Bulgaria: chi ha paura della vagina?
3 novembre 2020
“V come Vendetta”? No, “V come Vagina”. Questo il titolo di un libro illustrato di educazione sessuale recentemente pubblicato in Bulgaria e diretto principalmente a ragazze e giovani donne. Una pubblicazione che non è passata inosservata, provocando reazioni discordanti ed (ri)accendendo un dibattito che - nel paese - resta scomodo.
Il testo illustrato, disponibile gratuitamente anche online , esplora a tutto tondo le questioni che riguardano il corpo e la sessualità femminile. Senza tabù si parla dei cambiamenti che arrivano con la pubertà, di mestruazione, salute sessuale, masturbazione e identità sessuale.
Il tutto in un paese, la Bulgaria, dove secondo le due autrici del libro, Svetla Baeva e Raya Raeva, “appena il 10% delle scuole prevede l'insegnamento dell'educazione sessuale”, dove “solo il 42% dei ragazzi sa indicare in modo esatto e completo a cosa serve il preservativo” e dove – insieme alla vicina Romania – “si registra il più alto tasso di gravidanze indesiderate nella fascia d'età 14-19 anni”.
Nell'intento delle autrici “V come Vagina” serve a rompere il silenzio e a “normalizzare” il tema della sessualità femminile. Non tutti però hanno accolto con favore l'iniziativa. A scagliare l'anatema è stata l'Organizzazione Rivoluzionaria Interno-Macedone (VMRO) uno dei partiti nazionalisti parte dell'alleanza “Patrioti Uniti”, attualmente parte della coalizione di governo in Bulgaria.
In una lunga e articolata posizione pubblicata sul sito del partito , la VMRO definisce il libro “scandaloso”, perché “propaganda la possibilità di poter scegliere la propria identità sessuale” e “incoraggia la masturbazione”. E ancora, “contiene disegni di organi sessuali” e “incoraggia i minori a visitare siti […] che sostengono l'orientamento omosessuale”.
Il partito nazionalista non si limita però al criticare i contenuti di “V come Vagina”, ma invoca decisamente l'intervento censorio della magistratura. “Per la corruzione di minori ci sono articoli dedicati nel codice penale”, recita la posizione. “Invitiamo la procura ad attivarsi e ad indagare”.
Dopo la mancata ratifica della Convenzione di Istanbul in seguito ad una contestata decisione della Corte Costituzionale (la Bulgaria è oggi l'unico paese balcanico a non aver sottoscritto il documento) e alcuni casi che hanno raggiunto le prime pagine, come l'interruzione di un programma di educazione sessuale lo scorso febbraio nella città di Pernik, la pubblicazione di “V come Vagina” riporta in superficie profonde divisioni ideologiche che continuano a dividere la Bulgaria sul tema.
“Valori tradizionali” contro “idee nuove” cоl corpo e la sessualità femminili, ma anche l'identità sessuale, al centro della disputa. Negli ultimi anni nel paese si è addirittura imposto un uso peculiare del termine “gender”, che oggi viene utilizzato con tono sarcastico per indicare i portatori di ideologie “immorali” giudicate in contrasto con la tradizione e la morale, quasi sempre accusati di essere al soldo "di Soros".
Lo scontro ha però anche una dimensione meno visibile, ma non meno divisiva: quella sul monopolio dell'educazione da parte dei genitori nei confronti dei figli (e delle figlie), elemento cardine della società patriarcale. “Chi è contro 'V come Vagina' ritiene che gli unici ad essere autorizzati a parlare ai ragazzi di anatomia femminile, sesso e identità sessuale siano i genitori”, ha scritto in un commento pungente la giornalista Silvia Nedkova. “In realtà, molti dei genitori scandalizzati reclamano il diritto di tacere su questi argomenti di fronte ai propri figli”.