Ha saputo accreditarsi come il solo candidato che avrebbe potuto assumere la guida del paese in una fase così delicata. Nikos Anastasiadis, leader del partito DISY, si è imposto domenica 24 febbraio al secondo turno delle presidenziali su Stavros Malas, del Partito progressista dei lavoratori
Nikos Anastasiadis, 66 anni, professione avvocato, è il settimo Presidente della Repubblica di Cipro. Il secondo turno delle consultazioni, svoltosi domenica 24 febbraio, ha assegnato al candidato sostenuto dal DISY (Unione Democratica) e dal DIKO (Partito Democratico) il 57.48% dei voti. Stavros Malas, supportato dall’AKEL (Partito Progressista dei Lavoratori), ha invece ottenuto il 42.52% dei consensi. Al primo turno, svoltosi domenica 17, Anastasiadis ha raggiunto il 45.46% e Malas il 26.91%. Giorgos Lillikas, candidato sostenuto dall’EDEK (Movimento per la Socialdemocrazia) non ha preso parte al ballottaggio, essendo arrivato terzo col 24.93% dei voti.
Il neo-presidente e gli altri candidati
La vittoria di Anastasiadis è stata festeggiata dai suoi sostenitori con caroselli nelle strade e, seguendo l’iconografia cara al DISY, sventolando insieme la bandiera greca e cipriota. L’opinione pubblica greco-cipriota non è stata sorpresa dal responso delle urne, un esito preannunciato dai sondaggi negli ultimi mesi.
Anastasiadis, politico esperto, nel corso della campagna ha saputo accreditarsi come il candidato più affidabile, il solo che avrebbe potuto assumere la guida del paese in una fase così delicata. Giorgos Lillikas e Stavros Malas, gli altri due candidati principali, non hanno mai dato l’impressione di poter mettere in discussione la vittoria del leader del DISY.
La linea dura di Lilikas
Rispetto a tre temi centrali del confronto politico, i negoziati con la troika, la gestione delle riserve di gas naturale e la soluzione della questione cipriota, Lillikas ha proposto soluzioni che non sono apparse convincenti agli occhi di molti elettori.
In un primo momento ha semplicemente respinto il piano di salvataggio, rifiutando la privatizzazione degli organismi semi-statali e qualunque ingerenza da parte della troika. In seguito ha modificato la propria posizione suggerendo di affrontare l’indebitamento cui Nicosia andrà incontro vendendo in anticipo ai creditori quote di gas naturale. Tuttavia, tale risorsa non sarà disponibile, secondo previsioni ottimistiche, prima del 2019 e, soprattutto, gli accordi di pre-vendita non implicano generalmente pagamenti anticipati.
Poco verosimile è apparsa anche la sua prospettiva sulla possibile soluzione della questione cipriota. Rifiutando la cornice discussa per decenni (una repubblica federale bizonale e bicomunitaria) Lillikas ha proposto di ripartire da zero con i negoziati fra greco e turco-ciprioti.
Malas paga i problemi dell'era Christofias
Stavros Malas ha assunto posizioni più moderate e convincenti ma, sebbene fosse un candidato indipendente sostenuto dall’AKEL, ha dovuto fare i conti con l’eredità del presidente uscente, Dimitris Christofias e del suo partito. Malas ha tentato di presentare il proprio programma come un nuovo inizio, ma i fallimenti degli ultimi cinque anni non potevano essere occultati: un’economia prossima al default ed esclusa dai mercati internazionali, livelli record di disoccupazione, nel numero di imprese fallite e di cittadini al di sotto della soglia di povertà, il rischio di svuotamento delle casse dello stato ad aprile e, recentemente, persino la ventilata ipotesi di tagli ai depositi bancari.
Un quadro simile ha comprensibilmente favorito l’ascesa di Anastasiadis ma le condizioni in cui il neo-presidente inizierà il proprio mandato sono estremamente critiche.
“Le difficoltà non sono finite”
Restaurare l’economia e l’immagine internazionale della Repubblica di Cipro non sarà un’impresa semplice. La Repubblica di Cipro sta affrontando la più grave recessione degli ultimi quarant’anni e il Memorandum per il salvataggio dell’economia cipriota deve essere approvato al più presto dall’Eurogruppo e dai vari parlamenti nazionali dei paesi UE. A ciò si aggiunge l’impatto che i sospetti di riciclaggio di denaro sporco hanno avuto sulla reputazione del paese. Sarà necessario prendere decisioni impopolari, ma l’ampio consenso ricevuto dagli elettori rappresenta un buon punto di partenza per Anastasiadis.
