Un particolare del ponte Alessandro III, a Parigi (wallyg /Flickr)

(wallyg/Flickr)

Lo sdegno Ue a fronte dei provvedimenti anti-rom in Francia si profila come tempesta in un bicchier d'acqua. Niente sanzioni per Parigi, ha deciso la Commissione europea. I rom con passaporto comunitario potranno fare ricorso. Ma le espulsioni continueranno

22/10/2010 -  Alvise Armellini Bruxelles

Niente sanzioni per la Francia.

La Commissione europea ha deciso di non aprire un procedimento legale sulle espulsioni dei rom, prendendo per buone le assicurazioni del governo d'Oltralpe, che ha promesso di adattare la legislazione nazionale, accogliendo tutte le garanzie procedurali previste dalla direttiva Ue sulla libera circolazione.

Adieu alla procedura d'infrazione

Sul piazzale della cattedrale di Notre-Dame a Parigi (Alain Bachellier /Flickr)

“Per il momento, la Commissione europea non darà seguito alla procedura d'infrazione contro la Francia decisa dal collegio dei commissari il 29 settembre” ha annunciato lo scorso 19 ottobre la responsabile Ue per la Giustizia, Viviane Reding.

A prima vista, si tratta di una clamorosa retromarcia per la commissaria lussemburghese, che circa un mese fa aveva scatenato la furia del presidente francese Nicolas Sarkozy, paragonando la sua politica alle deportazioni dei nazisti.

Agendo sulla base di precise direttive da parte dell'Eliseo, a partire dalla fine di luglio la polizia francese ha cominciato a smantellare sistematicamente i campi irregolari dei rom, distribuendo decreti di espulsione ai soggetti ritenuti “pericolosi” e offrendo agli altri 300 euro a persona, più 100 euro a minore, per rimpatri “volontari” in Romania e Bulgaria.

La Ue in clamorosa retromarcia

Una strategia che ha destato l'allarme delle organizzazioni non governative e che ha suscitato le critiche quasi immediate del Vaticano e di un comitato di esperti delle Nazioni Unite. Bruxelles è intervenuta solo a settembre, quando un sito ha pubblicato una circolare interna del ministero dell'Interno di Parigi che sbugiardava clamorosamente le affermazioni pubbliche delle autorità francesi.

Il documento ordinava ai prefetti di smantellare “prioritariamente” i campi rom, malgrado il ministro dell'Immigrazione Eric Besson avesse negato solennemente l'esistenza di qualsiasi profilatura etnica nella politica francese. Reding reagì dichiarandosi “scandalizzata,” e denunciando una situazione “che pensavo l'Europa non avrebbe più dovuto testimoniare dopo la Seconda guerra mondiale”.

I 27 frenano sul secondo ricorso legale

Viviane Reding, vicepresidente della Commissione Ue e Commissaria alla Giustizia, diritti fondamentali e cittadinanza (European Parliament /Flickr)

Ma ora è stata ricondotta a più miti consigli. Già il 29 settembre, Bruxelles decise di risparmiare alla Francia un procedimento per discriminazione razziale, una sanzione minacciata da Reding che avrebbe rappresentato una vera e propria onta per il Paese che ha dato al mondo i valori della Rivoluzione francese.

Ora i rappresentanti dei 27 nell'esecutivo Ue hanno deciso di soprassedere anche sul secondo possibile ricorso legale contro Parigi, prendendo atto che la Francia ha rispettato un ultimatum che le imponeva di comunicare entro il 15 ottobre quali misure avrebbe preso per mettersi in riga.

Da Parigi una "replica costruttiva"

“Sono felice di constatare... che la Francia ha risposto positivamente, costruttivamente e tempestivamente alla richiesta della Commissione,” ha abbozzato Reding.

In pratica, grazie all'intervento Ue la Francia dovrebbe garantire ai rom con passaporto comunitario la possibilità di ricorso contro la loro espulsione. Ma la sostanza non cambierebbe: i rimpatri di Sarkozy andranno avanti.


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