In Azerbaijan i diversamente abili per ottenere il proprio sussidio devono presentare almeno un referto medico all'anno. Ma ora molti centri pubblici di riabilitazione sono stati chiusi a causa del covid-19 e molti sono rimasti quindi senza cure e senza sostegno economico pubblico
(originariamente pubblicato da Global Voices , il 25 aprile 2021)
Nel settembre 2020, il ministro del Lavoro e della previdenza sociale dell’Azerbaijan ha imposto tagli drastici ai contributi per i diversamente abili, all’interno di un pacchetto di misure che punta, secondo fonti ufficiali, a “contenere le false disabilità”.
Le misure impongono che solo le persone che necessitino di almeno un ricovero annuo potranno beneficiare dei contributi governativi. Queste devono presentare i referti di dimissione alle autorità competenti per poter ottenere i loro sussidi.
La misura, già controversa, è stata peggiorata dalle restrizioni del covid-19 imposte dall’Azerbaijan, che hanno decretato la chiusura temporanea dei centri di riabilitazione in tutto il paese al fine di ridurre i contagi.
Di conseguenza, molti azeri con disabilità sono momentaneamente impossibilitati a dimostrare che sono diversamente abili poiché non sono in grado di poter accedere alle cure in quanto gli ambulatori medici sono chiusi.
I contribuiti governativi sono l’unica fonte di sostegno per molti cittadini diversamente abili. Si calcola che più di 7mila cittadini azeri siano rimasti senza i loro contributi di disabilità dal mese di settembre, secondo statistiche fornite dal ministero stesso.
In un’intervista risalente al settembre 2020, la responsabile dei rapporti con la stampa per l’agenzia di Stato per le competenze mediche e sociali e per la riabilitazione, Gulnar Azizova, ha dichiarato alle autorità che i centri di riabilitazione sarebbero stati riaperti una volta rimosse le restrizioni per il covid. Il 19 marzo scorso, le autorità azere hanno esteso il regime di quarantena fino a giugno.
Questi impedimenti hanno indotto nei primi giorni di marzo molte famiglie a protestare davanti alla sede del ministero del Lavoro e della Previdenza sociale per chiedere la reintroduzione dei contributi.
Le madri che si sono rivolte ai giornali locali fuori dall’edificio del ministero hanno dichiarato che rivogliono i centri di riabilitazione aperti, i contribuiti reintegrati, e sussidi aumentanti per colmare gli ostacoli posti dall’attuale situazione economica.
Nel marzo 2020, la relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti delle persone diversamente abili, Catalina Devandas ha avvertito che “poco è stato fatto per fornire alle persone con disabilità assistenza e supporto necessari per proteggerli durante la pandemia covid-19 tutt’ora in corso”. Devandas ha aggiunto che gli stati dovrebbero dedicarsi ai bisogni delle persone con disabilità, adottando misure addizionali per “garantire la continuità dell’aiuto” per questo gruppo che già affronta discriminazioni strutturali all’interno della proprie comunità.
Una raccomandazione sottolineata da Devandas è stata quella di aumentare l’aiuto economico per questa comunità per coprire i bisogni primari, come la consegna del cibo o delle medicine a domicilio.
Senza la possibilità di accedere al contributo governativo, molti cittadini diversamente abili si sono rivolti alle famiglie chiedendo un aiuto e hanno effettuato trattamenti di riabilitazione in cliniche private.
La 58enne Refail Veten-Das Quliyev, insegnante di Fisica in pensione, ha commentato su Facebook: “Molti problemi seri di salute mi hanno costretta a ricevere le cure presso un centro di riabilitazione privato. Nonostante i molti tentativi, i centri pubblici di riabilitazione non mi hanno risposto. Per non fare la stessa fine di Malik Abbasov [un uomo disabile che è morto nel marzo 2021], con il supporto dei miei amici e della mia famiglia sto ricevendo cure preso il centro medico riabilitativo Surakhani. Lo staff è gentile e premuroso. Le cure sono all’altezza. Sono persone professionalmente preparate. I pazienti ricevono attenzioni speciali. La mia dottoressa, la signora Sevinj, è ben preparata, professionale e competente, e rispetta la sua professione. Lei è interessata alla salute dei suoi pazienti e continua ad interessarsi man mano che vengono curati".
Secondo le normative nazionali, gli azeri con disabilità e i pazienti allettati hanno diritto ad accedere al servizio di assistenza medica domiciliare promosso dal governo. Tuttavia, questo non è in larga parte organizzato e disponibile nel paese: lo si sottolinea nel rapporto nazionale del novembre 2020 sull’impatto del covid-19 sulle persone anziane e sui caregivers realizzato dalla Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFRC).
Dal report si evince inoltre che l’accesso ridotto agli ospedali, alle parafarmacie, ai servizi d’emergenza e ai policlinici è stato soprattutto sofferto dalle persone anziane con malattie croniche e dalle persone diversamente abili.
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