Il Consiglio nazionale giovanile della Serbia (KOMS) ha pubblicato nelle scorse settimane il suo consueto sondaggio annuale sui giovani in Serbia. Dall'indagine, condotta tra aprile e maggio 2024, emerge che il 49% degli intervistati intende lasciare il paese.
Secondo gli ultimi risultati, ancora parziali (7842 sezioni su 8273) il presidente serbo Aleksandar Vučić e il suo Partito progressista serbo (SNS) sono ancora una volta i trionfatori della tornata elettorale di ieri in Serbia.
Domenica 29 ottobre il primo turno delle elezioni amministrative in Bulgaria ha segnato la fine di un lungo dominio politico: quello del partito GERB dell’ex premier Boyko Borisov, che governava la capitale da 18 anni.
A distanza di 24 ore dall’inizio dell’attacco su Israele da parte dei militanti palestinesi di Hamas, i governi dei paesi balcanici si sono mobilitati per il rimpatrio dei propri cittadini che si trovano in Israele.
L’Albania ha assunto la presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza lo scorso 20 settembre. La seduta presso il Palazzo di Vetro dell'ONU è stata dedicata al mantenimento della pace e della sicurezza in Ucraina.
È salito a quindici il numero delle vittime accertate delle devastanti alluvioni che hanno sconvolto la Grecia centrale la settimana scorsa. Nella giornata di ieri, infatti, altri quattro corpi sono stati recuperati dalle acque. Al momento, almeno altre due persone risultano disperse.
Decine di migliaia di persone in piazza, a Sofia e nelle maggiori città bulgare, per urlare “Non una di più”, e protestare contro la passività delle istituzioni per combattere, prevenire e punire la violenza domestica e di genere nel paese.
La Commissione europea ha sospeso il pagamento dell’ultima richiesta di rimborso da 450.000 euro all’Albania nell’ambito dei fondi per l’agricoltura IPARD II per presunte irregolarità e pratiche di corruzione.
Tutto come previsto: le nuove elezioni anticipate in Grecia, convocate appena un mese dopo quelle dello scorso maggio, hanno decretato la vittoria netta del centro-destra di Nuova Democrazia e del premier Kyriakos Mitsotakis.
Il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, si è recato ad Ankara per partecipare alla cerimonia di insediamento del presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan. Questa visita segna il primo incontro tra un leader armeno e turco negli ultimi 15 anni.
Questa volta gli è servito il secondo turno, ma il presidente Recep Tayyip Erdoğan – assoluto dominatore della scena politica turca da oltre un ventennio, ha vinto le elezioni presidenziali di ieri col 52%, battendo il candidato dell’opposizione unita Kemal Kılıçdaroğlu.
La Corte Suprema ha vietato al partito di estrema destra “Hellenes” di partecipare alle elezioni del 21 maggio. La formazione partitica, fondata da Ilias Kasidiaris, si presenta come successore di “Alba Dorata”, ex partito neofascista, condannato nel 2020 come organizzazione criminale. Lo stesso Kasidiaris sta scontando una condanna a 13 anni di prigione per esser stato un membro chiave di Alba dorata.
Martedì 18 aprile, il Parlamento europeo (PE) ha adottato la decisione sulla liberalizzazione dei visti per il Kosovo, ponendo fine a tutte le relative procedure decisionali.
Domenica 2 aprile gli elettori bulgari saranno chiamati alle urne per eleggere un nuovo parlamento. Un esercizio di democrazia che però sembra aver stancato la maggioranza dei cittadini, anche perché si tratta delle quinte elezioni anticipate nell'arco di appena due anni.
Dopo giorni di accese discussioni, lunedì un blocco costituito da sei partiti in Turchia ha concordato di nominare Kemal Kılıçdaroğlu, leader del principale partito di opposizione nel paese, il Partito popolare repubblicano, CHP, per sfidare il presidente Recep Tayyip Erdoğan alle cruciali elezioni presidenziali previste entro la fine di giugno.
Oltre 30 minacce di morte, un record tra i giornalisti e scrittori serbi, hanno costretto Marko Vidojković e sua moglie a lasciare il paese per evidenti motivi di sicurezza.
Risveglio brutale in Turchia e Siria, dove un terremoto del grado 7.7 della scala Richter ha colpito nella notte alle 4.17 locali, con decine di scosse di assestamento anche molto forti tutt’ora in corso.
