Non un mero esperimento populista, ma il frutto di un fenomeno nuovo nel panorama politico bulgaro. Il sociologo Andrey Raychev analizza cause profonde e prospettive alla base del risultato elettorale dello scorso 5 luglio, segnato dal trionfo dell'"animale politico" Boyko Borisov. Un'intervista
Andrey Raychev, classe 1955, è uno dei più noti sociologi e analisti politici bulgari. Co-fondatore e co-proprietario dell'agenzia di sondaggio "Gallup International - Bulgaria", Raychev è anche co-fondatore del quotidiano "Sega". E' anche autore di vari libri tra cui "La seconda rete", "Punti di vista privilegiati" e "Cosa è successo? Storia della transizione in Bulgaria (1989-2004)".
Il risultato più importante delle elezioni del 5 luglio è la vittoria di GERB e del suo leader Boyko Borisov, che si appresta a varare il nuovo governo. Il fenomeno "Borisov" viene spesso letto dai media occidentali come "populismo carismatico". Quali sono, secondo lei, gli elementi alla base del suo fascino elettorale?
L'idea che Borisov fosse soltanto un fenomeno mediatico e populista, destinato a durare poco, rappresenta un errore di interpretazione. Un errore che gli analisti, anche bulgari, hanno continuato a ripetere a lungo. A portare fuori strada commentatori e politologi è stata l'inusuale provenienza politica di Borisov, un self-made man che non viene né da sinistra né da destra, ma dal basso, e che prima di arrivare al potere è stato pompiere, poliziotto, guardia del corpo. A rafforzare questa lettura ha poi contribuito il fascino quasi sensuale con cui Borisov occupa lo spazio mediatico, e che ha spinto molti a credere ad un fenomeno superficiale e di natura carismatica. Borisov è in realtà frutto di un fenomeno nuovo in Bulgaria, e cioè la creazione di un discorso politico di destra che non attinge alla retorica dell'anticomunismo, alla disputa comunisti-anticomunisti che ha segnato gli anni della transizione. Borisov ha gettato le basi per una destra moderna. Certo, è strano che il leader di questa destra sia un uomo non particolarmente istruito, un ex karateca, ma è quanto è successo.
Ma questo passaggio non era avvenuto già nel 2001, con l'ingresso trionfale dell'ex re Simeon Sakskoburggotski sulla scena politica bulgara?
Borisov è il naturale proseguimento del fenomeno Simeon. Non dimentichiamo che Borisov è stato guardia del corpo di Simeon, e all'ex re deve il suo ingresso in politica. Tra i due fenomeni esiste un legame politico profondo. In un certo senso Borisov è Simeon "depurato" degli elementi di quest'ultimo meno amati dai bulgari: eccessiva predisposizione al compromesso, eccessiva riservatezza, eccessiva moderazione. E in Bulgaria la moderazione non viene vista come una qualità.
Molti media occidentali hanno espresso più volte dubbi sul passato di Borisov, sui suoi anni come "specialista della sicurezza" e guardia del corpo, sui suoi contatti con boss malavitosi come Rumen Nikolov, alias "il Pasha". Tutto questo rappresenta o meno una questione politica in Bulgaria?
Borisov è ormai da molti anni al centro della vita politica. Se ci fossero stati fatti concreti a suo carico, anche visti i numerosi nemici politici che si è guadagnato, con tutta probabilità qualcosa sarebbe saltato fuori. Borisov è stato un "boss della sicurezza", ma evidentemente non si è lasciato coinvolgere in situazioni concrete di rilevanza penale. Capisco quanto possa essere difficile agli occhi di un osservatore occidentale accettare che il nuovo premier bulgaro sia un ex-bodyguard, un "gorilla", ma come ripeto, non ci sono accuse concrete o comprovate nei suoi confronti.
Chi sono gli elettori di GERB? E' già possibile fare un ritratto di chi ha sostenuto Borisov il 5 luglio?
Di sicuro per GERB hanno votato i giovani, e in massa. Il partito di Borisov ha raccolto il 40% dei consensi, ma tra le fasce più giovani il risultato ha toccato il 60-70%. A votare per GERB sono stati poi gli esponenti delle attività produttive e del business, e chi in genere chi votava per la destra tradizionale.
Dei 116 parlamentari eletti nelle file di GERB al parlamento, moltissimi sono di fatto sconosciuti al pubblico. Cos'è GERB, un partito vero o soltanto l'organizzazione elettorale di Borisov?