Il neo-presidente ha affermato che “sebbene le elezioni siano finite, i problemi sono ben lontani dall’esserlo, come le difficoltà davanti al nostro popolo e al nostro paese”. La stabilizzazione e poi la ripresa dell’economia, la modernizzazione delle istituzioni e la ricostruzione della fiducia dei cittadini verso i politici sono fra le priorità indicate da Anastasiadis. Egli ha preannunciato che le riforme politiche ed economiche saranno radicali ma ha precisato che tali risultati dovranno essere raggiunti tutelando la coesione sociale, proteggendo le fasce più vulnerabili della popolazione e le condizioni dei lavoratori.
Primi segnali di cambiamento
In politica estera il nuovo presidente ha fornito un segnale di discontinuità innanzitutto mostrandosi concretamente determinato a collaborare con i partner europei. A gennaio, in occasione di un summit del Partito Popolare Europeo a Limassol, Anastasiadis ha ricevuto importanti attestati di stima dal Presidente della Commissione europea, Jose Manuel Barroso, e dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. È quindi emerso chiaramente uno scarto fra l’endorsement europeo a favore del leader del DISY e gli attriti fra Nicosia e Bruxelles legati alla gestione Chistofias. Ciò ha indubbiamente rafforzato agli occhi dell’elettorato greco-cipriota l’immagine di Anastasiadis quale leader autorevole e di statura internazionale.
Un secondo segnale è giunto con l’intenzione di proporre la candidatura della Repubblica di Cipro al Partenariato per la pace, un programma di cooperazione con i paesi NATO. Nicosia non fa parte dell’Alleanza Atlantica e il partito del presidente uscente, l’AKEL, ha sempre rigettato la possibilità dell’adesione. Tale posizione è stata tradizionalmente sostenuta giudicando la NATO complice del complotto internazionale che avrebbe prodotto la divisione dell’isola nel 1974. Le voci critiche, invece, ritengono che alla base della linea mantenuta per decenni vi siano semplicemente ragioni ideologiche.
Anastasiadis e la riunificazione di Cipro
Accanto a questi primi due segnali di cambiamento, un’ulteriore differenza fra Anastasiadis e Christofias riguarda l’atteggiamento che i due hanno assunto nei confronti del Piano Annan per la riunificazione di Cipro nel 2004 e nella prospettiva che il nuovo presidente intende difendere anche nel futuro prossimo. L’AKEL, partito tradizionalmente pro-riunificazione e in prima linea nel dialogo con la comunità turco-cipriota, ha tradito la propria storia e una parte del proprio elettorato nel 2004, scegliendo il “no” al Piano Annan. All’epoca la scelta fu giustificata con argomentazioni controverse (“no, per cementare il sì”) e l’idea che il riavvicinamento fra greco e turco-ciprioti richiedesse maggior tempo.
Considerando gli ultimi trent’anni, gli innumerevoli incontri fra i leader delle due comunità, la centralità dei negoziati nel confronto politico e la costante attenzione dei media locali, molti opinionisti e cittadini giudicarono paradossale quell’argomentazione. Tuttavia, Christofias si uniformò alla linea dell’AKEL, confermando la proverbiale disciplina di partito attribuita ai suoi militanti.
Esattamente opposta fu la scelta di Anastasiadis. Il DISY ha accolto, al momento della sua fondazione, molti nazionalisti greco-ciprioti e ha avuto al suo interno una componente oltranzista, non orientata al compromesso nei negoziati. In occasione del referendum sul Piano Annan la maggioranza degli esponenti del DISY scelse il “no”; Nikos Anastasiadis fu invece un fervente sostenitore del Piano. Per tale ragione fu oggetto di accuse e delegittimazioni incrociate, ma Anastasiadis difese la propria scelta e ne accettò i costi politici. Negli ultimi anni egli è rimasto all’opposizione ma ha rafforzato progressivamente la propria influenza nel partito, giungendo ora alla carica di Presidente della Repubblica.
Un messaggio ai turco-ciprioti
Durante una delle sue prime dichiarazioni dopo la vittoria, Anastasiadis ha inviato alla comunità turco-cipriota un “messaggio di pace, amicizia e sincera intenzione di cercare una soluzione […]”. Di fronte al dissenso manifestato da alcuni sostenitori, Anastasiadis ha replicato con fermezza sottolineando che se non vi sarà cooperazione con i turco-ciprioti il destino dell’isola non potrà che essere la divisione. Anche sotto questo profilo, il mandato del nuovo presidente non sarà facile.
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