Un ritorno a Srebrenica, alla ricerca di quanto non è solo memoria del genocidio: tra le acque curative del Crni Guber, imbottigliate e vendute in tutte le farmacie dell'ex Jugoslavia come elisir miracoloso e le voci, mai spente né confermate, di possibili corse all'oro
Nella memoria collettiva, come nell’opinione pubblica in generale, Srebrenica è sinonimo del genocidio accaduto durante la guerra degli anni '90. Avvicinandosi a questa piccola città della Bosnia orientale si passa accanto al Memoriale di Potočari, dove sono sepolti i resti di circa settemila bosgnacchi uccisi nel luglio 1995.
Interrompo il mio viaggio notturno per inchinarmi davanti alla moltitudine di lapidi bianche, come hanno fatto migliaia di persone prima di me. Ripreso il cammino, dopo pochi chilometri ritornano i ricordi della città di Srebrenica prima della guerra e dei giorni spensierati trascorsi con i miei genitori nelle terme di Guber.
Una strada conduce alla città dove incontriamo i proprietari di un ostello. Percorrendo la strada vediamo una chiesa ortodossa e tre moschee. Secondo Ismeta e Mersudin Hasanović, la coppia che ci ospita, oggi a Srebrenica convivono diecimila persone, serbi e bosgnacchi.
La sera prima della visita alle sorgenti delle ex terme di Guber, ci incamminiamo verso il centro città, pronti a immergerci tra i rumori tipici di una piacevole serata d’autunno e aspettandoci di trovare i negozi aperti e qualche ristorante invitante. Tuttavia, a parte qualche automobile, le strade sono deserte. Tutti i negozi, ristoranti e locali sono chiusi. Nonostante la città sia carina, pulita e illuminata, il buio nelle case risveglia in me il senso di tristezza per la tragedia accaduta.
Un’aria fresca e pulita, il verde, il brusio allegro e la freschezza dei ruscelli mi accompagnano lungo la strada verso le terme. Mi stupisce però la totale assenza della vita umana. Ad ogni modo, sono contenta di tornare a Srebrenica, rimasta impressa nei miei ricordi come un giardino salvifico e un sentiero serpeggiante attraverso la magnifica natura di questa parte della Bosnia Erzegovina.
Un tempo una stradina lastricata in pietra conduceva centinaia di turisti provenienti da tutta la Jugoslavia dalla prima sorgente di acqua termale, utilizzata per curare le malattie della pelle, attraverso Mali Guber, "Ljepotica" e "Sinus-voda", fino all'imponente sorgente del Crni Guber, le cui acque, amare e ferruginose, grazie alle loro leggendarie proprietà curative contro l'anemia, fino agli anni ’90 si trovavano sugli scaffali delle farmacie di tutta la Jugoslavia.
Le proprietà curative delle acque del Crni Guber furono riconosciute già ai tempi dell’Austria-Ungheria, tanto che questo miracoloso elisir veniva distribuito in tutti i territori dell’impero.
Nel corso della storia, Srebrenica ha attratto molti: i mercanti di Dubrovnik, che fondarono qui una parrocchia e costruirono una chiesa; i sassoni che dimostrarono le loro capacità scavando nelle miniere di Srebrenica, per poi stabilirsi in quest’area, e tanti altri popoli e individui alla ricerca di metalli preziosi.
Nei primi documenti scritti la città è citata con il nome latino “Argentaria”, chiamata così per la presenza di argento, per secoli garanzia di crescita e di benessere della popolazione locale.
Una tradizione secolare
"Il dottor Almir Pašagić ha prelevato campioni d'acqua dal Crni Guber per analizzarli, ed è emerso che, dopo un secolo, l’acqua ha ancora le stesse proprietà curative. La sua composizione è rimasta invariata dal 1956, quando in Jugoslavia quest’acqua, riconosciuta come curativa, si vendeva nelle farmacie”, spiega Mirko Sekulić. Accompagnato dal suo amico d'infanzia Mujo Pašić, Mirko si reca spesso nell'area delle ex terme di Guber vicino a Srebrenica.
Con il suo capanno – costruito, come afferma lui stesso, al centro della rosa dei venti provenienti dal Crni Guber, rocce vulcaniche da cui sgorgano sorgenti curative e i pendii boscosi dello Ludo brdo – Mirko sfida l'oblio, conservando la memoria dell'antica località termale. Nella casetta di legno sono esposti i suoi prodotti a base di acque ed erbe medicinali, accanto a taniche vuote, utilizzate per portare l'acqua termale ai conoscenti, senza chiedere nulla in cambio.
