Bulgaria, vigili del fuoco alle prese con un incendio © GEORGID/Shutterstock

Bulgaria, vigili del fuoco alle prese con un incendio © GEORGID/Shutterstock

La forte ondata di caldo che nel mese di luglio si è abbattuta sulla regione balcanica ha portato con sé numerosi incendi. La Bulgaria è stata tra i paesi più colpiti con quasi cento incendi registrati

05/08/2024 -  Francesco Martino Sofia

Intorno alla metà di luglio tutta l’Europa orientale e i Balcani in particolare sono stati attraversati da una forte e prolungata ondata di caldo, con i termometri che hanno fatto segnare temperature record a ripetizione. Insieme al caldo, sono arrivati anche incendi a ripetizione che hanno devastato ampie aree in più paesi della regione.

Tra gli stati più colpiti dalle fiamme c’è la Bulgaria: la situazione si è fatta critica a partire dal 13 luglio, quando diversi incendi si sono sviluppati nelle regioni orientali del paese. Col passare dei giorni l’area interessata dagli incendi si è allargata alla Bulgaria centrale, con due estesi focolai nelle municipalità di Harmanli e Otets Paisievo, e a quella sud-orientale, dove le zone più colpite sono state intorno a Gorska Polyana e Voden, nella regione di Yambol.

Anche numerose strade e linee ferroviarie sono state coinvolte dai focolai: il 14 luglio, a causa della vicinanza delle fiamme e del fumo intenso è stata chiusa temporaneamente anche l’autostrada Hemus, principale arteria di collegamento della Bulgaria settentrionale.

Proprio intorno a Voden la situazione è diventata presto drammatica, e le autorità sono state costrette ad evacuare il villaggio, letteralmente assediato dalle fiamme, con alcune abitazioni andate perdute. Entro il 19 luglio, gli incendi ufficialmente registrati erano saliti a 95, mentre il numero di vigili del fuoco attivi nelle operazioni di spegnimento ha toccato i mille (due i pompieri rimasti feriti).

Oltre a contare sulle proprie risorse, la Bulgaria ha fatto appello allo EU Civil Protection Mechanism, lo strumento nato nel 2001 per rafforzare la cooperazione europea nel campo della protezione civile e della risposta ai disastri naturali. Alla richiesta di aiuto hanno risposto la Cechia, che ha inviato due elicotteri, e la Spagna che ha messo a disposizione due Canadair.

Anche la vicina Turchia si è attivata in fretta, inviando in Bulgaria venti squadre di vigili del fuoco e i relativi mezzi, subito impegnati nelle aree intorno al confine turco-bulgaro, e due ulteriori elicotteri antincendio.

La situazione ha iniziato a normalizzarsi anche grazie all’arrivo di un fronte temporalesco, che ha portato pioggia e temperature più basse: il 24 luglio tutti i focolai attivi fino a quel momento in Bulgaria risultavano spenti.

Le cause

Nei primi commenti, il premier dell’attuale governo tecnico Dimitar Glavchev, dopo aver convocato d’emergenza l’esecutivo il 19 luglio per fare il punto e rispondere alle critiche dell’opposizione, ha parlato di situazione eccezionale, creata dalle temperature record e da una primavera molto piovosa, che ha stimolato la crescita del sottobosco, carburante naturale per gli incendi estivi.

“I cambiamenti climatici sono sicuramente un elemento importante, ma non bisogna dimenticare altri fattori fondamentali, come le mancanze sistemiche in fase di prevenzione più che di spegnimento degli incendi”, ha commentato per OBCT il professor Georgi Kostov, della facoltà di Scienze Forestali dell’Università “Sv. Kliment Ohridski” di Sofia, una delle istituzioni protagoniste del progetto europeo Fire-Res.

“Oggi quello che manca in Bulgaria è soprattutto un sistema che riesca ad integrare tutte le istituzioni che giocano un ruolo nella prevenzione, gestione, spegnimento e recupero delle aree interessate dal fuoco”, continua Kostov. “Abbiamo una strategia complessiva per adattarci alle sfide dei cambiamenti climatici: in questo contesto, diversi ministeri ed istituzioni hanno ruoli e fondi a disposizione, ma spesso sono incapaci di lavorare in modo organico ed organizzato per ottenere il massimo dalle risorse investite”.

