Una delle questioni rimaste in sospeso dall'anno scorso in Bosnia Erzegovina riguarda la riforma della legge elettorale. Dato l'ostruzionismo di alcuni partiti e l'incapacità di trovare un accordo, è molto probabile che a breve l’Alto rappresentante in BiH Christian Schmidt imponga la riforma
Lo scorso 19 dicembre l’Alto rappresentante in BiH Christian Schmidt ha lanciato un avvertimento, chiedendo ai politici bosniaco-erzegovesi di adottare alcune modifiche tecniche alla legge elettorale “entro due o tre settimane”, altrimenti lo avrebbe fatto lui. Due giorni dopo, il Partito di azione democratica (SDA), attualmente all’opposizione, ha presentato al parlamento una proposta di modifica della legge elettorale. La proposta prevede, tra l’altro, di utilizzare nuove tecnologie nelle operazioni di voto, compresi gli scanner per le schede elettorali, e di ampliare le competenze della Commissione elettorale della BiH (CIK), affidandole il compito di nominare e destituire i presidenti e i vicepresidenti dei seggi elettorali, i quali verrebbero scelti tra i candidati non affiliati ad alcun partito politico. Attualmente i presidenti e i vicepresidenti dei seggi vengono proposti dai partiti politici.
Le modifiche alla legge elettorale presentate dall’SDA sono state adottate dalla Camera dei rappresentanti dell’Assemblea parlamentare della BiH il 29 dicembre. Ora il nuovo testo di legge, per entrare in vigore, deve essere approvato nella stessa versione anche dalla Camera dei popoli dell’Assemblea parlamentare. I due principali partiti della coalizione di governo a livello statale – l’Unione dei socialdemocratici indipendenti (SNSD) e l’Unione democratica croata della BiH (HDZ BiH) – hanno però già annunciato che anche alla Camera dei popoli, dove hanno la maggioranza, voteranno contro la nuova legge elettorale.
Nei giorni scorsi l’Alto rappresentante ha condotto una serie di consultazioni con gli esponenti dei partiti di governo a livello statale e della Federazione BiH, nello specifico con Dragan Čović, leader dell’HDZ BiH e con i rappresentanti dei partiti della cosiddetta “trojka” [composta dal Partito socialdemocratico (SDP), dal movimento Popolo e giustizia (NP) e da Naša stranka (NS)]. Schmidt ha incontrato anche Irena Hadžiabdić, presidente della CIK, e Željko Komšić, presidente della Presidenza tripartita della BiH. Nel corso degli incontri si è discusso in particolare dell’adozione delle riforme necessarie per rafforzare l’integrità del sistema elettorale e dell’importanza della CIK nel prevenire brogli elettorali.
L'ostruzionismo di Dodik
Le reazioni delle forze politiche della Republika Srpska all’annuncio di un nuovo intervento legislativo di Schmidt non si sono fatte attendere. Per la leadership della RS, guidata da Milorad Dodik, è inaccettabile che l’Alto rappresentante imponga una nuova normativa in materia elettorale o qualsiasi altra legge. I politici della RS non riconoscono l’autorità di Schmidt, ritenendo illegittima la sua nomina poiché non è stata confermata all’unanimità dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
La compagine di governo, guidata da Dodik, ha annunciato di voler adottare una nuova legge elettorale della RS. Se ne è discusso nel corso di un incontro tenutosi lo scorso 8 gennaio a Banja Luka. Stando a quanto riportato dai media, all’incontro si è parlato anche di come restituire alla RS le competenze in materia elettorale. Sono stati invitati anche i rappresentanti dell’opposizione (SDS, PDP e la lista “Per la giustizia e l’ordine”), i quali però, come annunciato in precedenza, hanno boicottato i colloqui, ritenendo che l’annuncio di Dodik di voler introdurre una nuova legge elettorale della RS sia mero populismo e inganno.
Durante l’incontro è stata concordata una versione “provvisoria” del testo della nuova legge che – come ha spiegato Nenad Stevandić, presidente dell’Assemblea popolare della RS – verrà sottoposta all’esame dei rappresentanti dei partiti rappresentati in parlamento. Parlando con i giornalisti al termine dell’incontro, Stevandić ha affermato che non vi è dubbio che l’adozione di una nuova legge elettorale della Republika Srpska trova fondamento nella Costituzione. Per Stevandić, la nuova legge della RS sarà la migliore normativa elettorale nel paese perché prevede un sistema di monitoraggio digitale delle operazioni di voto. Il presidente del parlamento ha criticato l’opposizione, affermando che quelli che hanno disertato l’incontro non rispettano le istituzioni della RS, e quindi sostengono Schmidt e la sua prassi di imporre leggi.
A fargli eco è stato Radovan Višković, premier della Republika Srpska, dichiarando che l’organizzazione delle elezioni comunali e di quelle a livello dell’entità (per il rinnovo dell’Assemblea popolare e per eleggere il presidente della Republika Srpska) “rientra nelle competenze” della RS.
