Il 3 giugno si è tenuto presso il Parlamento europeo un evento in ricordo di Alexander Langer, fondatore dei Verdi italiani, eurodeputato, eco-pacifista a lungo impegnato per una soluzione del conflitto nei Balcani
"Alexander Langer, 20 years later. A visionary witness of our time". E' questo il titolo dell'incontro organizzato presso il Parlamento europeo per ricordare la figura di Alexander Langer a vent'anni dalla morte, avvenuta il 3 luglio del 1995. La manifestazione, organizzata dal Gruppo Verde/ALE, è stata presieduta dalla presidente dei Verdi europei Rebecca Harms, dalla Segretaria generale del Gruppo, Vula Tsetsi, e da Edi Rabini, presidente della Alexander Langer Stiftung. Nel corso dell'incontro, intervallato dalla proiezione di due video di archivio di e su Langer, sono intervenuti Martin Schulz, presidente del Parlamento Europeo, il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, Claudia Roth - già co-presidente dei Grünen e vicepresidente del Bundestag tedesco, il giornalista Adriano Sofri e il deputato sudtirolese Florian Kronbichler.
I relatori hanno ricordato il ruolo avuto da Langer nel panorama politico italiano ed europeo: l'impegno parlamentare, le lotte pacifiste e a tutela dell'ambiente, la partecipazione alle iniziative in solidarietà con le popolazioni della ex Jugoslavia. Ciascun relatore allo stesso tempo ha raccontato episodi dell'incontro e, in molti casi, dell'amicizia, con Alexander Langer. Rebecca Harms ha ricordato un evento accaduto durante una manifestazione legata al disastro di Chernobyl: "A Vienna avevamo cercato di manifestare, ma la polizia ci arrestò. Ci rinchiusero in un gabbiotto per alcune ore, e Alexander trasformò quel momento in un'occasione di incontro e riflessione, nonostante la situazione. In quella 'prigione' Alex ci fece discutere attorno alle parole di Hannah Arendt: Qual è la strada della politica? Amore applicato al mondo, ci rispose".
Perseguiva politiche dal basso, ha detto Edi Rabini, presidente della Fondazione Langer, nel presentare le iniziative che si terranno quest'anno in suo ricordo: "Le idee e i percorsi indicati da Alexander sono attuali, vogliamo che il ventennale della sua morte sia un momento per ricordarlo, ma anche per riflettere. Ecco il perché della mostra che inauguriamo qui oggi dal titolo 'Alexander Langer: dal Sud Tirolo a Srebrenica' e il motivo per il quale torneremo in Bosnia Erzegovina a luglio".
Rabini si riferisce agli eventi organizzati nell'ambito dell'edizione 2015 di Euromediterranea, organizzata assieme all'Associazione Tuzlanska Amica e al Forum dei Cittadini di Tuzla, che intreccerà due ventennali: quello della scomparsa di Langer e quello del genocidio di Srebrenica.
Rabini ha fatto una panoramica delle iniziative di Langer che hanno intrecciato quelle del movimento europeo in aiuto alle popolazioni colpite dalla guerra, fino ai giorni nostri: "Importante ricordare il 'Verona Forum per la pace e la riconciliazione in ex Jugoslavia' dal quale partirono proposte come, ad esempio, l'istituzione di un tribunale per i crimini in ex Jugoslavia, la costituzione di corpi civili di pace, una piattaforma in difesa delle minoranze, il riconoscimento dell'asilo politico per i disertori".
Temi attuali, ha aggiunto Rabini, come "l'idea di Europa" su cui secondo Langer si devono basare tutti i principi, dunque politiche e azioni, della comune casa europea. "Fra le caratteristiche dell'Europa – affermava Langer in uno dei filmati proiettati nel corso dell'incontro - c'è proprio questa: la convivenza tra diversi, diverse lingue, diverse culture. In questo senso credo che sia giusto che l'Unione europea non voglia diventare il melting pot ma vuole diventare un mosaico in cui le diversità hanno il loro peso il loro posto, il loro riconoscimento".
Il presidente della Fondazione Langer ha poi letto un messaggio di Irfanka Pašagić, presidente dell'Associazione Tuzlanska Amica: "La guerra non è finita. Se non si riesce a cambiare la situazione attuale vuol dire che il genocidio paga. Le forze politiche utilizzano ancora Srebrenica in maniera strumentale ai loro obiettivi di divisione del paese, senza alcuna attenzione al dolore dei semplici cittadini. Nessuno vuole vederla tornare ad essere un luogo normale. Srebrenica deve essere città della memoria ma anche città della speranza".
L'intervento di Adriano Sofri è iniziato sulle parole che Langer pronunciò durante una seduta del PE: "A volte noi guardiamo ai rifugiati, in questo caso alle donne algerine, come a un peso per le nostre società. Invece noi dovremmo vedere con altri occhi: accogliere persone che oggi nel proprio paese non possono esercitare i propri diritti, o persone la cui vita è minacciata, accoglierli nel nostro paese, è anche un investimento [...] Aprendo le nostre porte a chi combatte per il riconoscimento dei propri diritti in senso contrario ai regimi in cui vivono, noi compiamo un investimento democratico. Quindi: apriamo le nostre porte!"