Lo stesso 19 luglio, a larga maggioranza, il parlamento di Sofia ha votato un provvedimento che obbliga il governo a mettere a disposizione risarcimenti alle vittime degli incidenti, e a riferire settimanalmente sulle iniziative prese per reagire all’emergenza. L’esecutivo dovrà anche produrre un rapporto per spiegare come sono stati spesi 170 milioni di leva (circa 85 milioni di euro) già stanziati per l’acquisto di mezzi antincendio.

Nei giorni successivi sono stati messi a disposizione fondi una tantum per le persone e le famiglie colpite, sia per affrontare l’immediata emergenza, sia per acquistare mobili ed elettrodomestici in caso di danni alle abitazioni.

Carenze nella prevenzione

Secondo un approfondimento del settimanale Capital, l’ondata di caldo e di incendi ha messo in evidenza carenze di lungo periodo nella politica di prevenzione e gestione delle catastrofi naturali nel paese.

Il primo evidente problema ha a che fare proprio con la mancanza di mezzi specializzati nello spegnimento degli incendi: il parco macchine dei mezzi di terra è stato profondamente rinnovato, anche grazie ai fondi europei (oggi il 70% delle autopompe ha meno di dieci anni), ma la Bulgaria continua a non avere elicotteri o aerei antincendio.

In caso di necessità vengono utilizzati elicotteri militari, che però hanno capacità di trasporto di acqua limitata. Per l’acquisto di Canadair, una delle possibilità era quella di accedere ai fondi del Piano di ripresa e resilienza, opzione che però non è stata sfruttata in tempo. In caso di emergenze, la Bulgaria può quindi oggi contare solo sui meccanismi di solidarietà europea e regionale, ma non su risorse proprie.

Secondo il professor Kostov, però, la questione dei mezzi non è la priorità immediata a cui rispondere. “Naturalmente, è sempre bene avere a disposizione mezzi tecnici veloci ed efficaci: la questione è quella di ottimizzare il rapporto tra costi e benefici per uno stato relativamente piccolo e dalle risorse limitate come la Bulgaria”, sostiene l’accademico.

“Visto il nostro terreno montuoso, il mezzo ottimale sono gli elicotteri, che però  vanno mantenuti tutto l’anno per essere poi utilizzati per qualche mese in estate”, argomenta Kostov. “Ecco perché, credo giustamente, si è deciso di investire piuttosto in una cooperazione internazionale, chiamando a soccorso mezzi da paesi più grandi e ricchi, con risultati generalmente positivi”.

Il progetto Fire-Res

Ulteriori problemi sono dovuti alla mancata attivazione dei meccanismi di reazione e allarme rapidi. Un tale meccanismo, denominato “BG-Alert” è già attivo, almeno sulla carta. Il ministero degli Interni ha però spiegato che non è stato utilizzato, sia per l’interruzione dell’elettricità che per la mancanza di copertura della rete telefonica mobile in molte aree interessate dagli incendi.

Restano poi le questioni del coordinamento e della prevenzione, su cui lavora il progetto Fire-Res, con alcuni risultati positivi. “A inizio luglio, siamo riusciti a sottoscrivere un accordo pilota per la regione di Stara Zagora, tradizionalmente una delle più interessate dagli incendi: l’intesa vede protagonisti la municipalità di Kazanlak, la direzione dei pompieri della regione di Stara Zagora, la direzione per la gestione delle aree boschive, varie aziende pubbliche di silvicoltura e la facoltà di Scienze Forestali dell’Università “Sv. Kliment Ohridski” di Sofia”, racconta Kostov.

“Il nostro impegno e contributo”, conclude il professore, “è stato quello di presentare un’analisi approfondita sulle priorità da seguire per la prevenzione e la lotta agli incendi su tutta la regione che speriamo, verrà accolta come base operativa per la coordinazione tra le istituzioni che hanno sottoscritto il documento”.

Oltre agli aspetti istituzionali, il progetto ha sperimentato nuove tecniche di preparazione antincendio del terreno nel “living lab” di Stara Zagora, con l’uso del pascolo delle capre per ripulire il sottobosco invece del tradizionale taglio a mano: una tecnica che si è rivelata molto più economica ma non meno efficace di quelle utilizzate finora.

 

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto FIRE-RES cofinanziato dall’Unione europea. L’Ue non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto; la responsabilità sui contenuti è unicamente di OBC Transeuropa. Vai alla pagina FIRE-RES


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