Qualche giorno dopo, Nebojša Vukanović, deputato dell’opposizione, ha pubblicato la proposta della nuova legge elettorale della RS, evidenziando come il testo della proposta sostanzialmente coincida con quello della legge elettorale della BiH, con la differenza che le competenze della CIK sono state trasferite alla commissione elettorale della RS. Un’altra novità – come ha sottolineato Vukanović – riguarda il meccanismo di finanziamento: la proposta prevede che le risorse necessarie per organizzare le elezioni vengano stanziate nel bilancio della RS e quelle per le retribuzioni dei membri delle commissioni elettorali nei bilanci comunali.
Annunciando la nuova legge elettorale della Republika Srpska, Dodik ha affermato che l’iter legislativo verrà avviato in via d’urgenza, precisando che la proposta non riguarda le elezioni per la Presidenza tripartita né quelle per la Camera dei rappresentanti della BiH.
La questione delle competenze
Gli esperti sottolineano che l’organizzazione delle elezioni non è mai stata prerogativa delle entità, quindi non si può parlare di un ripristino delle competenze. Alcuni analisti hanno richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica sulle disposizioni della legge elettorale della BiH che prevedono che le commissioni elettorali delle due entità vengano create in conformità a quanto previsto dalle leggi delle entità, sempre però rispettando la normativa a livello statale. Quest’ultima prevede infatti che sia la Commissione elettorale della BiH a stabilire le competenze delle commissioni elettorali delle due entità.
Secondo quanto previsto dall’Annesso 3 dell’Accordo di Dayton e dalla legge elettorale della BiH, per quanto riguarda l’organizzazione e lo svolgimento delle elezioni, la parola fine spetta alla CIK. Stando alla normativa vigente, la CIK ha il compito di coordinare, monitorare e regolare le attività di tutte le commissioni elettorali nel paese, di convalidare le liste elettorali e di verificare e aggiornare il registro degli aventi diritto.
L'ambasciata statunitense a Sarajevo ha affermato che “qualsiasi tentativo della Republika Srpska o di un’altra entità amministrativa di livello inferiore [a quello statale] di appropriarsi illegittimamente delle competenze dello stato rappresenta una violazione dell’Accordo di Dayton e delle leggi della BiH”. Gli Stati Uniti si sono detti pronti a reagire ad ogni azione dei politici bosniaco-erzegovesi contraria all’Accordo di Dayton e alla Costituzione della BiH, anche sostenendo le decisioni dell’Alto rappresentante volte a contrastare tali azioni.
L'Alto rappresentante Christian Schmidt ha dichiarato che la tendenza a mettere in discussione l’ordinamento costituzionale e giuridico e la democrazia comporta delle conseguenze. Schmidt ha esortato la coalizione guidata dall’SNSD a non agire a danno della Republika Srpska e dei suoi cittadini, sottolineando che l’approvazione di una riforma della legge elettorale della BiH che possa rafforzare l’integrità del sistema elettorale porterebbe benefici a tutti.
L'opposizione della Republika Srpska ha a più riprese criticato l’intenzione di Dodik di creare una commissione elettorale della RS, affermando che “l’SNSD non vuole che le elezioni siano eque e trasparenti”. Anche l’SDA ha accusato Dodik di minare l’ordinamento costituzionale e giuridico della Bosnia Erzegovina. La Commissione elettorale della BiH non ha voluto commentare la vicenda.
Tra le reazioni degli esponenti della trojka spicca quella di Nerin Dizdar, membro del gruppo di lavoro per le modifiche della legge elettorale della BiH. Dizdar ha affermato che le pretese di Dodik sono prive di ogni fondamento giuridico, ricordando che esistono già istituzioni incaricate di implementare la normativa elettorale.
Secondo alcuni analisti, a giudicare dalle azioni di Dodik e dalla dura retorica a cui ricorre negli ultimi mesi, soprattutto da quando è stata avviata un'azione penale contro di lui, sembra che il leader dell’SNSD abbia intrapreso la strada della secessione. Anche i rappresentanti della comunità internazionale in BiH esprimono seria preoccupazione per le affermazioni di Dodik e per le iniziative portate avanti dalle istituzioni della RS. In una delle sue recenti dichiarazioni, Michael Murphy, ambasciatore statunitense a Sarajevo, ha messo in chiaro che Washington intraprenderà azioni concrete di fronte ad un eventuale tentativo di distruggere le Bosnia Erzegovina e l’Accordo di Dayton.
Milorad Dodik, nella sua retorica, come anche nelle sue azioni, gode del pieno sostegno di tutti gli alti funzionari e decisori politici del suo entourage, da Željka Cvijanović, membro della Presidenza tripartita della BiH, a Radovan Višković, premier della RS, e Nenad Stevandić, presidente dell’Assemblea parlamentare della RS.
Se l’Alto rappresentante decidesse di introdurre le annunciate modifiche alla legge elettorale della BiH, non sarebbe il suo primo intervento volto a incidere sul sistema elettorale. Il 2 ottobre 2022, giorno in cui si sono tenute le elezioni generali in BiH, Christian Schmidt ha introdotto alcuni emendamenti alla normativa elettorale della BiH e alla Costituzione della Federazione BiH riguardanti la formazione degli organismi di potere eletti a suffragio indiretto. Poi nell’aprile del 2023 Schmidt ha deciso di apportare ulteriori modifiche alla Costituzione della FBiH, presumibilmente per facilitare la formazione del governo federale, nonché di emendare il Codice penale della BiH per prevenire brogli elettorali.
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