Dopo 12 anni senza voto, a Mostar domenica si è tornati alle urne per le amministrative. Si sono riaffermati i partiti etno-nazionali HDZ e SDA ma gli elettori hanno gettato anche i semi di una possibile alternativa
Alle elezioni amministrative tenutesi a Mostar domenica 20 dicembre ha votato circa il 55% degli aventi diritto per eleggere il nuovo consiglio comunale, aprendo così la strada a cambiamenti indispensabili dopo una lunga impasse che per anni aveva ostacolato il funzionamento dell’amministrazione comunale.
Secondo i dati preliminari, l’Unione democratica croata della Bosnia Erzegovina (HDZ BiH) ha ottenuto il maggior numero di voti, mentre Koalicija za Mostar [Coalizione per Mostar], composta da partiti bosgnacchi, è arrivata seconda. A seguire la coalizione “BH blok” formata da due partiti di orientamento civico, il Partito repubblicano croato (HRS) e la coalizione serba “Ostajte ovdje” [Rimanete qui].
Le operazioni elettorali sono state monitorate da 1700 rappresentanti dei partiti politici e attivisti delle organizzazioni non governative che hanno denunciato alcuni casi del cosiddetto voto familiare, nonché l’impossibilità da parte degli osservatori di accedere ad alcuni seggi elettorali ma – secondo la coalizione “Pod lupom” [Sotto la lente] che riunisce diverse organizzazioni non governative – non sono stati registrati gravi incidenti né irregolarità. Tuttavia, i membri del comitato dell’HDZ BiH di Mostar sostengono che alcuni voti che sarebbero dovuti andare ai partiti croati siano stati rubati.
Alle urne si sono recati circa 53mila mostarini (su circa 100mila aventi diritto) per eleggere i loro rappresentanti tra 370 candidati, in un panorama di 31 soggetti politici, di cui 22 partiti politici, 4 candidati indipendenti, 4 coalizioni e una lista indipendente.
Il consiglio comunale
Nei prossimi giorni la Commissione elettorale centrale dovrebbe rendere noti i risultati definitivi, e allora si saprà chi saranno i nuovi 35 consiglieri comunali di Mostar che dovranno eleggere il nuovo sindaco con la maggioranza di due terzi dell’assemblea.
22 consiglieri comunali sono stati eletti in sei circoscrizioni elettorali, mentre altri 13 consiglieri sono stati eletti in un collegio unico, su base cittadina. Secondo lo statuto elettorale della città di Mostar, ogni popolo costituente deve avere almeno 4 (e non più di 15) rappresentanti nel consiglio comunale, mentre gli “altri”, cioè i cittadini che non appartengono a nessuno dei tre popoli costituenti o si rifiutano di dichiarare l’appartenenza etnica, devono essere rappresentati da almeno un consigliere.
Dopo la chiusura dei seggi, il leader dell’HDZ BiH Dragan Čović ha dichiarato che è tempo di cominciare a costruire Mostar sui valori europei, dicendosi convinto che il candidato del suo partito, Mario Kordić, sarà eletto sindaco.
“Spero che riusciremo a trovare partner per formare la maggioranza di due terzi e proteggere la posizione del popolo croato”, ha affermato Čović, sottolineando che Mostar è “la capitale” dei croati di Bosnia Erzegovina in cui si trovano tutte le istituzioni importanti per i croato-bosniaci, come l’università, gli ospedali, il teatro.
Anche il Partito di azione democratica (SDA), principale partito bosgnacco alla guida della Coalizione per Mostar, ha un suo candidato alla carica di sindaco di Mostar.
“Credo che i partiti favorevoli all’idea di una Mostar unica e indivisibile otterranno l’opportunità di eleggere il proprio sindaco. Pensiamo che Zlatko Guzin sia il miglior candidato per guidare questa città”, ha dichiarato Denis Zvizdić, vicepresidente dell’SDA, precisando che il suo partito collaborerà con quelli che si dimostreranno disposti a sostenere “cambiamenti positivi” e che “Mostar non sarà la capitale di nessuna ideologia”.
