Confermati a Cipro i tradizionali orientamenti elettorali. Livello record di astensione (56%) e due seggi a testa per i due principali partiti greco-ciprioti. Polemiche per il voto negato a migliaia di cittadini turco-ciprioti
Le urne dell’isola domenica hanno decretato tre risultati: un elevato livello d’astensione, in linea con le dinamiche registrate negli altri paesi UE; la conferma dei consueti schemi di voto - che assegnano due seggi ciascuno al conservatore DISY (Adunanza democratica) e al Partito progressista dei lavoratori (AKEL) di sinistra, e un seggio a testa al DIKO e all’EDEK-Verdi; infine, la mancanza di voto di protesta, nonostante la crisi economica attraversata dalla Repubblica di Cipro.
Astensione record e conferma degli orientamenti elettorali
Di fronte al dato emerso nei sondaggi degli ultimi mesi – l’elevata astensione prevista – i principali partiti greco-ciprioti hanno tentato di convincere i cittadini a votare. A meno di due settimane dall’andata alle urne, il segretario generale dell’AKEL, Andros Kyprianou, ha ricordato che solo con il voto sarebbe stato possibile inviare un messaggio chiaro a Bruxelles e Francoforte (sede della Banca centrale europea), l’indifferenza e l’astensione, al contrario, avrebbero potuto solo consolidare lo status quo e rafforzare la capacità di altri leader europei di prendere decisioni per conto della Repubblica di Cipro. Parallelamente, nel suo appello Kyprianou ha accusato il DISY di aver lasciato che Cipro diventasse una “cavia da laboratorio”, accettando il prelievo forzoso dai conti bancari non assicurati e le altre misure concordate con la troika a marzo dello scorso anno.
Al di là delle strategie di mobilitazione dell’elettorato da parte dell’AKEL e di altre forze politiche, gli ultimi rilevamenti di Eurobarometro, condotti a marzo per conto della Commissione Europea, offrivano dati poco promettenti per i partiti greco-ciprioti. Infatti, solo il 7% degli intervistati aveva dichiarato di aver fiducia nei partiti; il 15% aveva invece espresso fiducia verso il parlamento e il 22% verso il governo della Repubblica di Cipro.
Le urne hanno sostanzialmente confermato le previsioni. L’astensione al 56% rappresenta un dato record per la Repubblica di Cipro, ma perde almeno parte della sua eccezionalità alla luce dell’euroscetticismo osservato negli altri paesi UE. In dettaglio, i numeri delle urne, pur non allontanandosi dai consolidati rapporti di forza fra i primi quattro partiti greco-ciprioti, hanno segnalato un calo dei consensi per tre di essi.
Il DISY (Adunanza democratica), unico partito in crescita, ha ottenuto il 37,75% dei voti (+1,8%); l’AKEL (Partito progressista dei lavoratori) – forza di maggioranza relativa fino al 2011 e considerato principale artefice del dissesto economico – si è attestato al 26,98% (-8,4%); il DIKO (Partito democratico) ha raggiunto il 10,83% (-1,5%); infine, l’alleanza fra EDEK (Movimento dei Socialdemocratici) e Verdi non ha superato il 7,68% (-3,8%).
La crisi economica non ha prodotto voto di protesta
Sebbene i greco-ciprioti da oltre un anno stiano affrontando una profonda crisi economica e gli effetti collaterali del “piano di salvataggio” della troika, i seggi non hanno segnalato una significativa disaffezione verso i partiti tradizionali – che, sia pur in diverse proporzioni, condividono le responsabilità della catastrofe economica – e la parallela ascesa di forze alternative e radicali, come accaduto in altri paesi membri dell’Unione Europea.
L’Alleanza dei cittadini, guidata dall’ex ministro Lillikas, ha sistematicamente criticato il Memorandum imposto dalla troika, ma ha ottenuto solo il 6,78% dei voti – non abbastanza per avere un rappresentante nel nuovo parlamento europeo. Ancora più esigui i risultati di altre due forze anti-sistema collocate agli antipodi, l’ELAM (Fronte Nazional Popolare) – che con il 2,69% si mostra in netta crescita rispetto al 2009, ma rimane distante dai numeri dell’omologa forza greca Alba Dorata – e Drasy-Eylem (Azione), la prima lista bi-comunitaria, indipendente e con parità di genere (0,86%).
Gli equilibri politici tradizionali, quindi, continuano a reggere nonostante il tasso di disoccupazione – che a marzo ha registrato un picco senza precedenti (17,4%) – e i costi sociali imposti dal risanamento dell’economia greco-cipriota. La stabilità di tali equilibri è stata in un certo senso anticipata dai rilevamenti di Eurobarometro, menzionati sopra. Solo il 26% degli intervistati ritiene che l’economia della Repubblica di Cipro possa raggiungere condizioni migliori nei prossimi dodici mesi, ma il 43% crede il contrario. Come dire, la situazione rimane critica ma lo sconforto e il malcontento sembrano in via di ridimensionamento.
