Bulgaria, pane o morte
2 agosto 2013
Dopo diciotto giorni di ricerche affannose li hanno trovati. Morti. Ivan Lazarov, 35 anni, e Nikolay Mihaylov, 42, erano rimasti sepolti dopo un crollo nella miniera di Oranovo, nella municipalità di Simitli, in Bulgaria sud-occidentale.
Nello stesso incidente, avvenuto il 16 luglio scorso, erano deceduti altri due colleghi, Asen Stoynev e Hristo Mladenov, i cui corpi erano stati subito estratti. Le operazioni di salvataggio si sono protratte lentamente, a causa delle difficili condizioni di scavo, tanto che le speranze di ritrovare vivi i due minatori sepolti erano ormai praticamente nulle.
Ieri, mentre lavorava nei tunnel di Oranovo (secondo informazioni ufficiali, in attività non collegate direttamente alle operazioni di salvataggio) era deceduto un altro lavoratore, Asen Grancharov, colpito da infarto.
L'intera vicenda dell'incidente di Oranovo (il quarto di grave entità accaduto nella miniera negli ultimi otto anni) è stata accompagnata da pesanti polemiche. Se i sindacati hanno puntato il dito contro le misure di sicurezza, definite “insufficienti”, il ministro dell'Economia e dell'Energia Dragomir Stoynev ha parlato apertamente di “assoluta mancanza di rispetto delle regole da parte del concessionario [della miniera] e di abdicazione criminale da parte dell'amministrazione dei suoi obblighi di controllo”.
Dalle verifiche, è emerso che la miniera era attiva nonostante non avesse ottenuto l'approvazione del piano di lavoro per il 2013 né pagato le tasse di concessione, e che i minatori non avevano ricevuto i propri stipendi sia per il secondo semestre del 2011, che per tutto il 2012. “La miniera doveva essere fermata fino al pagamento dei salari”, ha dichiarato Stoynev.
“Il lavoro a 'Oranovo' è quello meno retribuito in tutta la municipalità”, aveva dichiarato poco dopo l'incidente il sindaco di Simitli Apostol Apostolov. “Al tempo stesso, questa compagnia assicura il pane a 262 famiglie. Inutili farsi illusioni, non sarebbe facile sostituire questa fonte di occupazione”.
Dopo il ritrovamento dei cadaveri di Ivan e Nikolay, il ministro Stoynev ha deciso però di fermare la miniera “fino a quando la sua attività non rientrerà nei termini di legge, e le condizioni del lavoro non siano di piena sicurezza”.
Riferendo stamattina in parlamento, Stoynev ha promesso di “tagliare i ponti della simbiosi criminale tra lo stato e il business scorretto”, per poi concludere: “L'alternativa 'pane o morte' è inaccettabile”.