Armenia e Azerbaijan non hanno voli diretti dalla prima guerra del Nagorno Karabakh. Da maggio le compagnie aeree armene hanno perso il diritto di sorvolare lo spazio aereo turco. Nel 2019 sono stati interrotti i voli fra Georgia e Russia, ma dal 10 maggio Mosca ha riaperto ai voli con la Georgia. La complicata geografia dei voli del Caucaso meridionale
La geografia dei voli da e per il Caucaso meridionale è un quadro complesso da anni. Armenia e Azerbaijan non hanno voli diretti dalla prima guerra del Nagorno Karabakh, nei primi anni ’90, e anche i confini terrestri sono chiusi. Nello stesso periodo e per lo stesso motivo, con la Turchia a sostegno dell’Azerbaijan nella disputa per il Nagorno Karabakh, si sono chiusi i confini terrestri fra Armenia e Turchia, ma – seppur con discontinuità - sono continuati i voli e le compagnie aeree dei due paesi avevano il reciproco diritto di sorvolo. Nel 2019 sono stati interrotti i voli fra Georgia e Russia. A questo quadro si sono aggiunte le criticità dei voi per il Caucaso settentrionale, con la Russia e le sue compagnie o sotto sanzioni, o con problemi legati alle assicurazioni per effetto delle sanzioni.
Nel giro di poche settimane, questa complessa geografia è cambiata, con nuovi colpi di scena.
Armenia-Turchia
Continuano le negoziazioni per la riapertura di un confine terrestre fra Armenia e Turchia. Ci sono due rappresentanti speciali che lo negoziano, e la prima apertura dovrebbe riguardare i cittadini di paesi terzi che potrebbero passare il confine, e i membri della diplomazia. I negoziati sono fortemente ipotecati dai contemporanei negoziati armeno-azeri e dalle alterne vicende di tenuta del cessate il fuoco. Di nuovo a maggio si sono registrate nuove perdite lungo il confine armeno-azero e questo non può che avere una risonanza sul disgelo armeno-turco.
Ma la novità, e negativa, riguarda i voli. Da maggio le compagnie aeree armene hanno perso il diritto di sorvolare lo spazio aereo turco. Il casus belli che ha portato a questa sospensione è stata l’inaugurazione a fine aprile di una fontana commemorativa voluta dal Consiglio Comunale della capitale Yerevan. La fontana è dedicata agli autori dell’Operazione Nemesis, e i loro nomi sono incisi sulla fontana.
Nemesis è la dea greca della vendetta, ed è il nome che era stato scelto dal congresso della Federazione Rivoluzionaria Armena per l’operazione punitrice dei perpetratori del genocidio armeno e dei massacri di Baku all’inizio del ‘900. L’operazione si tenne fra il 1920 e il 1922 e portò all’uccisione di cinque sudditi ottomani e due azeri, ambedue ministri degli Interni dell’Azerbaijan uccisi uno nell’allora Costantinopoli, l’altro a Tbilisi. Anche Cemal Pasha fu ucciso dagli uomini di Nemesis a Tbilisi, mentre l’altro triumviro degli ultimi anni del governo ottomano, Talaat Pasha, fu ucciso a Berlino, dove Nemesis uccise anche altri due politici turchi. Un ultimo fu ucciso a Roma.
L’inaugurazione di una fontana commemorativa di quegli eventi e di quella operazione è per la Turchia un affronto. Il ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu ha dichiarato che la Turchia ha compiuto dei passi verso la normalizzazione dei rapporti con l’Armenia e che, nella consapevolezza che il genocidio non può trovare un quadro interpretativo comune, il tema per il momento è stato accantonato. Ma secondo Çavuşoğlu l’inaugurazione di questo monumento è una prova della mancanza di buona fede negoziale degli armeni, perché per la controparte turca è un monumento che celebra degli atti di terrorismo, e il processo di negoziazione finché rimane il monumento non può proseguire.
Armen Grigoryan del Consiglio di Sicurezza nazionale armeno ha definito le parole di Çavuşoğlu inappropriate e un'interferenza in questioni interne armene. Ha aggiunto che l'Armenia ha ripetutamente affermato di voler normalizzare le relazioni con la Turchia senza precondizioni. L’amministrazione di Yerevan, che ha la competenza rispetto alla posa e la preservazione del monumento, ha dichiarato di non aver intenzione di rimuoverlo.
Georgia-Russia
Per uno spazio aereo che si chiude, un altro se ne apre. Nel 2019 la Russia aveva interrotto i voli con la Georgia per la “notte di Gavrilov” e sconsigliato il paese ai russi come destinazione pericolosa.
Il 10 maggio con un decreto presidenziale è cambiato tutto: Mosca ha riaperto ai voli con la Georgia e ha tolto l’obbligo di visto per i cittadini georgiani che intendono visitare il paese. Le due misure coincidono con un periodo in cui sono state discusse nuove sanzioni contro la Russia, e in cui la Georgia è sorvegliata speciale per quanto riguarda il suo allineamento alle sanzioni.
Immediatamente la presidente Salomè Zourabishvili ha identificato la misura di Mosca come una provocazione, una trappola per allontanare il paese dal percorso europeo . L’opposizione ha condiviso l’opinione della presidente, mentre il partito di maggioranza – il Sogno Georgiano – si è felicitato della decisione di Mosca, ricordando che l’abolizione del regime di visti era a lungo stata negoziata, e che la sospensione dei voli era stato un atto unilaterale russo.
Secondo il Sogno Georgiano i voli diretti renderanno la vita più facile per i georgiani che vivono in Russia, i cui numeri in verità risultano essere molto ridotti rispetto a un tempo. Il governo cita la cifra di un milione di georgiani, ma il censimento russo del 2021 indica che i georgiani e i parlanti georgiano di altra etnia sono 112.765.
La Delegazione dell’Unione Europea in Georgia si è così espressa : “Abbiamo preso atto della decisione delle autorità russe di revocare il divieto di viaggio aereo per la Georgia. A causa dell'aggressione russa illegale contro l'Ucraina, l'UE e una serie di altri paesi hanno sanzionato l'aviazione russa e non consentono voli da, verso o sopra la Russia. L'UE incoraggia la Georgia, che aspira a diventare un paese candidato all'adesione all'UE, ad allinearsi con l'UE e altri paesi nelle loro sanzioni contro la Russia anche nel settore dell'aviazione, e a rimanere vigile riguardo a qualsiasi possibile tentativo di eluderle. Inoltre, alla luce delle significative preoccupazioni per la sicurezza notificate alla Russia dall'Organizzazione per l'aviazione civile internazionale (ICAO) delle Nazioni Unite, la Georgia non dovrebbe consentire l'ingresso nel suo territorio ad aerei russi non sicuri. A causa delle sanzioni dell'UE, il 95% della flotta aerea russa non è in grado di aggiornare i propri aerei, il che è essenziale per mantenere i necessari standard tecnici e di sicurezza internazionali”.
Il governo georgiano tira dritto , e dal 19 maggio si è ricominciato a volare da e per la Russia, nonostante le proteste. Per la Russia vola Azimuth, oggetto specifico di sanzioni ucraine, che farà collegamenti quotidiani. Per la Georgia, volerà la compagnia di bandiera Georgian Airways che pure effettuerà collegamenti quotidiani.
L'allineamento della Georgia alle decisioni e alle dichiarazioni di politica estera e di sicurezza dell'UE è sceso dal già basso 44% del 2022 a solo il 31% nel 2023.
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