Un incidente burocratico e la frustrazione di molti elettori turco-ciprioti
Se gli schemi elettorali tradizionali sono stati confermati, la macchina burocratica ha invece registrato un intoppo significativo, generando opposte interpretazioni.
Nei giorni immediatamente precedenti il voto, numerosi cittadini turco-ciprioti hanno constatato la propria assenza dalle liste elettorali, rese pubbliche dalle autorità greco-cipriote mercoledì 21 maggio. Fra i primi a denunciare l’inadeguatezza delle liste è stato Şener Levent, uno dei candidati indipendenti, il quale ha segnalato l’assenza dalle liste del proprio figlio e di altri turco-ciprioti aventi diritto al voto, richiedendo il rinvio delle elezioni.
Il quadro in cui s’inserisce l’incidente è dato dall’emendamento della legge elettorale, nel mese di marzo. Le autorità greco-cipriote hanno presentato tale cambiamento come una misura volta a favorire la partecipazione dei cittadini turco-ciprioti nelle imminenti elezioni. Se in passato è stata necessaria la registrazione prima del voto, l’emendamento ha automaticamente garantito tale diritto a tutti i turco-ciprioti maggiorenni, in possesso di un documento di riconoscimento della Repubblica di Cipro e residenti nell’“area non sotto il controllo effettivo” delle autorità greco-cipriote – ovvero la parte nord dell’isola. Al contrario, i turco-ciprioti che soddisfano le prime due condizioni (maggiore età e documento), ma risiedono nella parte meridionale di Cipro, sono tenuti a inserire i propri dati negli appositi registri per poter votare – come i cittadini greco-ciprioti e gli altri residenti che soddisfano le prime due condizioni.
Di fronte alle proteste e agli appelli - alla Direzione dei servizi elettorali, al ministero degli Interni, all’ufficio di rappresentanza dell’UE a Cipro – susseguitisi da giovedì scorso, il direttore dei servizi elettorali del ministero dell’Interno, Demetris Demetriou, ha dichiarato che la legge è “cristallina” e i dati dei cittadini turco-ciprioti sono stati trasferiti nei registri elettorali dai registri civili, relativi alla rilascio di passaporti, carte d’identità e altri documenti della Repubblica di Cipro.
Demetriou ha aggiunto che alcuni cittadini turco-ciprioti hanno fornito una residenza nella parte meridionale dell’isola, altri in quella settentrionale e altri non avrebbero indicato alcuna residenza – volendo in tal modo alludere alla possibilità che la mancata presenza nei registri elettorali degli aventi diritto sia stata causata dalla loro disattenzione. È altrettanto possibile, tuttavia, che l’assenza di circa 30mila turco-ciprioti dalle liste elettorali – che contenevano 58.637 nominativi rispetto a un totale previsto di circa 90mila – sia una conseguenza d’imperizia o negligenza degli impiegati ministeriali, i quali potrebbero aver inserito nei database non gli indirizzi di residenza ma i luoghi di nascita di migliaia di cittadini turco-ciprioti. In una simile eventualità, un ipotetico cittadino turco-cipriota maggiorenne, in possesso di un documento di riconoscimento della Repubblica di Cipro e residente nella parte settentrionale dell’isola, ma nato in quella meridionale, non sarebbe incluso nelle liste elettorali.
Alternativo a questa interpretazione è il punto di vista di chi – politici, opinionisti, potenziali elettori e candidati turco-ciprioti – ha colto nell’accaduto non l’ennesimo esempio d’inefficienza della burocrazia locale, ma un incidente che ha ostacolato la partecipazione turco-cipriota alla vita democratica della Repubblica di Cipro, uno scandalo sulle cui cause è doveroso indagare.
Di fronte alle parole del direttore dei servizi elettorali, molti hanno osservato che per ottenere una carta d’identità o un passaporto è necessario fornire un indirizzo di residenza, quindi la possibilità che un cittadino turco-cipriota non sia presente nei registri elettorali perché non avrebbe indicato la propria residenza nei registri civili sembra impossibile - errori e negligenze burocratiche a parte.
Il ricorso a “teorie cospiratorie” non è raro nello scenario politico cipriota, ma in questo caso l’eventuale complotto sembrerebbe incoerente con l’emendamento della legge elettorale, volto a facilitare la partecipazione turco-cipriota al voto.
Qualunque siano le cause di tale incidente burocratico, rimane un dato fondamentale: esso rappresenterà un ulteriore ostacolo alla creazione di un clima di fiducia fra le due comunità. Se anche coloro che intendono partecipare a una vita democratica comune non sono sostenuti nella loro determinazione, sembra improbabile che le autorità vogliano e possano aiutare le maggioranze greca e turco-cipriota a credere nella costruzione di un futuro condiviso.
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