Non si terrà nessuno dei tre referendum per i quali, in Croazia, alcune iniziative civiche di stampo conservatore avevano raccolto le firme. Il numero minimo di quelle necessarie non è stato raggiunto
(Originariamente pubblicato dal portale Novosti , il 17 ottobre 2018)
Durante la seduta del governo croato tenutasi lo scorso 17 ottobre, il ministro della Pubblica amministrazione Lovro Kuščević ha reso noto che le iniziative civiche “Narod odlučuje” [Il popolo decide] e “Istina o Istanbulskoj” [La verità sulla Convenzione di Istanbul] non hanno raccolto un numero sufficiente di firme a sostegno dei quesiti referendari promossi. Nella stessa seduta il governo ha approvato la relazione della Commissione per la verifica della validità delle firme, che ha stabilito, tra l’altro, che tra i firmatari c’erano anche persone decedute.
“L’iniziativa ‘La verità sulla Convenzione di Istanbul’ ha consegnato 390.916 firme, di cui 345.942 valide, e 44.974 non valide. L’iniziativa ‘Il popolo decide’ ha raccolto 412.325 firme a sostegno del quesito riguardante la modifica dell’art. 72 della Costituzione, di cui 371.450 valide, e 40.875 non valide, mentre per il quesito per l’inserimento dell’art. 72 bis nella Costituzione ha consegnato 407.835 firme, di cui 367.169 valide e 40.666 non valide”, ha precisato il ministro Kuščević.
Quindi nessuno dei tre quesiti proposti ha raggiunto il quorum di firme valide, pari al 10% (degli iscritti al Registro) degli aventi diritto al voto, che al momento dell’avvio della raccolta firme erano 3.747.409. Ricordiamo che l’iniziativa “Il popolo decide”, dietro alla quale sta la presidente dell’associazione “U ime obitelji” [Nel nome della famiglia] Željka Markić, ha organizzato due campagne di raccolta firme per due quesiti referendari. Il primo quesito, riguardante la modifica del sistema elettorale, mirava ad aumentare il numero delle preferenze a disposizione dell’elettore (da 1 a 3), ad introdurre il voto elettronico e il voto per corrispondenza, a riorganizzare i collegi elettorali, a ridurre la soglia di sbarramento per entrare in parlamento dal 5% al 4%, a ridurre il numero dei deputati da 160 a 120 e il numero dei deputati appartenenti alle minoranze nazionali da 8 a 6. Il secondo quesito è esplicitamente discriminatorio nei confronti delle minoranze nazionali, in quanto finalizzato a escludere i deputati delle minoranze dal voto di fiducia al governo e dal voto sul bilancio dello stato.
L’iniziativa “La verità sulla Convenzione di Istanbul” ha organizzato una raccolta firme per indire un referendum per l’abrogazione della legge di ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne [entrata in vigore lo scorso 1 ottobre]. La raccolta delle sottoscrizioni si è svolta dal 13 al 27 maggio scorsi, e le firme raccolte sono state depositate alcune settimane dopo.
Stando alla relazione della Commissione per la verifica delle firme, tra le firme presentate dall’iniziativa “Il popolo decide” per il primo quesito referendario erano presenti 40.875 firme non valide, di cui 7.488 doppie firme, 1.844 firme accompagnate da un numero di identificazione personale (OIB) inesistente, 365 firme apposte da minorenni, 332 firme di persone con cittadinanza non croata, 120 firme di persone decedute. Le restanti 30.726 firme sono state giudicate non valide per uno dei seguenti motivi: il nominativo del firmatario non è presente nel Registro degli aventi diritto al voto, i dati sono scritti in modo illeggibile, il numero di identificazione personale non è valido, parole barrate, dati incompleti (manca il nome, il cognome, il numero di identificazione personale o la firma), dati modificati o integrati successivamente, inseriti dati non richiesti.
Tra le firme depositate per il secondo quesito, relativo ai deputati delle minoranze, c’erano 40.666 firme non valide, di cui 7.443 doppie firme, 1.807 firme accompagnate da un numero di identificazione personale inesistente, 354 firme dei minorenni, 321 firme dei cittadini stranieri, 115 firme di persone decedute e 30.626 firme dichiarate non valide per gli stessi motivi sopra elencati.
