Croazia: le firme contro il cirillico
19 dicembre 2013
Il Comitato per la difesa di Vukovar ha consegnato al parlamento 632.165 firme. Viene chiesto un referendum per cambiare la legge che riconosce alle minoranze che superano il 30 per cento della popolazione, il diritto all'uso della propria lingua e del proprio alfabeto
L'iniziativa di raccolta firme è iniziata lo scorso 1° dicembre, mentre in Croazia si svolgeva un altro referendum: quello con cui si chiedeva la modifica della costituzione affinché il "matrimonio" venga permesso solo a coppie etero.
Le firme consegnate lunedì scorso in parlamento a Zagabria, sono il risultato dell'iniziativa referendaria denominata "Vukovar – Ne ćirilici" (Vukovar, no al cirillico) promossa dal Comitato per la difesa di Vukovar, gruppo nato a gennaio 2012 formato da reduci, ex prigionieri e invalidi di guerra: gli stessi che nei mesi scorsi hanno organizzato le proteste a Vukovar contro l'introduzione della lingua serba e dell'alfabeto cirillico, un diritto riconosciuto alle minoranze nazionali che superano un terzo della popolazione su un determinato territorio grazie ad una legge costituzionale varata nel 2002.
La richiesta ora è che venga indetto un referendum per cambiare la legge, alzando la percentuale per ottenere il bilinguismo al 50 per cento. Questo impedirebbe l'uso del serbo e del cirillico a Vukovar.
Lunedì scorso circa in 300, tra rappresentanti del Comitato e volontari, si sono trovati nella piazza centrale Ban Jelačić per poi andare a piedi verso città alta con meta la sede del parlamento. Qui, una delegazione ha consegnato i 17 scatoloni, mentre gli altri cantavano "Vukovar, Vukovar", una canzone famosa per essere stata mandata in onda dalla Tv di Stato croata la sera del 17 novembre 1991, giorno prima della presa di Vukovar da parte delle forze serbe.
Josip Leko, presidente del Sabor (il parlamento croato), ha ricevuto il portavoce del Comitato per la difesa di Vukovar, Tomislav Josić. Leko ha dichiarato che il parlamento prenderà in esame l'iniziativa e che il passo successivo sarà porla allo studio della Commissione parlamentare preposta alle materie costituzionali. Josić, dal canto suo, ha risposto alla domanda su cosa faranno se la richiesta di referendum venisse bocciata: "Non dobbiamo dirvi ora come, ma non ci diamo per vinti. Continueremo nella nostra battaglia".
Un'iniziativa che preoccupa molto le minoranze che vivono in Croazia. Secondo Furio Radin, deputato della comunità nazionale italiana al parlamento di Zagabria, i risultati mostrati da un sondaggio fatto sulle intenzioni di voto in un eventuale referendum contro il cirillico, dimostrano uno spaventoso ritorno alla mentalità nazionalista degli anni '90.