Cori razzisti, saluti romani, probabili sanzioni UEFA. Nella partita contro l'Inghilterra dello scorso 15 ottobre, la Bulgaria ha subito un'umiliante sconfitta sportiva e mostrato il lato intollerante della propria società, dove le discriminazioni restano un tema ancora poco dibattuto
Sei a zero, o meglio zero a sei. Questo il risultato umiliante con cui la nazionale bulgara di calcio è stata surclassata dall’Inghilterra lo scorso 15 ottobre nel “suo” stadio, il Vasil Levski di Sofia, durante le qualificazioni ai prossimi europei del 2020. Negli annali sportivi questa è la peggiore sconfitta casalinga mai subita dalla Bulgaria che negli ultimi anni sembra lontana dai tempi, gloriosi e ormai sbiaditi, dei campioni come Hristo Stoichkov e, più recentemente, Dimitar Berbatov.
La bruciante sconfitta, che relega la nazionale bulgara al malinconico ultimo posto nel suo girone e spegne quasi definitivamente ogni speranza di qualificazione, non è però la notizia peggiore arrivata dallo stadio Levski. Mentre in campo piovevano gol nella rete bulgara, sulle tribune un gruppo di tifosi, vestiti di nero e incappucciati, ha scandito ripetutamente cori razzisti nei confronti dei giocatori inglesi, esibendo più volte il saluto a braccio teso.
Tra le proteste dei calciatori britannici: già nel primo tempo il match è stato sospeso per due volte mentre, secondo i protocolli UEFA, lo speaker dello stadio invitava i “tifosi” a non insultare e a mostrare rispetto nei confronti degli ospiti. Durante l’intervallo, la tensione si è fatta ancora più palpabile e i giocatori inglesi - nonostante vincessero già con quattro gol di scarto - hanno minacciato di non rientrare in campo in segno di protesta, e solo dopo i ripetuti inviti dell’allenatore Gareth Southgate hanno deciso di giocare il secondo tempo.
Quando le squadre sono rientrate sul terreno di gioco, il gruppo degli hooligan più scalmanati aveva appena abbandonato lo stadio, dopo che il capitano bulgaro Ivelin Popov era salito sugli spalti nel tentativo di calmare gli animi, e il match è terminato senza ulteriori interruzioni.
Le reazioni
Il fischio finale dell’arbitro ha messo fine all’agonia sportiva della squadra bulgara, dando allo stesso tempo inizio a feroci polemiche, amplificate dalle immagini delle tribune riproposte dai canali televisivi. A fine partita, molte stelle della nazionale inglese hanno twittato il proprio disappunto per quanto accaduto durante la serata, chiedendo severe punizioni per la federazione bulgara. Messaggi contro il razzismo e di solidarietà sono arrivati da personalità come il sindaco di Londra, Sadiq Khan e il leader laburista Jeremy Corbin.
I tabloid britannici, come di tradizione, hanno usato toni molto più pesanti. “I giocatori inglesi avrebbero dovuto lasciare il campo”, ha scritto il Mirror, “Disgustoso!” è stato il titolo del Daily Telegraph mentre per The Sun i “leoni” inglesi hanno battuto gli “animali” bulgari sei a zero.
Il premier bulgaro Boyko Borisov ha condannato con forza il comportamento “di alcuni tifosi”. “È inaccettabile che la Bulgaria, uno degli stati più tolleranti al mondo, dove persone con identità etnica e religiosa diverse vivono insieme pacificamente, debba essere associata col razzismo”, ha dichiarato Borisov sempre tramite Twitter.
Lo stesso premier, il giorno successivo ha chiesto personalmente la testa del presidente della federazione calcio Bobi Mihaylov, che dopo qualche tentennamento ha rassegnato le dimissioni.
Commentando i fatti in tv, Hristo Stoichkov, pallone d’oro col Barcellona e leggenda del calcio bulgaro, è addirittura scoppiato in lacrime. “C’è bisogno di un intervento severo, dovrebbero squalificare la squadra per almeno cinque anni”, ha detto Stoichkov senza riuscire a nascondere vergogna e rabbia.
Nei giorni successivi si è mossa anche la polizia, che ha effettuato 16 arresti per i fatti dello stadio Levski. Soltanto verso uno dei tifosi, però, sono state sollevate accuse penali, mentre gli altri rischiano multe e il divieto di accedere a eventi sportivi.
Non tutti però sono stati pronti a prendere le distanze in modo netto dagli episodi di intolleranza durante Bulgaria-Inghilterra. Molti commenti hanno tentato di relativizzare, sottolineando il numero limitato dei tifosi intolleranti, oppure hanno respinto le accuse al mittente, sostenendo che nella società bulgara non c’è vera intolleranza, e che “i veri razzisti sono gli inglesi”.
Alla vigilia di Bulgaria-Inghilterra, che si presentava già carica di tensione, il presidente dimissionario della federazione Bobi Mihaylov aveva scritto alla centrale della UEFA: “Siamo scioccati dai tentativi di indicare i tifosi bulgari come razzisti, o potenziali delinquenti”.
Una società razzista, ma inconsapevole
Il razzismo negli stadi non è certo una novità in Bulgaria. La partita con l’Inghilterra è stata giocata a porte parzialmente chiuse proprio per precedenti casi di razzismo durante le sfide con Kosovo e Repubblica Ceca, puniti dalla UEFA, che ora potrebbe applicare alla federazione bulgara delle sanzioni esemplari.
Durante le partite del campionato bulgaro, gli insulti su base razzista sono una triste costante, e più volte le frange estremiste dei club bulgari, soprattutto il “Levski” e il "CSKA", le squadre col maggior seguito nella capitale Sofia, si sono resi protagonisti di atteggiamenti discriminatori ed episodi violenti.
Per il Comitato Helsinki bulgaro (BHK), le immagini arrivate dalle tribune di Bulgaria-Inghilterra sono “preoccupanti”, ma non rappresentano certo una novità. “Non siamo sorpresi, visto che espressioni razziste fanno parte della quotidianità negli stadi bulgari. Da anni è noto il problema delle tendenze razziste, omofobiche, neofasciste o neonaziste di molte tifoserie”, scrive l’organizzazione, impegnata da anni nella difesa dei diritti umani. “Questi gruppi si rendono spesso protagonisti di provocazioni politiche e attacchi nei confronti di rom, membri della comunità LGTB, rifugiati e migranti”.
La presenza del razzismo nella società rimane una questione poco dibattuta, spesso negata e poco analizzata. “L’aspetto positivo degli eventi spiacevoli legati a Bulgaria-Inghilterra, è che solleva la questione del razzismo nella nostra società. Le immagini dallo stadio ci hanno permesso di gettare uno sguardo dentro il ‘ghetto intollerante’ della società bulgara”, ha commentato l’antropologo sociale Haralan Aleksandrov. “In Bulgaria esiste una società inconsapevole, che non si accorge di essere razzista, e ritiene di essere tollerante e ben disposta verso gli altri”.
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