Il fatto che GERB mandi al potere volti nuovi è sicuramente la sua caratteristica principale. GERB risponde ad una richiesta pressante da parte della società bulgara: cacciare via l'élite oggi al potere, e sostituirla con un'altra, quale essa sia. Meglio uno sconosciuto rispetto a chiunque delle facce note. Qui arriviamo ad un paradosso: l'élite che ha guidato la Bulgaria negli anni della transizione ha sostanzialmente svolto il suo ruolo con successo. Il paese è membro della Nato, dell'Ue, abbiamo una democrazia funzionante. Eppure questa élite è odiata senza mezzi termini: "Sono tutti ladri e tutti bugiardi", è il giudizio dell'uomo della strada. L'"operazione Borisov" è l'ennesima sostituzione in blocco dell'élite, che viene punita in e mandata a casa, in cerca di qualcosa di meglio.
Quali sono le ragioni profonde di questo atteggiamento verso la classe dirigente?
Le ragioni sono due. La prima è che, almeno in parte, le accuse rispecchiano, purtroppo, la realtà. In questi anni abbiamo assistito a furti e appropriazioni di dimensioni enormi. Il secondo motivo, secondo me più sostanziale, è però di tipo sociale e culturale, e rispecchia una reazione al sistema capitalista e alla formazione di classi sociali diversificate. Insieme alla democratizzazione, gli anni della transizione hanno portato alla creazione di classi agiate e povere. Per milioni di bulgari, questo ha significato perdita di status, e passaggio dalla classe media a quella povera. Un'operazione sociale dalle dimensioni mostruose. La reazione quindi, più che contro il capitalismo in sé, è provocata dalla posizione che molti hanno dovuto accettare nel nuovo sistema, e cioè in basso. Un fenomeno che ha lasciato tracce molto profonde a livello sociale, e che trova espressione nell'intolleranza verso che si trova in alto nella scala sociale.
Le origini "dal basso" di Borisov lo mettono a riparo da questo meccanismo, o rischia anche lui di venire estromesso dal potere dopo averlo esercitato?
Anche Borisov, così come Simeon Sakskoburggotski e Ivan Kostov prima di lui, è destinato ad esaurire in fretta il consenso che oggi lo circonda. Se guardiamo le cose con un certo distacco, Borisov garantirà alla Bulgaria qualche anno di "anestesia" sociale, in cui la gente aspetterà e sopporterà, ma niente di più.
Borisov ha senza dubbio una forte presenza mediatica. Che ruolo hanno giocato i media nella costruzione del suo successo politico?
Borisov è un grandissimo maestro della comunicazione; credo che in Bulgaria non ci sia mai stato un politico tanto abile da questo punto di vista. Grazie alle sue umili origini, riesce a comunicare con il popolo molto meglio dei suoi opponenti politici: sa cosa la gente si aspetta di sentire, e cosa ritiene sia verità o menzogna. A questo bisogna poi sommare il fortissimo fiuto politico di Borisov, che è un vero "animale politico" in senso aristotelico, un uomo che riesce a scegliere le proprie mosse soprattutto grazie all'istinto.
GERB ha deciso di procedere alla formazione di un governo di minoranza, che dovrà cercare di volta in volta l'appoggio esterno di altre forze parlamentari. Perché questa scelta? Quali rischi e quali vantaggi offre al partito di Borisov?
Se un qualsiasi altro partito avesse tentato questa strada non avrei tardato a parlare di suicidio politico. Per Borisov però, vale il contrario. Il leader di GERB è infatti abilissimo nel mantenere indeterminati i rapporti con gli altri soggetti politici, e nel fare di questa indeterminatezza un punto di forza. In qualche modo, questo è il suo "marchio registrato" nel panorama politico bulgaro. Certo, se la crisi dovesse approfondirsi, la scelta di oggi potrebbe costargli politicamente la testa, ma credo che in questo caso nemmeno un governo di coalizione riuscirebbe a salvarlo. In quel caso potrebbe ricorrere a nuove elezioni, o tentare di cavalcare il malcontento contro se stesso, altra tecnica in cui si è rivelato particolarmente abile.
Al momento attuale, tra le forze che potrebbero fornire supporto esterno al governo Borisov c'è Ataka, il movimento di Volen Siderov dalla retorica e dall'ideologia neo-fascista...
Purtroppo molti bulgari non sono immunizzati contro la retorica fascista. Sono abituati all'immagine del fascismo di guerra, ma non sanno che questo fenomeno nasce come critica sociale con forti elementi "di sinistra". Borisov, comunque, non farà entrare Ataka nel governo. Il suo atteggiamento nei confronti del movimento è ancora una volta di tipo tattico: Borisov sa che il suo bacino elettorale e quello di Siderov confinano, e che molti di questi elettori hanno votato per lui e non per Ataka soprattutto per saltare sul carro del vincitore. Un atteggiamento aggressivo nei confronti di Siderov, però, potrebbe spingere questi "elettori di confine" a voltargli le spalle.
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