Bulgaria: rimpasto di governo, premier in quarantena

24 luglio 2020

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Poco più di due ore: tanto sono durati stamattina il dibattito e il voto nel parlamento di Sofia che hanno sanzionato il rimpasto di governo voluto dal premier Boyko Borisov dopo due settimane di proteste di piazza.

Lo stesso Borisov, però, non era presente in aula. Una procedura irrituale, tanto che l'opposizione socialista ha chiesto ufficialmente che il primo ministro venisse in aula per spiegare i motivi che l'hanno portato a chiedere la sostituzione di cinque ministri, tra cui quello degli Interni, dell'Economia e della Salute.

Dopo spiegazioni piuttosto vaghe, in mattinata si è diffusa la voce che Borisov si trova in quarantena, dopo che il suo capo di gabinetto è risultato positivo al coronavirus. Lo stesso Borisov, sottoposto ad analisi, per il momento ha dato però risultati negativi.

Nessun motivo ufficiale per il rimpasto è stato quindi presentato ai deputati, che l'hanno comunque approvato con 116 voti a favore (su 240) e 89 contro. Secondo le voci di corridoio, però, i ministri sostituiti fanno parte informalmente del pacchetto di nomine volute dal controverso tycoon e deputato DPS Delyan Peevski, eminenza grigia del governo (nonostante il suo partito sia ufficialmente all'opposizione) e bersaglio primario delle proteste di piazza.

Borisov tenta quindi di allontanarsi da un alleato scomodo, dando in pasto i “suoi” ministri alla piazza per raffreddare gli animi e puntare a portare il governo a fine mandato. Oltre al rimpasto realizzato oggi, la maggioranza ha messo in cantiere nuove possibili sostituzioni per il prossimo autunno.

Negative, come prevedibile, le reazioni degli avversari politici del premier. Il presidente della Repubblica Rumen Radev, entrato in fortissimo contrasto col governo, ha bocciato a caldo il rimpasto di governo, definendolo “solo un tentativo di guadagnare tempo, che nuoce alla Bulgaria”.

Per il leader del movimento “Da, Bulgaria” Hristo Ivanov, che col suo “sbarco” sulla spiaggia di Rosenets ha dato il via alle proteste che scuotono ininterrottamente il paese da quindici giorni, la sostituzione dei ministri assomiglia “allo scambiarsi di poltrone sul ponte del Titanic che affonda”, mentre la crisi politica va risolta con le dimissioni dell'esecutivo ed elezioni anticipate.