HWR: continuano gli abusi contro i migranti in Bulgaria

20 gennaio 2016

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“Abbiamo visto la macchina della polizia e abbiamo cominciato a correre. Un ragazzo ha urlato e quando ci siamo girati abbiamo visto il cane che lo mordeva, trascinandolo per almeno 15 metri. Poi sono arrivati otto poliziotti, che hanno iniziato a picchiarlo […]. Poi un altro poliziotto mi ha colpito sulla testa col calcio della pistola. Sanguinavo copiosamente […]. Ci hanno preso due telefonini, i soldi e le scarpe nuove. Poi ci hanno trasportato fino al confine, e a forza di bastonate ci hanno fatto riattraversare il confine con la Turchia”.

E' questo uno dei drammatici racconti raccolti nell'ultimo report di Human Rights Watch (HRW), pubblicato oggi, che denuncia respingimenti sommari verso la Turchia, furti e violenze da parte delle forze dell'ordine bulgare nei confronti di richiedenti asilo entrati nel paese nel tentativo di procedere verso l'Europa centro-settentrionale.

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La storia di Sinisha, ventiduenne afgano, è una delle 45 incluse nel report, in cui si racconta di un trattamento inumano riservato ai migranti da esponenti delle forze di polizia bulgare.

“Se la Bulgaria ha pieno diritto di controllare le proprie frontiere”, scrive HRW, “le forze dell'ordine possono però ricorrere alla violenza solo quando ogni mezzo non violento si è rivelato inutile”. Il furto di proprietà privata “rappresenta invece un crimine, punibile sia sotto la legislazione bulgara che internazionale”.

La Commissione europea ha aperto per due volte (aprile 2014 e settembre 2015) procedure d'infrazione contro la Bulgaria, per l'incapacità del governo di garantire standard minimi sul rispetto dei diritti dei richiedenti asilo e sulla pratica dei respingimenti sommari.

Secondo HRW, è evidente che “il governo di Sofia non è riuscito a mettere in atto le azioni necessarie per mettere fine gli abusi e alle espulsioni non regolamentate”. Per Human Rights Watch “la Commissione dovrebbe perseguire in modo serio tali evidenti violazioni degli standard UE, e fare pressione sulle autorità bulgare perché vi mettano fine”.

Nell'ottobre 2015, in un incidente ancora non chiarito dalle autorità giudiziarie bulgare, un migrante afgano è rimasto ucciso dal colpo esploso da un poliziotto di confine nei pressi della cittadina di Sredets, in Bulgaria sud-orientale.