Ancora incerto il destino del più grande consorzio privato della Croazia, in amministrazione straordinaria da cento giorni. Iniziata la riduzione delle filiali dei supermercati Konzum
Dopo cento giorni di amministrazione statale straordinaria, il destino di Agrokor, il più grande consorzio privato della Croazia, resta ancora ignoto. La crisi di Agrokor, che sta scuotendo il paese dallo scorso febbraio, non è ancora risolta né si sa con esattezza come si svilupperà la situazione nei prossimi mesi.
Sulla base di una legge appositamente adottata, che i media hanno subito battezzato “Lex Agrokor”, lo scorso aprile il governo croato ha dato il via alla procedura di amministrazione straordinaria del consorzio, nominando come amministratore Ante Ramljak, noto manager e consulente aziendale. Il suo team, rinforzato da diversi costosi esperti delle società internazionali di consulenza, ha rilevato, lo scorso 11 maggio, che l’importo complessivo del debito contratto da Agrokor è pari a 40,4 miliardi di kune (circa 5,4 miliardi di euro).
Oltre all’ammontare del debito, è stata resa nota anche la sua struttura, facendo emergere un dato particolarmente interessante, e cioè che il principale creditore non bancario di Agrokor era la Adris Grupa, uno dei più grandi consorzi croati, operante per lo più nel settore delle assicurazioni e del turismo.
Debiti
Il trapelare dell’informazione che questa società aveva concesso in prestito ad Agrokor una somma complessiva di 967 milioni di kune (circa 130 milioni di euro) ha presumibilmente suscitato forte disapprovazione di una parte dei suoi azionisti.
Inoltre, da una revisione aggiuntiva dei conti, conclusa a metà giugno, sono emersi ingenti debiti che le aziende affiliate di Agrokor hanno l’una nei confronti dell’altra, nonché i debiti di Agrokor verso di esse.
Così ad esempio, i crediti vantati dall’azienda di produzione di acqua minerale Jamnica ammontano a 1,36 miliardi di kune (184 milioni di euro), di cui 1,06 miliardi di kune (143 milioni di euro) nei confronti di Agrokor.
Lo scorso 20 luglio, dopo aver consegnato al governo il rapporto sui primi cento giorni di amministrazione straordinaria di Agrokor, Ante Ramljak ha dichiarato di essere contento.
“Penso che tutto proceda come previsto… Sia il tempo sia la stagione turistica giocano a nostro favore. Il fatturato delle aziende alimentari è in notevole crescita. Su questo versante assistiamo a progressi positivi. Konzum è ancora in attesa di un’ulteriore ristrutturazione. È su questo che ora stiamo lavorando e ci aspettiamo che entro la fine dell’anno il flusso di cassa sarà uguale a zero”, ha spiegato Ramljak.
Il turismo, che in Croazia rappresenta circa il 18% del Pil – la percentuale più alta d’Europa –senz’altro contribuirà alla ripresa delle aziende alimentari e di vendita al dettaglio appartenenti ad Agrokor, compreso Konzum, la principale azienda del consorzio nonché la più grande catena di supermercati in Croazia. Tuttavia, come precisato in un recente articolo pubblicato su Bloomberg (“The Summer That Would Save Agrokor From Decay May Never Come ”), la stagione turistica manterrà Konzum in vita durante l’estate, dopodiché probabilmente avverrà la bancarotta.
L’ottimismo di Ramljak molto probabilmente deriva dal fatto che si è riusciti ad assicurare ad Agrokor una stabilità finanziaria di breve e medio periodo. Il comitato di sorveglianza – composto da rappresentanti di banche creditrici, titolari di obbligazioni, piccoli e grandi fornitori, e lavoratori – ha infatti dato il via libera, nel mese di giugno, alla contrazione di un nuovo indebitamento per un ammontare complessivo pari a 480 milioni di euro. Oltre a questa somma, destinata allo svolgimento degli affari correnti, verranno erogati altri 50 milioni di euro per il pagamento dei fornitori e ulteriori 530 milioni di euro per saldare una parte del debito primario.
