Ivica Todorić  (foto Beta)

Ivica Todorić  (foto Beta)

L’ex patron del colosso agroalimentare croato Agrokor ha annunciato la sua volontà di entrare in politica. Tra i punti del suo programma la lotta alla corruzione, nonostante sia tutt’ora sotto inchiesta per frode e - appunto - corruzione

10/12/2018 -  Giovanni Vale Zagabria

“La Croazia è il paese che amo”. La lettera che Ivica Todorić ha inviato la settimana scorsa al settimanale 24Sata non inizia con queste parole, ma poco ci manca. Come Silvio Berlusconi nel 1994, così il celebre imprenditore croato ha annunciato la sua “discesa in campo”, volta a salvare un paese “devastato”. L’ex patron di Agrokor, il gigante dell’agroalimentare croato oggi in piena crisi, spiega nella sua lettera aperta di volere “che la Croazia esca dalla situazione catastrofica in cui si trova” a causa della “dittatura del Primo ministro Plenković”.

E proprio al premier croato, Todorić rivolge accuse pesantissime: “[Plenković] continua senza pietà a causare danni enormi alla repubblica croata” e “distrugge la nostra patria e il suo futuro”. Dopo due anni di suo governo, “assistiamo quotidianamente alla distruzione delle istituzioni e siamo il peggiore stato membro dell’UE da tutti i punti di vista!”, si legge nel testo pubblicato mercoledì scorso.

Ecco che Ivica Todorić, tutt’ora sotto inchiesta per corruzione e frode, si dice “deciso a diventare politicamente attivo”. Senza dettagliare il proprio programma o paventare possibili alleanze, il magnate croato promette di impegnarsi affinché la Croazia diventi “un paese della conoscenza, dove si rispetta lo stato di diritto”.

“Delle riforme severe e serie e dei cicli di investimenti devono essere avviati letteralmente da un giorno all’altro, perché altrimenti sarà troppo tardi”, prosegue colui che in Croazia è stato a lungo soprannominato “Gazda”, o “il padrone”, perché alla guida di un impero, Agrokor, che dà lavoro a 40mila persone nel paese e altre 20mila nel resto dei Balcani.

L’appello si chiude con la promessa di lottare contro la corruzione, flagello del paese. “Sono sicuro - conclude Todorić - che riusciremo a sradicare questa dittatura corrotta ed incompetente e ad assicurare un futuro migliore per la nostra patria e i nostri figli”.

Una battaglia personale?

Quale peso dare a questa lettera e alle intenzioni del tycoon? La maggior parte degli analisti croati ritiene che Todorić non voglia tanto cambiare la Croazia, quanto piuttosto assicurarsi una qualche immunità politica, in un momento in cui il processo contro di lui inizia a Zagabria. “Todorić si è appena accorto di aver fatto un grosso errore. In tutti questi anni, non si è mai interessato personalmente alla politica e ora si rende conto che i soldi non bastano e che a volte la politica conta più del denaro”, spiega il regista croato Dario Jurican, autore nel 2016 di un documentario sul fondatore di Agrokor (Gazda).

Arrestato a Londra un anno fa ed estradato a fine ottobre in Croazia, Ivica Todorić è uscito di prigione appena due settimane fa, dopo aver pagato in contanti una cauzione da 1 milione di euro. “Prima di scappare nel Regno Unito, Todorić era terrorizzato dai media, li evitava, non si faceva mai intervistare. Ora li cerca, ha un blog”, sottolinea Dario Jurican.

Negli ultimi mesi, ovvero da quando la sua impresa è entrata in una crisi di liquidità che ne ha quasi causato la bancarotta, Todorić ha gestito un proprio blog, dal quale ha costantemente attaccato l’esecutivo di Andrej Plenković, colpevole di “un’azione criminale mostruosa” contro Agrokor.

Ad essere sotto accusa, è la cosiddetta “Lex Agrokor”, la legge voluta dal governo che ha permesso nell’aprile scorso di intervenire direttamente su Agrokor, considerata una “azienda di valore sistemico”.

Il colosso nato nel 1976 ed oggi pesantemente indebitato, rischiava infatti di mettere a rischio l’economia nazionale, sulla quale pesa per quasi il 16% del Pil. L’intervento dell’esecutivo di Andrej Plenković ha dunque sottratto la gestione dell’impresa dalle mani di Todorić (accusato di aver falsificato i bilanci e mentito sull’entità del passivo) e nominato un’amministrazione emergenziale incaricata di traghettare il colosso attraverso smembramenti, accordi con i creditori e debiti con le banche. Un’operazione tutt’altro che conclusa e che Todorić ha vissuto come un sopruso e uno sgarro personale.

“Un Robin Hood al contrario”

“Immagino voglia ritagliarsi un’immunità parlamentare, ma sinceramente non vedo chi potrebbe votarlo. Rappresenta una sorta di Robin Hood al contrario, uno che ha rubato ai poveri per dare a se stesso”, commenta il deputato SDP Bojan Glavašević. Se Todorić è sicuramente un personaggio molto noto nel mondo mediatico croato, non si può però dire che sia una figura “popolare”.

“In generale, direi che i ricchi non sono popolari in Croazia, c’è ancora un elemento di vergogna legato ad una ricchezza eccessiva. A questo si aggiunge che Todorić era un capo odiato, anche dai suoi stessi manager e che le cassiere che lavorano nei suoi supermercati sono considerate l’esempio tipico dello sfruttamento lavorativo moderno”, prosegue Bojan Glavašević.

Ma se per il deputato socialdemocratico l’ipotesi di un effettivo ingresso del magnate in politica è uno scenario “pazzesco”, per Tomislav Klauški, editorialista al quotidiano 24Sata, “nell’epoca di Trump, tutto è possibile”. “Certo è un paradosso, una barzelletta, che Todorić si presenti come campione della lotta alla corruzione, ma io non mi sento di escludere nulla”, analizza Klauški.

Secondo il giornalista, diversi elementi rendono improbabile la riuscita di un movimento guidato da Todorić. “Negli ultimi 30 anni, non lo si è mai sentito parlare alla stampa” e “non ha un’ideologia, un pensiero politico, è sempre stato dietro le quinte”, sostiene Klauški. Tuttavia, “bisogna davvero avere un’ideologia, oggi, per avere successo in politica?”, si chiede il giornalista.

A questo si aggiunge il fatto che “Todorić scende in campo lottando per la propria sopravvivenza e questa è una motivazione molto forte. Basta pensare al caso di Milan Bandić, sindaco di Zagabria: finché uno resta in politica sa che non finirà in carcere”.

Dobbiamo dunque prepararci a vedere Ivica Todorić guidare un movimento populista ed anti-corruzione alle prossime elezioni europee (primavera 2019), presidenziali (fine 2019) o politiche (2020) in Croazia?

È presto per dirlo e per il momento c’è anche il dubbio che Todorić non abbia la liquidità per organizzare un’operazione politica a livello nazionale. Ma davanti all’eventualità di una discesa in campo del “padrone”, Dario Jurican è già pronto: “Ivica è un leader nato, io lo voto”, scherza il regista.


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