Balcani occidentali di nuovo a rischio visti
12 settembre 2013
Votato oggi dal Parlamento europeo il meccanismo che rende possibile la reintroduzione temporanea dei visti in casi di emergenza. Anche se non sarà applicato così facilmente, i Balcani occidentali si sentono presi di mira
Oggi il Parlamento europeo ha votato a maggioranza (328 a favore, 257 contrari e 46 astenuti) l’introduzione del meccanismo di ripristino temporaneo dei visti in situazioni di emergenza e nel caso di abuso del sistema in vigore. Nella fattispecie, la nuova misura adottata dal Parlamento europeo si riferisce all’aumento considerevole del numero di richieste di asilo. Tra i paesi più coinvolti nella possibilità di reintroduzione dei visti, nonostante il numero di richiedenti asilo sia calato dall’inizio dell’anno, ci sono Serbia, Macedonia e Bosnia Erzegovina (paesi che godono del regime agevolato di visti o cosiddetta lista bianca di Schengen).
La clausola di sicurezza può essere introdotta su richiesta di uno o più paesi membri che hanno visto aumentato considerevolmente (oltre il 50%) il numero dei richiedenti asilo, poi in un secondo tempo la Commissione europea con l’aiuto di Frontex produrrà un rapporto sulla situazione. Nel caso in cui il rapporto dovesse confermare la denuncia del paese richiedente, il meccanismo potrà essere applicato per un periodo iniziale di sei mesi con la possibilità che venga prolungato di altri nove mesi.
Nonostante non sia così scontato che il meccanismo venga applicato e nonostante esso resti in vigore solo fino al 2016, quando appunto gli stati membri perderanno il diritto di limitare lo spazio Schengen, molti parlamentari dalle file dei Socialdemocratici, verdi e liberali hanno cercato di fare muro contro questa decisione del Parlamento europeo, salutata con favore dalla commissaria europea per gli Affari Interni Cecilia Malmström che la ritiene un'eventuale "misura estrema" di controllo delle richieste di asilo.
Tra i più strenui critici del nuovo meccanismo di controllo delle frontiere spicca l’eurodeputata Tanja Fajon . A seguito della votazione, l’eurodeputata slovena, da sempre attenta alla libertà di movimento dei cittadini dei Balcani occidentali, ha dichiarato: “Il Partito popolare europeo, insieme con le forze populiste e conservative del Parlamento europeo ha mostrato per l’ennesima volta di non avere alcun riguardo per la sicurezza dei cittadini europei e per la libertà di movimento, che sono uno dei fondamentali diritti umani”.
Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l'Europa all'Europa.