Nelle rubriche di quotidiani e portali web dei Balcani, ed in particolare della Bosnia Erzegovina, compaiono annunci di persone pronte a vendere i propri organi interni in cambio di denaro. Si indaga su di un commercio dettato dalla disperazione
Sui quotidiani oppure sui portali web troviamo spesso gli annunci "compro - vendo". La gente è pronta a vendere le cose più varie e interessanti. A proposito di cose interessanti nei Balcani riusciamo a trovare anche annunci interessantissimi. Ecco un esempio: "Rene in vendita a metà prezzo, 25.000 euro, possibilità di pagamento in tre rate".
Sulle pagine on line di Bosnia, Serbia e Croazia si trovano tranquillamente annunci di questo tipo, corredati da un lungo elenco di gente pronta a vendere il proprio rene. Si tratta quasi sempre di uomini. E sempre disperati: ex combattenti, disoccupati, padri e mariti che cercano di mantenere la famiglia.
Anche in Bosnia se ne trovano di vario tipo. Per mesi sul giornale "Prezent" di Cazin (vicino a Bihać) è comparso l'annuncio di un giovane uomo che vendeva il suo rene per 40.000 euro. Il veterano di guerra Dzemo Avdić, nel tentativo di pagare bollette per 3.000 euro, offriva in vendita il proprio rene. Poi troviamo altri annunci come: "Cedo rene dietro compenso, gruppo sanguigno AB, passaparola. Che Dio mi perdoni". Oppure: "Dietro compenso, pronto a cedere un rene a malati in gravi condizioni. Zero positivo, passaparola. Salute".
Il commercio degli organi in Bosnia ed Erzegovina è una cosa illegale, un crimine. Secondo la legge è possibile donare gli organi solo ai parenti.
Secondo gli esperti, da queste parti non esiste il furto di organi perché sono pochissime le squadre di medici in grado di eseguire un trapianto e quindi esiste una rara possibilità di farlo in incognito. Ma esistono sempre le reti internazionali che promettono: "Scegliete il corpo di un ragazzo o di una ragazza dell'Europa dell'est e noi vi regaleremo la vita. Per 499.000 sterline siamo in grado di spostare il vostro cervello in un altro corpo scelto da voi".
E poi capita spesso che l'attesa per un rene sia lunghissima, sicché la gente vorrebbe trovare una scorciatoia. La cosa più semplice, in questo caso, è un trapianto illegale in India.
Ma è possibile che in un ospedale della Bosnia i medici ti tolgano un rene senza dirtelo?
E' possibile che alcune ragazze spariscano e dopo mesi tornino a casa senza la milza o il rene?
Sembra che in Bosnia anche questo sia possibile.
L'anno scorso è stata avviata un'indagine da parte dell'Interpol BiH in collaborazione con la polizia europea. Un'indagine condotta appositamente sul commercio illegale degli organi. Gli ispettori della SIPA (agenzia statale di intelligence) hanno avviato l'indagine su un caso verificatosi all'ospedale di Bihač, dove nel 2004 una ragazza di Velika Kladusa rimase senza un rene sanissimo.
Si tratta di Jasmina Barjaktarević, 23 anni. Fu ricoverata all'ospedale di Bihač per alcune complicazioni di salute e le dissero che le avrebbero tolto un rene. Lei è sicurissima che si trattava di un rene sano. Ma la cosa più importante è che lei non ha mai avuto alcun documento, alcuna analisi riguardante l'operazione. La procura ancora non è riuscita a provare il fatto che il rene della ragazza fosse sano. Inoltre un altro elemento che sembra aver contribuito a tutto questo scompiglio è il fatto che la ragazza arrivò all'ospedale con il libretto sanitario di un'amica. Quindi nessun documento, nessuna conferma dell'operazione, ma il rene nel corpo della ragazza non c'è più.
Boris Grubecić, il portavoce della Procura di Stato ha confermato che sono state avviate le indagini per il caso dell'Ospedale di Bihač ma fino ad oggi non si è arrivati ad alcun processo.
Di recente si è ritornato a parlare di una storia quasi dimenticata. Nella zona tra Modrica e Doboj in Republika Srspka nel periodo compreso tra il 1994 e il 1998 sono sparite 13 ragazze, delle quali una è poi tornata a casa ma senza rene, milza e un altro organo.
Insomma c'è chi è in attesa di un rene che gli salverà la vita, c'è chi è in attesa di vendere il rene per poter mangiare. E infine c'è chi ha paura persino di andare dal medico.
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