Era una decisione attesa ma non scontata. I ministri degli Esteri dell'Unione europea hanno dato il loro via libera alla concessione dello status di candidato alla Bosnia Erzegovina. Un gesto molto politico nei confronti dei Balcani occidentali, nel contesto della guerra in Ucraina.
Ieri in Montenegro i sostenitori del DPS di Milo Đukanović si sono radunati fin dal mattino davanti al palazzo del Parlamento. La situazione è rimasta tranquilla fino alla sera quando i manifestanti hanno lanciato torce infuocate e oggetti contundenti contro la polizia, che ha risposto con gas lacrimogeni. Un ingresso del Parlamento è stato leggermente danneggiato. La polizia ha dichiarato che gli aggressori erano mascherati. Due manifestanti sono stati portati al pronto soccorso, mentre nessun agente di polizia sarebbe rimasto ferito.
Oggi si apre a Tirana il vertice UE-Balcani. Un avvio movimentato: l’opposizione albanese ha dichiarato che manifesterà per le strade della capitale albanese per denunciare la deriva autoritaria e antieuropea del premier Edi Rama. Sarà presente anche il presidente serbo Vučić, nonostante avesse annunciato che avrebbe boicottato l'evento.
La Serbia sospenderà l’emissione di targhe automobilistiche che fanno rifermento a città che si trovano in Kosovo. Il Kosovo, a sua volta, rinuncerà all’annunciata intenzione di multare i proprietari dei veicoli con targa serba che non hanno proceduto alla re-immatricolazione dei veicoli.
Sembrava cosa fatta o quasi, la presidenza di turno dell’Ue in capo alla Repubblica Ceca pensava di mettere all’ordine del giorno di oggi 23 novembre la questione della liberalizzazione dei visti per il Kosovo. Nei giorni scorsi era stato detto che durante l’odierna riunione degli ambasciatori UE, tecnicamente il Comitato dei rappresentanti permanenti (COREPER), si sarebbe persino adottato un testo per l’accordo sulla liberalizzazione dei visti per il Kosovo.
È stato il governo più breve della storia politica del Montenegro. L’esecutivo guidato da Dritan Abazović del partito URA è durato 115 giorni in tutto. Abazović è stato il primo premier del Montenegro membro di una minoranza nazionale.
Lunedì sera si è svolta una nuova manifestazione nel centro di Tirana per denunciare la colpevole inazione del governo di fronte al crescente numero di morti sulle spiagge albanesi.
Da Pristina e Copenhagen arriva una notizia sconcertante. Il ministro della Giustizia del Kosovo Albulena Haxhiu ha annunciato che a breve arriveranno nel paese 300 detenuti, attualmente nelle carceri danesi e cittadini di paesi non UE, per scontare la loro pena in Kosovo. In cambio Pristina otterrà 210 milioni di euro di finanziamenti a favore dell'energia verde.
Sono state tolte le barricate che la mattina di ieri, 13 ottobre, erano state innalzate in alcuni quartieri di Mitrovica nord e a Zvečan. Fuori pericolo, sebbene in terapia intensiva, Srećko Sofronijevijć, una delle venti persone – tra i quali 10 poliziotti e 10 civili - rimaste ferite negli scontri.
All’inizio del decennio scorso, l’Unione europea si era proposta di dimezzare il numero di morti provocate da incidenti stradali entro il 2020. L’obiettivo è stato mancato, anche se il numero di morti è diminuito del 37% in dieci anni.
Rimandato ancora una volta, causa pandemia. Il censimento nazionale in Macedonia del Nord, che doveva svolgersi dal 1 al 21 aprile, dopo due decenni di attesa, verrà rinviato al prossimo settembre. La decisione è arrivata ieri dopo un incontro tra il premier Zoran Zaev e il leader dell'opposizione di centro-destra Hristijan Mickoski.
Il 22 marzo Albin Kurti, leader del movimento Vetevendosje (autodeterminazione) è stato eletto primo ministro del Kosovo con 67 voti a favore e 30 contrari sui 120 deputati eletti nelle elezioni anticipate del 14 febbraio scorso.
Una certificazione europea, un vero e proprio “passaporto vaccinale” con cui poter tornare a viaggiare all'interno dell'UE. È questa la proposta discussa ieri dai leader dell'Unione senza però raggiungere un consenso generale.