Creditori
I principali creditori bancari – le banche russe Sberbank e VTB Bank – erano contrari alla proposta di reperire nuovi finanziamenti secondo la cosiddetta modalità “roll-up”, che prevede che per ogni euro del nuovo prestito al creditore venga riconosciuto il rimborso, a condizioni prioritarie, di un euro del vecchio debito.
Questa forma di finanziamento è molto più diffusa negli Stati Uniti che in Europa e solitamente viene impiegata quando vi è bisogno di risanare un’azienda e attrarre nuovi investitori. Tuttavia, i creditori russi sono stati messi in minoranza in seno al comitato di sorveglianza e il fondo di investimento statunitense Knighthead Capital Management LLC con sede a New York (che nel comitato rappresenta i titolari di obbligazioni) si è impegnato a erogare finanziamenti.
Alcuni giornalisti hanno fatto notare come la società Knighthead si occupasse esclusivamente di speculazioni “da avvoltoio” sulle imprese sull’orlo del fallimento, tenendo presente il fatto che aveva acquistato le obbligazioni emesse da Agrokor solo nell’aprile di quest’anno, quando era ormai evidente che il consorzio sarebbe stato sottoposto alla procedura di amministrazione statale straordinaria.
Nonostante il fatto che già a maggio abbia annunciato che verranno chiuse solo le aziende non legate al core-business (rappresentato dal settore agroalimentare e dalla vendita al dettaglio), a seguito della concessione del nuovo credito Ramljak ha cominciato a parlare sempre più insistentemente della possibilità di chiudere e vendere anche alcune delle principali aziende del consorzio. La “ristrutturazione” evidentemente significa anche questo.
“Qualora alcuna delle aziende non riuscisse, nemmeno dopo questo nuovo finanziamento, a raggiungere la redditività richiesta e la capacità di sopravvivere autonomamente sul mercato, dovrà andare in liquidazione. Adesso inizia il periodo di ristrutturazione, di negoziazione di un accordo con i creditori. Credo che stiamo entrando in una fase più tranquilla, in cui dovremmo normalizzare l’attività delle aziende, saldare tutti i debiti, innanzitutto nei confronti di fornitori, e portare a termine questa parte del piano”, ha dichiarato Ramljak lo scorso 8 giugno dopo l’approvazione del nuovo finanziamento.
Riduzione della catena Konzum
Alcuni giorni più tardi, ha affermato che anche Konzum sta affrontando una situazione critica, con un calo del fatturato pari al 10,8%, annunciando che si dovrà procedere alla riduzione del numero delle filiali.
Poco dopo è arrivata anche la conferma ufficiale che verranno chiusi tra 80 e 100 punti vendita di Konzum. Finora sono già stati chiusi 27 punti vendita minori che impiegavano fino a 5 dipendenti, una parte dei quali è stata ricollocata nei punti vendita distribuiti lungo il litorale (per via dell’aumento del volume d’affari), mentre gli altri presumibilmente verranno presi a carico dai potenziali futuri proprietari delle filiali chiuse.
Eppure la questione di responsabilità, e conseguenti sanzioni, per l’intera situazione che si è venuta a creare, è finora rimasta senza risposta. Nonostante Ramljak abbia già accennato al fatto che Ivica Todorić, tuttora titolare formale di Agrokor, non può contare sulla possibilità di riprendere in mano l’azienda una volta conclusasi la procedura di amministrazione statale straordinaria, ancora non è stato compiuto alcun passo concreto per identificare i responsabili dell’intera vicenda.
Benché il governo abbia messo a disposizione della procura risorse aggiuntive per indagare su questo caso, i risultati concerti continuano a mancare. Il ministro delle Finanze Zdravko Marić, ex direttore di Agrokor responsabile dell’area mercato dei capitali, è riuscito a sopravvivere al voto di sfiducia del Parlamento, continuando a sostenere di non avere alcuna responsabilità per l’attuale situazione di Agrokor.
Nonostante persino alcuni ministri stiano additando Todorić come principale responsabile della crisi del consorzio, facendo riferimento ad atti potenzialmente criminali, egli non è ancora stato indagato né messo in relazione con qualsiasi attività che potrebbe rivelarsi illecita.
Per di più, lo stesso Todorić ha dichiarato in una recente intervista che vorrebbe che Agrokor sopravvivesse così come lui lo ha creato.
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