Sono giorni di campagna elettorale in Bosnia, giorni in cui domina il nazionalismo. Ma cos'è la guerra? Eldin Kurbašić, in poche parole su Facebook, è riuscito a spiegarlo
Rullano i tamburi in Bosnia Erzegovina. Siamo in piena campagna elettorale e come ogni anno i leader politici suonano le trombe del nazionalismo. Ricominciano le scaramucce che ad ogni elezione innervosiscono le ambasciate, mandano in fibrillazione il paese, e contribuiscono a perpetuarne l’immagine negativa.
In questi giorni la crisi è stata scatenata dalla Republika Srpska che ha indetto un referendum, due settimane prima delle elezioni amministrative, sulla Festa nazionale della RS. Quest'ultima cade il 9 gennaio, ricordando il 9 gennaio 1992, quando la Republika Srpska fu fondata. Tale data era stata precedentemente ritenuta incostituzionale dalla Corte Costituzionale della Bosnia Erzegovina, in quanto discriminava i non serbi.
La decisione di organizzare un referendum è una sfida diretta alla Corte Costituzionale. La comunità internazionale ha cercato di reagire, rivelandosi però disunita ed inefficace. La Serbia dal canto suo è intervenuta in modo ambiguo, dando di fatto carta bianca a Dodik. I veterani del conflitto degli anni ’90 sono tornati a chiedere di poter condurre esercitazioni militari con munizioni vere, in risposta ad un’esercitazione congiunta di polizia serba e polizia della Republika Srpska... In breve tempo le schermaglie da un lato e dall’altro si sono intensificate, la retorica si è fatta più calda.
La gente normale segue le notizie, confusa, indecisa sul da farsi, la maggioranza silenziosa tace di fronte alle grancasse dei partiti nazionalisti, e anche di quelli non nazionalisti, che oramai hanno capito che per vincere alle elezioni, l’unica è quella di essere più realisti del re, e quindi tenere l’elettorato in stato di mobilitazione permanente.
E' in questa confusione che Eldin Kurbašić ha deciso di dire la sua. Eldin è di Sarajevo, classe 1975, fu reclutato quando ancora non aveva 18 anni, entrò a far parte delle unità speciali dell’Armija della Repubblica di Bosnia Erzegovina, e venne ferito in uno degli ultimi combattimenti del conflitto.
Eldin, nel 2008 si trasferì in Norvegia, ma pochi anni dopo, nonostante avesse un lavoro ed avesse ottenuto la residenza permanente, preferì tornare a vivere a Sarajevo. A Sarajevo ha messo in piedi un’agenzia turistica, ma con grandi difficoltà.
Su Facebook Eldin parla spesso degli anni del conflitto e delle sue esperienze, che evidentemente hanno lasciato un segno su di lui, nonostante l’aspetto cortese e gioviale.
La settimana scorsa, con un semplice post su Facebook, Eldin ha spiegato “alle teste calde” cosa voglia dire la guerra. Un vero e proprio “manuale per principianti” dal “punto di vista del soldato”. Eldin ha voluto condividere la sua esperienza personale, senza copiare da nessuno. E lo ha fatto con poche parole, dirette e brutalmente dure.
- “I tuoi genitori guardano la collina devastata da migliaia di granate. E sanno che tu sei lì. In azione. Mentre guardano, pregano che tu torni a casa, anche al prezzo di rimanere invalido, basta che tu rimanga vivo.
- Non è necessario che ti colpisca un proiettile o una scheggia per morire in guerra. Basta lo spostamento d’aria causato dall’esplosione, che ti fa saltare gli organi interni. I primi sintomi sono la perdita di conoscenza e il vomitare sangue.
- Ritorni dall’azione e l’ordine che ti viene dato è di andare dalla moglie, dalla madre, e dalla figlia del tuo migliore amico e dire loro che il loro marito, figlio e padre è morto. Ti raccomando di portare con te dei sedativi e di somministrarli immediatamente, ma loro comunque cominceranno ad urlare appena ti vedono con due commilitoni e certamente non avrai il sorriso sulle labbra. E allora fermati un attimo e pensa come reagirebbero i tuoi genitori.