"Voglio aiutare le persone – precisa Mirko – perché anch’io, grazie all’utilizzo dell'acqua della sorgente del Mali Guber, ho curato un'ulcera allo stomaco. Il dottor Pašagić ha analizzato l'acqua di questa fonte, scoprendo che contiene una sostanza capace di distruggere l'helicobacter".
Lo ha confermato il dottor Almir Pašagić col suo lavoro scientifico e un libro dedicato alle acque termali di Guber. Medico di medicina generale, Pašagić non perde mai l’occasione di invitare le persone a visitare Srebrenica, offrendo gratuitamente i suoi consigli su come utilizzare l'acqua della sorgente.
"La migliore pubblicità per Guber sono i pazienti", ha affermato Pašagić in un’intervista rilasciata all’emittente N1, spiegando che "l’organismo umano non può essere allergico all'acqua di Guber, a differenza di tanti medicinali".
Il dottor Pašagić sottolinea anche la necessità di ricostruire le piscine termali e gli alberghi per permettere alle persone di godere dei benefici delle terme.
Un centro termale o una miniera?
Ad auspicare la costruzione di un centro termale a Guber è un gruppo di appassionati che vogliono garantire la sostenibilità delle sorgenti termali in quest’area. Sempre più persone sperimentano i benefici dell’acqua di Srebrenica nella cura dell'anemia, delle malattie della pelle e dei disturbi di stomaco.
La più popolare è la cosiddetta “acqua di bellezza”, che viene applicata sulla pelle, favorendone la rigenerazione. Secondo la leggenda, le donne si recavano alla sorgente di Guber nella speranza di curare le “malattie femminili” o di rimanere incinte.
Mirko Sekulić è profondamente convinto che tutto accada per una ragione: è tornato a Srebrenica nel 1995, dopo essere entrato in coma a causa di un incidente che lo ha visto precipitare nelle acque del Crni Guber con la sua auto. Proprio nello stesso luogo Mirko ha costruito il suo capanno, un luogo per promuovere la rivitalizzazione delle terme di Guber, insieme ad alcuni amici originari di Srebrenica.
Mirko è preoccupato perché l’amministrazione locale non sta facendo nulla per incentivare il ritorno a Srebrenica, ma anche per gli annunci secondo cui alcuni terreni del comune potrebbero essere venduti a investitori "controversi”, interessati non tanto alle sorgenti termali quanto allo sfruttamento dell’argento, dell’oro e del litio, materiali di cui il sottosuolo della Bosnia Erzegovina abbonda.
Nel novembre 2022, l’azienda Drina resurs, affiliata alla canadese Terra Balkanika con sede a Vancouver, ha fatto sapere di aver scoperto alcuni giacimenti di oro nell’area di Srebrenica, ad una profondità di 80 metri, nella località di Brežani, annunciando di voler proseguire le ricerche. Sono trascorsi due anni da questa "corsa all'oro", ma nessuno parla nemmeno di un potenziale investitore.
Mirko è però convinto che il progetto di estrazione dei metalli preziosi a Srebrenica sia ancora attuale. "Si acquistano terreni, si cominciano a costruire gli edifici, ma i lavori non vengono mai portati a termine – lamenta Mirko – l’intenzione è quella di occupare spazio per interventi futuri che rischiano di trasformare Srebrenica in una miniera di materie prime a beneficio dei tycoon e dei politici".
“Si è immischiata la politica, ma anche l'ignoranza. I politici vorrebbero che Srebrenica non esistesse. Primo a causa delle uccisioni: qualcuno prima o poi dovrà assumersi la responsabilità. Secondo, molti soldi destinati a Srebrenica sono spariti. Terzo, è chiaro che [la leadership al potere] si sta indebitando. Nessuno restituirà i soldi, e domani diranno: prendete Srebrenica! Vi troverete l’oro, l’argento, il litio… E quando noi ce ne andremo, non ci sarà più nessuno a protestare”.
La ricostruzione delle terme non conviene nemmeno all’industria farmaceutica. Un'azienda farmaceutica tedesca - spiega Mirko – ha già prodotto un farmaco basato sulla formula del Crni Guber, quindi sorge la domanda se la ristrutturazione delle terme sia uno scenario realistico.
Mujo e Mirko ci accompagnano al ritorno da Guber. Mujo, bosgnacco, ha perso due figli in guerra, mentre Mirko ha vissuto in esilio durante la guerra, dopo la morte della moglie, fino a quando il destino non lo ha riportato nella sua città natale. Sono amici sin dall'infanzia. "Solo la verità vincerà, allora nessuno potrà sconfiggerci”, concludono insieme.
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