Il futuro della Bosnia

23 luglio 2014

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La Bosnia Erzegovina sta lentamente entrando in una spirale di disintegrazione.

È il segnale d'allarme lanciato dall'International Crisis Group, che ha recentemente pubblicato il rapporto Bosnia's Future . Per sopravvivere, secondo Marko Prelec, direttore del Balkans Policy Research Group, “la Bosnia deve trovare nuove fondamenta. La ricerca di un accordo potrebbe richiedere anni e una lunga sperimentazione, ma bisogna iniziare”.

Il cuore del problema, secondo ICG, risiede nell'Annesso 4 agli Accordi di Pace di Dayton, cioè nella Costituzione del paese. “Dayton è un'immagine del passato, non un programma per il futuro”, ha dichiarato Hugh Pope, vice direttore per Europa e Asia Centrale. La Costituzione va cambiata creando “una federazione normale, territorialmente definita, che non assegna un ruolo speciale ai suoi popoli costituenti, ma che risponde agli interessi delle sue tre comunità [principali] e ai diritti di tutti i suoi cittadini. Le quote etniche vanno abolite.”

Il rapporto, particolarmente prescrittivo, descrive alcune possibili e concrete ipotesi di cambiamento. In particolare, ICG auspica l'abolizione dei 10 Cantoni della Federazione di Bosnia Erzegovina, una delle due entità. Le prerogative dei Cantoni potrebbero essere “suddivise tra il livello municipale e quelle dell'entità”. Allo stesso tempo, “le regioni croate dovrebbero avere una nuova forma di autonomia, mentre lo Stato dovrà ottenere nuove competenze funzionali al percorso di integrazione europea.”

Netto il giudizio nei confronti della comunità internazionale, considerata ormai “più di ostacolo che di aiuto”. L'Ufficio dell'Alto Rappresentante andrebbe dunque “chiuso”, il Consiglio di Implementazione della Pace “dissolto” e una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe accogliere questi passaggi.

L'Unione Europea, infine, è invitata ad inviare un segnale concreto di cambiamento accogliendo la candidatura della Bosnia Erzegovina, primo passo nella lunga strada verso l'adesione.

Il rapporto di ICG è ricco di spunti di interesse e ha il merito di riaprire il dibattito sul futuro costituzionale del paese, anche se non in termini radicalmente nuovi. Tra i numerosi dati che arricchiscono l'analisi, significativa è ad esempio la valutazione sulla massa di denaro investita in Bosnia dalla comunità internazionale (14 miliardi di dollari al 2010, al netto di tutte le spese “varie”, stimate in “vari” altri miliardi, e dei costi “intangibili”).

Il limite dell'analisi è che non spiega come o perché la cosiddetta šestorka, cioè i sei partiti che da anni si spartiscono il potere approfittando dell'assetto etno-politico introdotto a Dayton, dovrebbero rinunciare alle attuali prerogative a favore di un assetto “federale”. Il motivo per cui non lo hanno fatto finora è che hanno tutto da perdere, ed è difficile prevedere che lo facciano in futuro.