Sofri ha sottolineato la capacità di Langer di fare analisi anticipatrici, come nel 1985, quando l'europarlamentare gli disse: "Nei prossimi 15 anni si decide la sorte delle prossime generazioni". Ha ricordato poi che, solo pochi giorni prima del suicidio, Langer partecipò a Cannes alle proteste contro l'inerzia dell'Europa di fronte alla guerra nei Balcani e che, pochi giorni dopo la sua morte, avvenne a Srebrenica il primo genocidio nella storia europea dall'ultimo conflitto mondiale. Infine, Sofri ha riproposto la concretezza politica di Langer, di cui si deve raccogliere l'eredità: "Alex avrebbe sorriso alla parola 'visionario', se riferita a lui. Per lui, qualunque passo concreto per raggiungere un proposito giusto non era visionario [...] Nessuno di noi oggi deve immaginare che cosa direbbe o penserebbe Alex se fosse vivo. Dobbiamo invece dire che noi siamo vivi, e che dobbiamo pensare qualcosa".
Claudia Roth ha aperto il suo intervento ricordando quel 3 luglio: "Quando abbiamo letto il messaggio che Alex ci aveva lasciato il giorno del suo suicidio, con quella frase 'Non siate tristi, continuate in ciò che era giusto', ci siamo sentiti schiacciati, è stato un lutto terribile. Ci ha dimostrato che non è vero che tutti sono sostituibili. Tu, Alex, non lo eri". Roth ha tratteggiato poi la personalità del collega e amico: "Costruttore di ponti senza eguali, instancabile, vergognosamente diligente, parlamentare convinto e convincente, simpatico, pragmatico, francescano radicale al quale le cose vanno bene se il suo vicino non sta male". Ha concluso riassumendo in una frase un principio cardine del pensiero di Langer: "Tu ci sussurrasti la parola 'insieme'. Insieme lottare, per vivere insieme, perché solo insieme può esserci vita, sviluppo, sostenibilità e pace per tutti".
Sono seguiti gli interventi del presidente del Parlamento europeo, Martin Schultz, e del ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni. Entrambi avevano conosciuto Alexander Langer, il primo nell'aula e nei corridoi del PE, il secondo durante il suo attivismo di base in Italia. "Penso che l'emozione provata vent'anni fa al Parlamento europeo, quando arrivò la notizia della sua morte, sia ancora palpabile", racconta Schultz. "Io ero un giovane europarlamentare neoeletto, e i Verdi allora non rappresentavano il gruppo più forte, ma avevano due forti figure, Alexander Langer e Claudia Roth. Langer era un esempio, con il suo impegno continuo e infaticabile, con il suo comportamento rispettoso - dentro e fuori dall'Assemblea - degli stessi principi in cui credeva".
Paolo Gentiloni ha invece ricordato di aver incontrato Langer "negli anni '80, prima nelle manifestazioni pacifiste e poi nei neonati movimenti verdi. Io ero un attivista pacifista, mentre lui era già un dirigente politico. Era un precursore, anche su questioni che risultavano scomode al movimento stesso. Per esempio, era un difensore delle donne e del loro ruolo nella società e in politica. Ricordo quando si arrabbiò perché nella dirigenza dei Verdi c'era un numero insufficiente di donne". Ma era anche, ha continuato Gentiloni, contro il censimento etnico imposto in Alto Adige: "Allora a noi sembrava una battaglia quasi strana... ma oggi capiamo quanto avesse anticipato i tempi, se pensiamo a cosa sta accadendo in molti paesi. Per me e la mia generazione Alexander è stato soprattutto un buon esempio".
Gentiloni ha concluso lanciando un appello all'Ue, ricordando gli appelli fatti vent'anni fa da Langer affinché l'Unione si muovesse a sostegno delle forze democratiche e non nazionaliste, a difesa delle popolazioni dell'ex Jugoslavia e nella ricerca di soluzioni pacifiche alla disgregazione in atto: "A luglio saranno trascorsi vent'anni dal genocidio di Srebrenica e dalla fine della guerra. La Bosnia Erzegovina è ancora in una situazione fragile e l'Ue deve sforzarsi di più nello stabilizzare questo paese".
Il deputato Florian Kronbichler, amico di Langer oltre che autore di una biografia a lui dedicata, ha lanciato un appello rivolto alle nuove generazioni. "Considero una grande fortuna essere stato amico di Alex negli ultimi anni della sua vita. E' stato instancabile, forse non ha fatto i conti con con la fatica, la frustrazione, con la continua tensione che si crea tra idee o ideali e l'attività concreta. Nel dicembre del 1994 ci mandò una cartolina, tra le tantissime che lui mandava a tutti, con l'immagine della Fuga in Egitto della Sacra Famiglia e un messaggio: 'Anch'io proseguo nella mia fuga verso l'Egitto che non trovo'. Ma voglio lanciare un'esortazione ai giovani: confrontatevi con le idee di Langer ma non diventate langeriani... nella vostra attività politica pensate anche a voi a questo viaggiatore che cerca il 'suo' Egitto ma deve fermarsi per pensarci".
Hanno poi preso la parola Monica Frassoni, Luana Zanella, Heidi Hautala e Gianni Tamino, prima della presentazione di alcuni vincitori del Premio Internazionale Alexander Langer: Giovanna Vaccaro in rappresentanza di Bordeline Sicilia, premiata nel 2014, e l'Associazione Adopt Srebrenica, rappresentata da Merka Duraković e Nemanja Zekić, alla quale è stato assegnato il premio di quest'anno. Per dare seguito all'appello lanciato nei giorni scorsi all'Alto Commissario Federica Mogherini per la liberazione di Narges Mohammadi (Premio Langer 2009), di nuovo incarcerata in Iran, è intervenuto inoltre il marito, Taghi Rahmani. Nell'occasione è stata infine inaugurata la mostra in lingua inglese "Alexander Langer: dal Sudtirolo a Srebrenica".