidi avviene all'interno delle mura domestiche. "È una questione da non sottovalutare", afferma Zaruhi Hovhannisyan, attivista della "Coalizione per fermare la violenza contro le donne”.
Hovhannisyan racconta che la linea d'emergenza telefonica istituita dalla sua organizzazione riceve più di 5000 chiamate ogni anno e, verificando varie fonti, sarebbero state 50 negli ultimi anni le donne vittime di femminicidio: uccise dai loro partner, mariti od ex mariti.
La risposta delle istituzioni
L'esistenza del problema è riconosciuta anche a livello istituzionale. Nel settembre 2017 il ministero della Giustizia dell'Armenia ha presentato una proposta di legge sulla “Prevenzione della violenza domestica e la protezione delle vittime di violenza domestica”. Quest'ultima per garantire una base legale alla prevenzione della violenza domestica, per assicurare protezione e sicurezza per le vittime di violenza domestica e accesso alla giustizia: tutte materie non regolate nella legislazione allora vigente.
Dopo una serie di discussioni ed emendamenti la legge è stata approvata nel dicembre 2017 con il titolo “Prevenzione della violenza domestica, protezione delle vittime di violenza domestica e recupero della solidarietà in seno alla famiglia”.
Nelly Duryan, a capo del dipartimento della polizia armena che si occupa di violenza domestica, sottolinea che la polizia ha registrato più di 1500 casi di violenza domestica dopo l'entrata in vigore della nuova legge. Casi registrati in particolare a Yerevan, la capitale, seguita poi dalle regioni di Ararat e Armavir. Il numero inferiore di casi è stato registrato nella regione di Vayots Dzor.
Il governo ha manifestato l'intenzione di non fermarsi alla nuova legge ma di mettere in cantiere anche altre riforme su questo tema. "Il ministero del Lavoro e degli Affari sociali dell'Armenia è molto motivato soprattutto nel campo della protezione delle donne dalla violenza domestica e nella prevenzione di quest'ultima", ha dichiarato Zaruhi Batoyan, ministra del Lavoro e degli Affari sociali nell'incontrare una delegazione guidata da Rachel Denber, vice-direttrice della sezione dell'Asia centrale dell'organizzazione Human Rights Watch. La ministra ha inoltre sottolineato l'importanza della collaborazione con le istituzioni internazionali che si sono affermate in questo campo dato che il loro contributo è ritenuto fondamentale per affrontare questa questione così complessa .
Batoyan ha aggiunto che recentemente il governo ha approvato una proposta di legge formulata dal suo ministero che dovrebbe dare avvio all'istituzione di case protette per persone soggette a violenza domestica e a sostegno economico a favore di chi è vittima di violenza domestica.
Dal febbraio di quest'anno sono attivi in Armenia sei centri di crisi dedicati a questa tematica che hanno dato sostegno sinora a più di 180 casi. I dati segnalano come nella maggior parte di questi si sia trattato di casi di violenza fisica.
Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!