L’iniziativa “La verità sulla Convenzione di Istanbul” ha consegnato 44.974 firme non valide, di cui 8.000 doppie firme, 2.594 firme accompagnate da un numero di identificazione personale inesistente, 428 firme dei minorenni, 158 firme dei cittadini stranieri, 240 firme di persone decedute e 33.554 firme non valide per i motivi di cui sopra.
Il ministro Kuščević ha annunciato che a tutti gli interessati sarà data la possibilità di prendere visione delle firme dichiarate non valide, rispondendo così alla richiesta inoltratagli dai rappresentanti delle iniziative promotrici delle raccolte firme, che hanno chiesto di poter visionare le firme non valide. I rappresentati delle due iniziative hanno chiesto inoltre di poter assistere alla verifica della validità delle firme, effettuata dall’Agenzia per il supporto ai sistemi e alle tecnologie informatiche (APIS), ma questa richiesta è stata respinta.
Pochi giorni prima della pubblicazione dell’esito della verifica delle firme, i rappresentanti dell’iniziativa “Il popolo decide” hanno presentato un ricorso davanti alla Corte costituzionale. “L’iniziativa civica ‘Il popolo decide’ ha presentato un ricorso alla Corte costituzionale contro la decisione del parlamento croato, del governo della Repubblica di Croazia e del ministero della Pubblica amministrazione di avviare la procedura di verifica del numero e della validità delle firme per indire un referendum per modificare il sistema elettorale. Questa decisione è stata adottata in modo illegittimo e non trova alcun fondamento nella Legge sul referendum”, ha dichiarato durante una conferenza stampa la rappresentante dell’iniziativa Jelena Teklić.
Le reazioni dei rappresentanti delle due iniziative e dei loro sostenitori alla pubblicazione della relazione della Commissione per la verifica delle firme non si sono fatte aspettare.
“Più del 10% dei cittadini ha appoggiato l’idea di un referendum per modificare il sistema elettorale con cui sono stati eletti Plenković [primo ministro], Kuščević, Bernardić [deputato del parlamento e leader del Partito socialdemocratico] e tanti altri. Siamo proprio curiosi di sapere quali elettori sono stati giudicati da Plenković e Kuščević incapaci di scrivere il proprio nome”, ha dichiarato al portale Dnevnik.hr Natalija Kanački, attivista dell’iniziativa “Il popolo decide”, aggiungendo che chiederanno spiegazioni per ogni firma dichiarata non valida.
Con toni simili ha reagito anche la coordinatrice dell’iniziativa “La verità sulla Convenzione di Istanbul” Kristina Pavlović, annunciando che chiederanno non solo di poter prendere visione del riepilogo del conteggio delle firme, ma anche di poter accedere all’elenco completo delle firme dichiarate non valide. “Vogliamo sapere esattamente quali firme sono state giudicate non valide”, ha dichiarato la Pavlović.
Sulla vicenda si è espresso anche Hrvoje Zekanović, deputato eletto nelle fila del partito ultraconservatore Hrast (Movimento per una Croazia di successo). “Se è vero che il signor Kuščević si è permesso di violare la volontà dei cittadini in modo così ignobile e perfido, allora sono senza parole. Ma l’ultima parola spetta al popolo. Non è una minaccia, ma il popolo ha sempre avuto l’ultima parola, e sarà così anche questa volta”, ha dichiarato Zekanović alla HRT [la Radiotelevisione croata, ndt].
Non appena è stato reso noto che nessuno dei quesiti referendari ha raggiunto il quorum di firme valide necessario, il Partito popolare croato (HNS) ha fatto sapere di aver presentato una denuncia alla procura di stato contro i responsabili delle iniziative “Il popolo decide” e “La verità sulla Convenzione di Istanbul”, chiedendo che venisse stabilita la responsabilità penale di tutti coloro che hanno partecipato alla falsificazione delle firme usando il numero di identificazione personale delle persone decedute o dei cittadini stranieri, oppure copiando le firme dalle liste delle firme raccolte per il referendum contro i matrimoni omosessuali tenutosi nel 2013.
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