Rinvio a fine agosto per il processo Karadžić. L'imputato, che intende difendersi da solo, usufruirà dei 30 giorni di tempo a disposizione per scegliere se dichiararsi colpevole o innocente. L'atmosfera a margine del processo nella capitale olandese

06/08/2008 -  Ana Ljubojević L'Aja

Anche se più dell'80% degli olandesi possiede una bici, in tempi normali il Paese non sembra il teatro di una gigantesca gara ciclistica. Negli ultimi giorni, però, all'Aja sembrava iniziato il giro d'Olanda. La città, tradizionalmente austera e sonnolenta, era percorsa da transenne bianco-rosse, dietro cui si accalcava una folla preceduta da giornalisti e cameraman. Soltanto l'assenza di bandierine lasciava intuire che il vero motivo del raduno non era quello sportivo: tutti aspettavano l'arrivo di Radovan Karadžić.

Mercoledì mattina, verso mezzogiorno, i circa duecento giornalisti accreditati hanno atteso l'apparizione di Serge Brammertz nell'anticamera del Tribunale Penale Internazionale (TPI). "L'arresto di Radovan Karadžić è immensamente importante per le vittime, che hanno dovuto aspettare troppo a lungo questo giorno", ha dichiarato il procuratore Brammertz, "È un giorno importante per la giustizia internazionale, perché dimostra chiaramente che non ci sono alternative all'arresto dei criminali di guerra".

In seguito, Brammertz ha enumerato i capi d'accusa ed ha annunciato che il suo team sta preparando una versione aggiornata dell'atto di accusa, a causa delle nuove prove raccolte negli otto anni trascorsi dalla sua ultima stesura. Rispondendo alle domande dei giornalisti, il procuratore ha confermato l'accusa di genocidio.

Il TPI ha finora condannato per genocidio soltanto il generale Radislav Krstić, comandante del Corpo della Drina dell'Esercito serbo bosniaco (VRS, Vojska Republike Srpske), per il massacro di Srebrenica.

Concludendo il suo discorso, Brammertz ha giudicato positiva la cooperazione della Serbia con il Tribunale. Ha sottolineato, però, che il Tribunale non può finire il suo mandato senza processare Ratko Mladić e Goran Hadžić, entrambi ancora in libertà.

Così, Radovan Karadžić ha passato la prima notte nel centro di detenzione di Scheveningen avendo, per citare una delle sue poesie di circa vent'anni fa, come "unico diritto la piccola finestra verso il Grande Mondo Bianco"...

Giovedì alle 16.00, accompagnato dalle guardie, Karadžić si è infine presentato davanti al giudice olandese Orie, senza avvocato. Sostenendo di avere un consigliere invisibile a guidarlo, ha esercitato il proprio diritto a non dichiararsi immediatamente colpevole o innocente rispetto ai capi d'accusa che lo riguardano. Ogni accusato ha infatti diritto ad un periodo di 30 giorni prima di fare questa dichiarazione.

La seconda apparizione è fissata quindi per il 29 agosto. Anche in questa occasione Karadžić ha manifestato il proprio zelo religioso (nel momento dell'arresto sembra stesse leggendo la Bibbia) non mostrandosi disponibile il 28 agosto (giorno dell'Assunzione della beata Vergine Maria, secondo il calendario ortodosso).

Il giudice Orie, una volta avviato il processo, sarà accompagnato dal giudice belga Christine Van den Wyngaert e dal suo collega sudafricano Bakone Justice Moloto. Orie ha avvertito Karadžić che il diritto a rappresentarsi da solo in Tribunale è un diritto relativo, e non assoluto, e che per questa condizione non sono garantiti privilegi o facilitazioni. L'ex presidente della Repubblica Srpska ha risposto che "devo difendermi da questa istituzione come da qualsiasi disastro naturale che mi minacci direttamente".

Dopo aver udito queste parole si può già immaginare un processo dove si scontrerà il pragmatismo olandese e il leggendario talento affabulatorio dei politici ex-jugoslavi, votato piuttosto all'autopromozione che all'autodifesa.

Karadžić, anche se molto più tranquillo del previsto, tenuto conto delle sue dichiarazioni sul TPI in passato, non ha mancato di fare un colpo di scena. Anche se aveva solo due minuti per leggere una sua lista di irregolarità di quattro pagine, ha affermato che era "sparito" nel 1995 in seguito a un accordo con Richard Holbrooke, ex negoziatore dell'amministrazione statunitense del presidente Clinton.

In questa "lista", in seguito pubblicata, Karadžić sostiene che per riuscire a rendere operativi fino in fondo gli accordi di Dayton, Madeleine Albright, allora segretario di Stato degli Stati Uniti, gli aveva proposto di emigrare e aprire una clinica privata in Russia, in Grecia o in Serbia.

Holbrooke stesso ha detto, in un'intervista per la CNN mandata in onda giovedì, che nel luglio del 1996 aveva ottenuto la promessa di Karadžić di rinunciare ai suoi incarichi politici. L'ex negoziatore statunitense ha tuttavia reagito duramente, con un'intervista trasmessa alla TV olandese, alle illazioni di Karadžić su di un presunto accordo in tal senso, latitanza in cambio di impunità.

In Olanda questo processo viene seguito con grande interesse. Da 13 anni l'Olanda sta infatti masticando il "boccone amaro" di Srebrenica, accusata di non aver fatto nulla per difendere la popolazione civile dell'enclave dalle forze serbo bosniache. Il pubblico si attende nuovi elementi che permettano di chiarire meglio quanto avvenuto nel luglio del 1995. L'Aja è pronta per la seconda tappa del giro.


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