Sarajevo, 4 mesi dopo
10 febbraio 2015
Il Parlamento della Federazione di Bosnia Erzegovina (FBiH) ha designato ieri il nuovo presidente e i due vice presidenti dell'entità.
Il voto avviene a quattro mesi dalle elezioni del 12 ottobre, al termine di una serie di schermaglie tra maggioranza e opposizioni, e potrebbe rappresentare la luce verde per la formazione prima del governo dell'entità e poi di quello del paese.
Il presidente della FBiH sarà Marinko Čavara, dell'Unione Democratica Croata della Bosnia Erzegovina (HDZ-BiH). I due vice presidenti saranno Melika Mahmutbegović, del Partito di Azione Democratica (SDA) e Milan Dunović, del Fronte Democratico (DF).
I tre candidati sono stati contestati da parte delle opposizioni. Predrag Kojović, di Naša stranka, si è pronunciato contro la candidatura di Čavara perché il neo presidente aveva recentemente partecipato ad una riunione di benvenuto organizzata per il ritorno a casa dal carcere di Dario Kordić, condannato dal Tribunale dell'Aja a 25 anni per crimini di guerra e rilasciato dopo aver scontato i due terzi della pena. L'Unione dei Socialdemocratici Indipendenti invece (SNSD) si è pronunciata decisamente contro l'elezione di Milan Dunović, che ha ricevuto solo due voti dal gruppo serbo alla Camera dei Popoli della FBiH.
La coalizione tra SDA, HDZ e DF dovrà ora affrontare lo scoglio della formazione dei governi al livello della Federazione e dello Stato.
Secondo il sistema etnico che viene applicato a (quasi) tutte le cariche pubbliche, il prossimo presidente del Consiglio dei Ministri della Bosnia Erzegovina dovrebbe essere un bosgnacco (bosniaco musulmano). La presidenza tripartita ha approvato la nomina di Denis Zvizdić, candidato dell'SDA, e la decisione è stata confermata ieri da un'apposita Commissione parlamentare.
Il parlamento dovrà però nei prossimi giorni affrontare un'altra urgenza. Giovedì 12 febbraio scade infatti il termine richiesto dall'Unione Europea per firmare l'impegno a proseguire sulla strada delle riforme, condizione per sbloccare l'Accordo di Associazione e Stabilizzazione tra Sarajevo e Bruxelles. Il presidente della Republika Srpska tuttavia, Milorad Dodik, ha chiesto che l'impegno, già firmato dalla presidenza del paese e dai leader di 11 partiti, venga prima sottoposto all'approvazione anche del parlamento dell'entità a maggioranza serba del paese.
[11 febbraio, rettifica: il portavoce dell'Unione Europea a Sarajevo, Andy Mc Guffie, ha dichiarato oggi a Osservatorio che - diversamente da quanto riportato da diversi media locali - l'UE non ha fissato alcun termine per sottoscrivere l'impegno per le riforme (AOR)]