- Scambio di caduti. E questo è un modo veramente unico per farti andare fuori di testa. Devi girare almeno 120 cadaveri prima di trovare il corpo del tuo parente. Non entro nei dettagli.
- Scopri che il sangue che esce da un’arteria femorale, colpita da un proiettile o da una scheggia sprizza all’altezza di mezzo metro. E allora ci metti il palmo della mano di un amico, mentre con le mani cerchi di liberare la gola dalla lingua del tuo amico che rischia di soffocare per lo shock.
- Il legno di pino si spezza da solo, alla temperature di – 17°C quando tu ti trovi a fare la guardia.
- La baionetta, non la porti per scannare qualcuno. La porti per scavarti un buco nel terreno duro e gelato, nella radura (nel corso di un assalto assurdo, ordinato dai tuoi superiori, per lo più imbroglioni e dilettanti) immediatamente prima di esser seppellito dall’artiglieria nemica.
- La guerra è quando devi trascurare le proprietà nutritive della margarina, che ti viene data su una fetta di pane a colazione, perché devi spalmare la margarina sugli stivali. Dato che nella neve è più importante avere i piedi asciutti che la pancia piena.
- L’ondata di adrenalina che ti prende, mentre vieni tenuto in disparte prima di qualche azione, è costante e circa 845 volte più forte di quella che ti viene prima della tua prima esperienza sessuale.
(La lista completa dei “consigli” di Eldin si può trovare qui )
C’è dell’altro, ma Eldin si ferma qui, non senza raccomandare a chi legge di “non incitare alla guerra, se tu e i tuoi figli non siete pronti a sopportare tutto questo, 10 volte peggio.”.
Lo status di Eldin diventa in breve virale. Poche ore dopo averlo pubblicato sono già migliaia i “Like” e ben presto i portali di informazione cominciano a notarlo. Tra venerdì e sabato, il suo status viene ripreso da numerosi notiziari online, non solo in Bosnia, ma anche in Croazia e, come racconta Eldin, soprattutto in Serbia. Eldin viene definito come “la persona che ha scosso i Balcani” e il suo messaggio è indirizzato a tutte le “teste calde che invitano alla guerra”. In un’intervista per Dnevni Avaz, Eldin dice semplicemente che ha scritto lo status dedicandolo a sua figlia, il cui futuro è la cosa più importante per lui.
In qualche modo Eldin dà voce alle maggioranze che hanno provato sulla loro pelle cosa vuol dire essere parte di un conflitto. Da un momento all’altro è diventato una celebrità.
Nonostante la fama, è facile contattarlo per una birra. Ho conosciuto Eldin alcuni anni fa, e conosco i suoi sforzi per iniziare un’attività economica e una vita normale. Eldin è un po’ frastornato dalla notorietà che improvvisamente gli è caduta addosso. Dice che ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma è rimasto sorpreso dal sostegno e dagli incoraggiamenti che ha ricevuto, soprattutto dall’estero.
In due giorni, mi dice, ho ricevuto circa 800 richieste di amicizia su Facebook, ha ottenuto 8.000 "Like" ed è stato condiviso quasi 2.500 volte, sono pochi quelli che non sono d’accordo con lui. Con una nota polemica dice di aver scritto questo status anche per ricordare cosa significhi la guerra a coloro che parlano senza sapere a cosa si riferiscono e che non vivono nel paese ma continuano ad alimentare le tensioni.
Eldin ricorda quegli anni, ma ciò nonostante non odia nessuno: non molto tempo fa, è entrato in contatto con un veterano dell’esercito della Republika Srpska, sono diventati amici e hanno cercato di proporre le loro storie, di ex nemici, ora soci d’affari, come parte di un’offerta turistica. Eppure, dice Eldin, è dura iniziare qualche attività economica, soprattutto se non hai contatti o conoscenze che ti possano assicurare il lavoro. Chissà dice, se questo non funziona, forse è davvero ora di lasciare la Bosnia per sempre….
Uno status su Facebook è una goccia nel mare. Ma in questo, caso, la goccia nel mare, grazie ai social media, diventa una doccia fredda sulle teste calde. Le parole dure e dirette di Eldin, ci ricordano che in ogni guerra, come disse Bertolt Brecht, “fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente”.
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