“Questa città è troppo importante, è il paradigma dello stato. Qui serve un consiglio comunale che funzioni. Non permetteremo che altre questioni si sovrappongano all’elezione del sindaco”, ha affermato Zvizdić.
La comunità internazionale
Il giorno del voto a Mostar si sono recati diversi rappresentanti della comunità internazionale, tra cui l’ambasciatore statunitense a Sarajevo, il capo della delegazione dell’UE e l’Alto Rappresentante della comunità internazionale in Bosnia Erzegovina, affermando che ora bisogna modificare il sistema elettorale per rendere i servizi comunali più efficaci e dimostrare così ai cittadini che “si è aperto un nuovo capitolo”.
La coalizione “BH blok”, formata da Naša Stranka (NS) e dal Partito socialdemocratico (SDP), ha reso noto di aver conquistato tre seggi del consiglio comunale di Mostar, definendo questo risultato come un grande successo.
“Siamo l’ago della bilancia tra i due blocchi ed è chiaro che, quando sapremo il numero esatto dei seggi ottenuti e quali saranno i rapporti di forza all’interno del consiglio comunale, prenderemo le decisioni migliori per i cittadini di Mostar”, ha dichiarato Predrag Kojović, leader di Naša Stranka, sottolineando che i rappresentanti della coalizione “BH blok” difenderanno il principio di “un cittadino un voto”, un principio che è diventato il pomo della discordia tra i principali partiti etno-nazionali in Bosnia Erzegovina.
Kojović ha ricordato anche i risultati delle elezioni amministrative tenutesi in Bosnia Erzegovina lo scorso 15 novembre, quando la cosiddetta “četvorka” – una coalizione di quattro partiti di orientamento civico, tra cui il NS e l’SDP – ha ottenuto un notevole successo, soprattutto a Sarajevo.
“Sono felice e quello che in un certo senso è iniziato a Sarajevo prosegue qui. Spero che questa si riveli un’onda inarrestabile verso il 2022 e che ci aspettino cambiamenti. So che questa non è la fine del nazionalismo, ma spero che assistiamo all’inizio della fine”, ha affermato Kojović.
Una città non amministrata
A causa del mancato svolgimento delle elezioni comunali, nell’ultimo decennio a Mostar si sono accumulati numerosi problemi, come quelli riguardanti le infrastrutture e i servizi comunali, che incidono direttamente sulla vita quotidiana dei cittadini.
Molti servizi e progetti infrastrutturali sono rimasti bloccati dal 2012 quando è scaduto il mandato dei consiglieri comunali eletti alle ultime elezioni tenutesi nel 2008.
Le elezioni del 2008 si erano svolte secondo le regole particolari imposte dall’allora Alto Rappresentante della comunità internazionale in Bosnia Erzegovina, Paddy Ashdown, regole che due anni dopo la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionali, accogliendo il ricorso presentato dai rappresentanti dei croato-bosniaci. A causa del mancato raggiungimento di un accordo tra i principali partiti politici su una nuova legge elettorale, per dodici anni i cittadini di Mostar non hanno potuto eleggere i loro rappresentanti a livello locale.
A giugno di quest’anno il leader dell’HDZ BiH Dragan Čović e il leader dell’SDA Bakir Izetbegović hanno finalmente trovato un accordo che è stato di fondamentale importanza per superare gli ostacoli che per anni hanno impedito lo svolgimento delle elezioni amministrative a Mostar. Tuttavia, questo accordo e il voto di domenica scorsa non bastano per risolvere i problemi della città. I veri negoziati e compromessi politici avranno luogo durante l’assegnazione dei seggi e l’elezione del sindaco di Mostar, ma non sarà una sfida facile dato che entrambi i grandi partiti etno-nazionali che tengono le redini della principale città dell’Erzegovina – una città rimasta etnicamente divisa – hanno i loro candidati e le loro visioni di come dovrebbe funzionare Mostar.
Nel frattempo, i media parlano della possibilità che i negoziati post-elettorali a Mostar possano essere sfruttati per condizionare la discussione su alcune questioni politiche a livello nazionale, uno scenario che rallenterebbe l’avvio dei tanto attesi progetti e riforme a Mostar.
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